[Suvvia, se leggete lo sglaps per capire la letteratura dei Muse a volumi o ridere delle sagaci (?) battute direi che potete anche saltare il tutto. Si ischerza ricordando ma son ricordi pesi. Questo sglaps non ha una vera e propria linea editoriale. Forse sta lì il bello. L’unica cosa è che magari si sente il bisogno di scrivere random anziché affrontare un discorso con una persona, che poi è portata a giudicare, sbagliando perché ognuno di noi riporta i giudizi alle proprie esperienze di vita. In pratica, questo tra parentesi era un disclaimer, già lungo questo.]
Come metà dei personaggi piuffighi della narrativa moderna io ci ho un rapporto irrisolto con mio padre.
Il problema è che a queste cose ci penso sotto le Feste, che non so come mai, sarà il buonismo diffuso, il volemose bene, il dover stare a pascolare con parenti e gente che ti sta sulle balle che però hai intorno e alla fine fa atmosfera, più o meno come il bue e l’asinello nel presepe.
Dicevo, uso un po’ il mezzo privato per scopi privati dacché io delle psicologhe non ci ho stima. E poi mi dicono che in realtà a me va tutto bene, che le cose le supero bene da sola, che non ho bisogno di loro e io mi incazzo di più.
Focalizzando: l’insicurezza, il complesso di colpa e il perdere il capo facilmente non appena ci si incazza un pochinino deriva da un complesso di Elettra che in realtà non esiste.
Ho parecchi ricordi di mio padre. Uno è bello, quando ebbi il menarca si dimostrò carino in un modo che mi sorprese. Il resto sono un po’ tutti ricordi di merda e alcuni molto simpatici, al livello tragicomico.
Che ne so, ne ho abbastanza.
Un giorno aveva sbagliato le dosi tra tavor e liquori vari e mi sollevò da terra, stringendomi con il braccio la gola,di circa 50cm non facendomi respirare visto che non ci avevo le basi sotto ove appoggiare i piedi. Però posso dirvi che la botta di ossigeno che ti arriva dopo che non ne senti un po’ al cervello ti sballa parecchio, è da provare.
Mio papà è un omone. La mia non bellezza è presa direttamente da lui. Lui è unmetroeottantasei per centoquarantachili. Ma non è così per il metabolismo o cazzi vari. Mangia. Nervoso, insoddisfatto e quindi mangia, che ne so… prima a buffet, poi si siede a tavola, poi fa lo spuntino. Poi non si muove mai e quindi non è che può bruciare. Poi ogni tanto gli si prende la voglia di dimagrire visto che in realtà lui si sente bello e quindi prende a farsi di anfetamine e cala una decina di chili.
Solo che quando, che ne so, i clienti gli dicevano "eh, la sua figliola si è fatta una bella ragazza" e lui rispondeva "poteva venire meglio" a me usciva spontaneo "partendo dai tuoi geni son venuta fin troppo figa".
Mio padre scoprì che giocavo a calcio quando una intera estate girai col gesso. Lì allora mi chiese, dopo dieci giorni, come mai non camminavo su due piedi.
Non è perché i miei siano separati, e ora fortunatamente divorziati. Diciamo che mio padre ci ha un suo modo di vedere la vita che è molto da single. Quando tornò da Siena a casa, e io ero nata e il direttore dell’hotel mise fuori il fiocco rosa disse "… che fregatura, mia mamma era sicura fosse maschio".
Poi lui sei anni prima aveva tentato di mettere mia nonna sotto con l’auto.
Così, perché qualsiasi cazzata commetteva l’han sempre scusato. Sbagliando e peggiorando le cose. L’ultima volta che litigammo in albergo e me ne disse di tutti i colori gli risposi che non accettavo di essere offesa da uno che prima aveva tentato di ammazzare sua madre e che ora continuava ad essere fallito nei rapporti famigliari non riuscendo ad ammettere di sbagliare a fare il padre. Lui disse che non si sentiva fallito e non aveva sbagliato nulla. Gli chiesi di dimostrare il contrario ma fu solo capace di bestemmiare. Ai tavoli della terza fila c’erano tre monsignori.
Poi vabbè, io ormai ci sto talmente bene ad averlo lontano che ogni volta che tenta di approcciarsi a me chiedendo notizie in giro mi preoccupo.
Ci sono tante cose che non riesco ancora a raccontare a nessuno che mi hanno portato ad avere così paura fisica, diciamo. Anche se a parole non è molto spiegabile ma a me, rimanere da sola con mio padre mi provoca attacchi di panico che difficilmente riesco a mascherare.
Sentirsi dire che si è delle merde e che non si vale un cazzo da una persona che ti ha generato ma non ti conosce finisce per ferirti anche se sai che non è vero.
Mi sento facilmente in colpa, vivo male il parlare con gli altri, dovermi aprire, mi tengo tutto dentro, alla fine penso che se mi capitino le sfighe sia anche un po’ giusto così. Fatico a pensare che altri mi possano voler bene finché non me lo dimostrano ma non faccio fatica io, a voler bene. Anche perché come tutti quelli che han avuto un po’ casini di vario genere ho una empatia fortissima che mi frega. Fortunatamente l’aspetto scazzato mi salva un po’. Non so poi perché oltre a quel 20% a cui sto emeritamente sulle palle, senza aver fatto nulla, ho una percentuale più ampia a cui suscito simpatia. Forse è l’essere caso umano.
Un po’ si vive male, ma fortunatamente c’è talmente tanto da fare che non ci si pensa. Solo che, vi ho detto, quando si rallenta le pippe emergono. E non basta che mille ti dicano il contrario, se poi uno solo ti ricorda l’unica pecora nera.
