Del perché ammalarsi è frustrante ed antieconomico.

Diciamolo, nella mia breve vita son durate più le malattie che i rapporti amorosi. Non che ami le sveltine.

Ora ho un rapporto morboso con la morbilità da circa mmm figo, abbiamo passato l’anno e non abbiamo festeggiato! presto! dell’acqua minerale per tutti [eh, ché io mica posso bere, dopo mi vien l’invidia]

Dicevo: purtroppo ammalarsi è frustrante e antieconomico. Il Tremonti che è in me ha fatto due calcoli. Di tasca mia nell’ultimo anno e due mesi, oltre al necessario di base che avrei speso normalmente e quello di cui si è fatto carico l’SSN mi sono usciti circa 15000 euro. Calcolate anche che molte cose, con la scusa dell’essere in ambiente, non le ho pagate (visite, specialmente). Se dovessi anche elencare quello che ha esborsato il servizio sanitario c’è da impallidire. Ma chissenefrega. Già, certo. Per sputtanarmi la stessa cifra in viaggi ci dovrei pensare e probabilmente ci penserò 3 anni. Ma è una cosa che del tipo se io parto quando e sull’aereo o alla stazione c’è un kamikaze io miro alla giugulare e gliela stacco a morsi, eccheccazzi… non ci si può mettere anche lui in mezzo dopo un anno di martellate sui coglioni.
Ammalarsi poi di quelle cose per cui i vips vanno in televisione a dire, alla fine, di aver sconfitto il baubau è anche antisociale.
Mi ritrovo con una decina di mamme che quotidianamente mi chiedono come sto. Ora, io sono mammona e per me non è un problema. E ho notato che faccio assai tenerezza se suscito così istinti protettivi. Però ci sono dei giorni che non sai più che risposta arrangiare. Perché il giorno prima già avevi detto benino. Poi boh, cioè, ormai lo sanno tutti che anche se dici bene non è bene.
Però la cosa brutta è che iniziano a sgamarti anche quando qualcosa non c’è e quindi fuffa, inizi a spiegare suppergiù le cose, ma una volta dai troppo per scontato e salti i passaggi e altre ti dilunghi. E sicuramente l’interlocutore non ci capirà una mazza. Però ecco, così. Cielo, probabilmente mi sto capendo solo da sola.

Ma poi, aggiungiamolo: lavoro a puttane, non vedo il sole da un anno, stancarsi subito, non avere la solita grinta nel fare le cose, doversi trascinare poi per convalescenza un periodo che durerà un po’ ma si spera meno di questo, perché insomma qui ci si è rotti. Ma rotti proprio. Sembra come intravedere in sfondo il cartello del quartantesimo chilometro e avere i crampi. Diobono, dopo tutta la strada. Dopo tutti i pannoloni che la mamma ti cambiava giusto vent’anni dopo che usavi i Lines per i bimbi e te ora hai provato anche i Linidor e capisci che sì l’urina la tengon bene, ma se perdi da altri orifizi sono cazzi. Dopo le sere passate a trovare una vena buona, e non è quella comica, perché magari quella quando tutto va male riemerge quasi a difesa di tutto. Però ecco, alla fine quando senti dell’accanimento di quel bastardoporco di destino un po’ anche ti incazzi. Perché inizialmente balli essendo in ballo, poi alla fine le gambe non reggono e inizi a lamentarti che stai in quell’8% derivante dal primo 20%. Cazzo di percentuali sono? In medicina sono peggio di quelle del pollo. Entri in ospedale con un tumore e ne esci con 3-4 infezioni nosocomiali a scelta perché il vicino, che intanto è andato di nuovo alla cenere che era, ne aveva una e te l’ha passata come le figurine o perché la cugina della zia di quello della camera accanto aveva starnutito. Mah, così, poi la sfiga attira sfiga, è come la storia della pioggia sul bagnato. A volte si vede brutto, ci si inizia ad ingobbire e a ululare Esmeralda rintorcinandosi le budella.
Nel senso: quando passa tutto, alla fine, cosa si fa?

0 thoughts on “Del perché ammalarsi è frustrante ed antieconomico.”

  1. se sei fortunato ti becchi pure la sacca di sangue della Kinder, quelle che una su 5 c’ha la sorpresa. Colleziona anche tu tutta la serie di virus dell’epatite!!

  2. Non sembri una persona semivuota, sembri piena e completa, non sembra che avrai mai il problema di cosa fare di te (mi esprimo male perché mi imbarazza permettermi di dirti cose sulla tua vita). Forza, quando hai forza, e appoggiati, quando ti va, che di gente che ti vuole bene ce n’è (e mi sa che te la sei pure meritata). Ora arrossisco ed evaporo.

    sporad

  3. Amicì, quando finisce (o anche quando ti da il time/out) si fa un bel viaggio, un letto qui in sicilia l’avrai sempre…

    e il sole ce l’abbiamo (tranne oggi che grandina, ma è la primavera…) ;-)

  4. nella mia famiglia credo di essere uno dei pochi poco morbili, ma tocco legno ché si sa mai. comunque da piccolo ho dato per buona parte della vita, e il bello è che non si sa neanche il perchè.

    comunque io credo che le malattie abbiano almeno il pregio di far distinguere le cose importanti da quelle che non lo sono: poi, chiaro, bisogna riuscire a godersele dopo

    e non volevo fare dietrologia eh :*

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