Waterloo.

Tra gli esami, unisex, più fastidiosi che potreste affrontare in caso di patologie gastroenteriche possiamo annoverare la gastroscopia come il peggiore.
 
Ma vediamo di andare nello specifico.
Oggi è una bella giornata, il cielo è sereno, gli uccellini cinguettano.
Non mi sono neppure dovuta svegliare tanto presto perché sarei andata a studiare verso le 11 dopo aver fatto una cosina. La gastroscopia.
 
Inserite, ora, dei moccoli a caso.
Pensate poi. Voi siete abbastanza fortunati. Se e quando vi troverete costretti ad effettuarla non ci sarà uno dei vostri docenti di gastroenterologia, per inciso anche uno di quelli che si ricorda di te perché nel gruppo di sessanta persone tu sei una delle venti che alle otto di mattina si posiziona a mo’ di pelle di leopardo attorno all’ottava fila sbadigliando e prendendosi a pugni le falangi per svegliarsi.
 
Aggiungete poi due cose, anzi tre.
Evitate di soffrire, nel momento dell’esame, di una simpatica faringodinia (ossia di un persistente mal di gola che vi portate un po’ tutto l’anno). Il tubo e la mucosa infiammata non vanno d’accordo.
Per seconda assicuratevi che l’infermiera sia esperta, e che non sia magari quella che ha scazzato allo stesso modo la gastro anche al vostro collega di università. Anche perchè a voi scappa di tirare calci nei momenti di difficoltà.
 
Arriviamo alle ore dieci circa di stamane.
Entri nello studio, il prof ti riconosce. Tu fai finta di nulla. Ti domandi e ti chiedi perchè non c’è nessuno a tenerti la manina, poi realizzi che l’esame di norma non ha esiti così felici, e così è bene sputtanarsi solo difronte a due persone (che del resto non è che rivedrai diverse volte fino alla tua laurea, noooo… domani cambio colore di capelli, mi sa…) 
 
"vuole che le spiego cosa faccio così ripassa la procedura?"
 
[FRAN! Digli qualcosa di intelligente!!! Sforzati…]
"mmm, non saprei quanto riuscirei a seguire. Sa c’ho un piccolo problema con il metabolizzare che il tubo va nell’esofago e non nella trachea… Sì, anatomia l’ho fatta… ma vado a finire in condizioni di demenza in questi casi…."
 
[mmm, vabbè…]
 
"eh, già noi medici quando dobbiamo curarci siamo dei gran fifoni, eh…"
 
[sorridi, sorridi, sorridi… ecco]
 
Poi hai il sorriso che diventa una paresi. Pensi agli uccellini, alle visioni zen della vita, al mutuo… no, il mutuo no… mmm, a cosa penso… boh. Non pensiamo su.
L’infermiera ti dice.
"Tranquilla, ti mandiamo giù il tubo piano piano…"
 
[Piano piano? cazzo! Mi vuoi far rendere conto di morire soffocata? Mavaffanculo, stronza.]
 
"No, guardi, preferirei fare una cosa abbastanza rapida, scendere giù, la biopsia e tanti saluti. Non ho grande resistenza…"
 
"Eh, tranquilla. Sa quanti ne facciamo di casi come lei."
 
In quel momento ti sarebbe venuta voglia di scappare ma poi dici "uff, ho pagato l’esame… restiamo."
Gli attimi dopo sono difficilmente descrivibili. Diciamo che a posteriori fa molto rotflare il "SIGNORINA! GUARDI CHE COL NASO PUO RESPIRARE EH"
In quel momento mica tanto. Mi ricordo che è partito un innocuo (coff) calcetto verso l’infermiera… Non mi vergogno a dire che causa panico sono svenuta e in pratica mezzo esame l’ho fatto da sedata…
Ehm, già.
In compenso mi sono risvegliata quando mi stavano ritirando su il tubo, e siccome mi è venuto da vomitare… beh, eravamo in tre in quella stanza. Mi è scappato dal naso un piccolo zampillo verso il prof.

0 thoughts on “Waterloo.”

  1. guarda che la cosa ti porta vantaggio. 10 a 1 che il prof, all’esame, ricordandosi di te, ti chiederà qualcosa di attinente alla gastroscopia. quindi lo sai già prima. ;)

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