Per esempio, al lavoro una volta una persona si rivolse a me in un modo molto simile a mio padre. La prima volta abbozzai, incazzata nera, a testa bassa e strinsi quello che avevo tra le mani fino a sentire male. La seconda volta, un altro, si ritrovò tipo carta da parati al muro con la preghiera di rimangiarsi quel che aveva detto se ci teneva ancora a mingere di sua sponte.
Così, sentirsi dire ti voglio bene, da un padre che in realtà ha avuto così contorti i concetti di famiglia e di voler bene da snaturare quella che per voialtri discendenti da affetti normali è la regolarità, è una cosa che ti pesa tanto.
Mio papà prendeva spesso a cinghiate la mia bassotta. Quando lo scoprii portai Priscilla da mia nonna. Quando la mia bassotta è morta son stata malissimo perché ho pensato a tutto quello che abbiamo subito io e lei da mio padre. Oltre a perdere l’affetto di una compagna di vita c’era anche quel significato dietro.
Ora sento nuovamente la voglia di provare ad avere un cane, tra un po’. Ma è quella vita, che impongo frenetica per non voler pensare a nulla, che farebbe male a un cane. Sarebbe un atto di egoismo ora come ora, povera bestiola.
molte delle sensazioni che descrivi le conosco fin troppo bene, compresi gli attacchi di panico, compresa la reticenza ad aprirsi con gli altri.
che dirti. l’ultima volta che ho parlato con mio padre (parlare è una parola grossa. si può parlare con mio padre pressappoco come con una cassapanca in legno, con la differenza che la cassapanca fa arredamento), pur essendo io una persona affatto emotiva, ho avuto un attacco di pianto isterico. non piangevo perchè soffrivo: piangevo per la stizza, per rabbia, per la frustrazione. è dura cercare di far ragionare qualcuno che per pararsi il culo, pur di non ammettere i propri errori, affermerebbe con sicurezza che il cielo è verde. non sai nemmeno più se chi hai di fronte ti sta mentendo spudoratamente oppure se lui stesso ha finito per crederci, per attaccarsi alla vita di falsità e bugie che si costruito.
appena trovo una soluzione che non sia l’omicidio premeditato, ti faccio sapere.
(the mighty power of blogtherapy, oh yeah)
boh, io non so che dire, lascio il solito abbraccio confortante. ultimamente è la cosa che mi viene meglio.
Lo sai che fa caso vedere scritte, riassunte e accennate cose sapute lì per lì. E vederle esternate anche quelle solo capite forse vuol dire che è un bene..
Fi: ce lo so. Certe cose meglio scriverle che parlarne.
Ari: :)
Taqs: è capitato anche a me, anni fa. Poi ho capito che dialogare col muro da più soddisfazione [pensa, almeno ti ascolta], quindi ho deciso di fare astrazione. Appena la trovi la soluzione diversa son curiosa, attendo :)
Oh l’empatia c’è anche da qui, per il poco che posso conoscere di te..anche se io non riesco mai a commentare certi post non vuol dire che non apprezzi una capacità di buttar fuori le cose che io non ho.
E mica è obbligo o prescrizione commentare. Io non saprei farlo, ad esempio.
[per quello commento poco in giro, si scade nell’ovvietà, a volte]
… e allora se le feste devono essere l’occasione per riaprire ferite ancora di più che negli altri giorni, allora ignorale, tanto le ha piazzate qualcuno in un calendario per motivi suoi, il natale non esiste in natura e non serve a niente. Che siano giorni come gli altri. Tanto a natale mi sa che le persone che stanno così sono la maggioranza. E ai veglioni non si è mai in buona compagnia, perciò ci si ‘mbriaca.
(nerissima stasera, meglio che vado a dormire, va’)
daniela
ma perché il lisomucil fa male, dottò?
daniela
Ma infatti credo si dica feste comandate perché sono i lavori forzati, o simili.
[il lisomucil scioglie tutto, scatarri a volontà e dopo è come il flusso di ricordi, che ricorda quello mio mestruale]
uè! sei qua! (faccio un uso improprio dei commenti)
Sì, sono in standby ponderativo innanzi a delle mail :)
bello quello che hai scritto.
Dopo questo post vedo che siam sempre più gemelle del destino… :-)
Uno spruzzo di polverina di Pollon, mia cara.
:)
hai scritto cose che potrebbe ripetere, più o meno paro paro, una persona che conosco bene. spero di saperla accompagnare quando, tra poco, potrà camminare senza l’ingombrante ombra paterna accanto… hai consigli da darmi?
Non saprei. Dipende dalla persona. Io amerei stare da sola, sono un tipo fatto così, ma parlerei per me e basta. Non so davvero cosa dirti se non dare il vecchio consiglio del “fai quel che ti senti”.
Hai scritto:
“ho una percentuale più ampia a cui suscito simpatia. Forse è l’essere caso umano.”
Fran, io non ti conosco, non so chi tu sia, e se ti incontrassi per caso per la strada probabilmente nemmeno ti riconoscerei. So poco di te, e quel poco che so l’ho imparato dalle tue parole, su queste tue pagine che, tra l’altro, ho scoperto pure da poco.
Eppure, io SO, e lo so con certezza, che tu sei una persona splendida, solare, brillante, e se tanta gente, me compresa, ti trova simpatica, non è certo perché ti ritiene un caso umano.
Ti mando un abbraccio forte, e ti auguro che le tue tristezze siano sempre e solo passeggere e momentanee. E non mollare mai!
AnniKa
(vabbè, suvvia, io tendo a commuovermi)
Annika: grazie davvero, son parole bellissime :)