Trenitalia suca*

*ho troppi contatti con la Sicilia, e imparo in fretta. Perdonatemi il titolo populistico.

Piacenza non è bella. Piacenza è dozzinale, nordica, sporca, approssimativa. Nulla da dire, nulla da segnalare. Una piazza e un centro concentrico. Piacenza ti fa nuovamente amare Parma e ti fa chiedere quanto Margherita d’Austria fosse scema.

Ma andiamo con ordine. Trenitalia, sì, essa. La mattina inizi con 20 minuti di ritardo, sul regionale. Poi arrivi a Piacenza, e sotto quella specie di grattacielo grigio, unico nello skyline, alberga l’ufficio affissioni. Al primo piano, a sinistra. Non si trovano la ricevuta del pagamento, quindi aspetti una mezzoretta per avere il fax della ricevuta. E pensi che mezz’ora prima avevi chiesto sul treno:
"Mammì, perché ho accettato di venire a Piacenza, che piuttosto che venire a Piacenza… cioè, ho sempre detto piuttosto andiamo a vedere Paullo, no?"
"Mah, a te piacciono le novità e sei un’entusiasta…"
"Ah, è un giro di parole per dire che son cogliona?"
"Mannò pulcicchiotto non dirlo neppure"

Chi mi chiama pulcicchiotto può perdere la vita. Solo la mamma può.
Mi dirigo random verso la zona centrale. Inzia a piovere, prosegue diluviando. Io e la mia mise da rapinatore di banca giriamo col manifesto di Panariello. Ah, che bello vien quapanariello? Ah, signora mia come èsimpaticopanariello? Ci ha dei bigliettigratis per Panariello? Ah, son cose, me lo lasci qui che appena padoaschioppa riduce le tasse lo attacco. Perché da rapinatore? Mi ingobbisco nella giacca impermeabile. Aborro gli ombrelli. Sono una cosa inutile e potenzialmente dannosa. Che voi, di un metroessessanta, prima o poi mi ci caverete un occhio con un ombrello, ecco. E poi spiegatemi un’altra cosa: perché ovunque io vada ho qualcuno che mi chiede informazioni stradali?
Ero in via Vittorio Emanuele e due mi fermano, sotto il diluvio, chiedendomi dove fosse via XX settembre.
Mi giro, gli indico quella casa rosa prospiciente a piazza (dei) Cavalli.
Già, perché io da eoni conosco Piacenza. Meglio di quando alle due e mezza in boulevard des Capucines (mentre ero seriamente quasi ubriaca) due tedeschi mi chiesero informazioni. Ci ho i in fronte, ma spero che significhi informazioni.

Poi ci fermiamo a mangiare. Ci credo, io vado con poco in crisi ipoglicemica non avendo più glicogeno nei muscoli (ho il fisico di una creme-caramel) e quindi sbrocco come se fossi ubriaca. Mia mamma se ne è accorta da me che imitavo nei dintorni di via XX settembre dicendo: "ohilalà, e questa cosa era? Via daprrocida?"
Mi sono addentata un panino. Il casino è che ero in un wine bar. Non vi dico. Sì. Ehm, lo ammetto. Ho bagnato il becco. Ma la cosa più bella è stata:
"Certo che appena prendi un po’ d’aria ora sembra che ti sei fatta una canna…"
"…"
Nell’indecisione commento la cosa mascherando un rutto di assestamento della rucola e della bresaola.
Dunque, bene o male il lavoro si finisce. Ho bisogno di un massaggio alla schiena, trappoco mi prendo il matterèllo e mi spiano la gobba. Solo che per la prossima volta, oltre a dare un resoconto lavorativo simile alla guerra del Vietnam, apporrò scuse simili a "ho testè contratto l’ebola, sono indisponibile a ciabattare fuori dal suolo parmigiano".
Poi vabbè, al ritorno il treno ha letteralmente inchiodato prima di Fiorenzuola. Correva troppo. Mah, mi sento ancora un po’ la mano sinistra informicolita, veramente. Ma son cose.

Perché, diciamolo, mi sa che il campanilismo mi sa che me l’han fornito con la residenza.
[chissà cosa avrò scritto finora, non ho voglia di rileggere quello che ho scritto. Mi sento come mezza mbriaca. Mah, speriamo che domani non mi invadano casa]
Ché poi io non avevo capito una cosa, e ve la riassumo, sebbene ci sia da fare un post.
Dunque, io provengo dalle stesse terre pure della famiglia Farnese. La stessa emigrò visto che il Papa gentilmente donò alla sua discendenza il ducato di Parma e Piacenza. Solo che la famiglia si imparentò con la figlia naturale del re Carlo V, tal Margherita D’Austria.
Fin qui ci siamo?
Dunque, arriviamo alla banalizzazione che tanto mi contraddistingue.
Chiamiamo tal Margherita col nome di Scazzata. Ella difatti odiava il consorte, Ottavio Farnese, considerandolo una merdaccia. E diceva che siccome lei la prima volta l’aveva data a un De Medici considerava ‘sto secondo matrimonio un po’ un ripiego, quindi prima di concedersi gliela fece sospirare (insomma, dovette intervenire il papa affinché Ottavio andasse in rete) un bel po’. Ora inutile dire che Ottavio è un po’ parecchio il mio idolo, e gli perdono quasi tutto visto la mugliera che gli imposero. Scema guasta come tutta la dinastia austriaca. Da questa unione nacque Alessandro Farnese, condottiero delle Fiandre [vah che bella foto, veh, si vedono anche i maroni del cavallo] e figura della quale parleremo più approfonditamente come tutto il resto. Però ora non per dire: la scazzata mollò Parma ché preferiva Piacenza.
Chioserei come nel titolo, sostituendo solo trenitalia.

0 thoughts on “Trenitalia suca*”

  1. Mi sembra di ricordare che Margherita d’Austria abbia preferito Piacenza a Parma quando quest’ultima non era monumentalmente dotata come oggi. Parliamo del Cinquecento, ma posso ricordare male.

    Scusa questa precisazione dozzinale, approssimativa e un po’ nordica (soprattutto nordica), pulc… coff coff Fran. Però ho amici piacentini e quindi una difesa d’ufficio gliela dovevo. :)

  2. (un successone trenitalia questo periodo)

    (mia madre usa il termine pulciAcchiotto :| )

    (neanch’io uso l’ombrello; oggi ne ha fatto le spese il taccuino che tenevo astutamente nella tasca della giacca)

    …credevo di avere un commento da fare ma non ce l’ho.

    Buon Giorno delle Fran.

  3. Tranquilla, Fran… in giro per l’Italia esistono città ancora più surrealmente dozzinali di Piacenza… la tua unica sfiga è che Piacenza ce l’hai vicina…

    Comunque, volevo dire che la tua mamma è tenerissima, pulcicchiotto…! :)

  4. Wally: è dozzinalissima difatti. Riassumendo diciamo che in famiglia lei decise di allontanarsi dal marito e spostarsi a Piacenza per non avere ingerenze della famiglia del marito. Poi poco dopo don Filippo la mandò nelle Fiandre, quindi fu uno spostamento forzato quest’ultimo. Diciamo che non era per i monumenti, anzi, fosse stato per lei se ne sarebbe stata in Abruzzo come del resto lo scelse per andare a morire (poi quel che dicono i piacentini non so, ma io parlo di conoscenza da libro)

    catepol: a te :)

    Nicole: trasudiamo cultura come sudore a ferragosto

    StM: …

    Giorgia: lol, vero.

    Velenero: mia mamma è tenerissima, sono io la grezza di casa (e sì, però per dire, Viterbo è meglio di Piacenza e Piacenza ad esempio è più bella di Terni)

    Ciccio: una volta i papi ciulavano, ecco.

    rafaeli: doh.

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