You don't feel love like you did before.

Wintersleep live in Lyon, TransbordeurC’è sto locale a Lione che si chiama Transbordeur. Che è come andare non so, all’Estragon o all’Alcatraz.
Solo che ti tastano la borsa all’ingresso (e nella mia c’era un cavo di rete, gli occhiali, il fondotinta compatto, un mezzo litro d’acqua, un pacchetto di Tuc, le gomme, 2 SD da 2 giga, 8 batterie A, i fazzoletti, la borocillina, un bloc notes e una matita, il cappello, la fotocamera scrausa; quindi il tizio mentre tastava ha fatto facce strane. Te credo, non si capiva nulla cosa ci fosse dentro, come se fosse lì il gioco dei fagioli che faceva la Carrà) e che ha un parcheggio grande e nessuno che rompe. E una fermata del bus che ti porta fino in stazione.
Arrivi lì un’ora prima del concerto, aprono, e ti trovi in seconda fila dietro a due ragazzini e adolescente inglese scortati dal genitore. Tutti con i tappi per le orecchie. Attrezzati, scafati. Che però si mangiano i tacos con 4 etti di cipolla in fila e tu che hai già lo stomaco chiuso ti viene da ruttare per loro anche. Ma in fin dei conti, oltre quello e a rubarti la bacchetta di Ed Lay degli Editors non hanno fatto, quindi non puoi neppure insultarli.

Editors, live at Transbordeur, Lyon.Poi vabbé, stando lì fuori perché sono arrivata enormemente in anticipo (sì, sono abituata all’italia) ho visto passare Ed e Russel con una nonalta bionda che poi via twitter capisco che era Edith Bowman (la compagna di Smith). Poi ho sentito un sacco di discorsi sulla musica di francesi che poi mi parlavano in francese (ok, non ho la faccia da italiana, o loro ostentano sicumera) e di inglesi che parlavano di festival. Sta cosa mi ha fatto soffrire parecchio, paragonandola al giorno dopo quando sono andata a vedere i Franz Ferdinand, momenti avevo voglia di essere nuovamente a Lione a vedermi Devendra Bahnart (anche perché il 18 qui mi è impossibile vederlo a Milano), un po’ per tutto, clima, competenza, audio della sala. Checcazzi.
 
Come dicevo su Radionation il motivo per cui non mi andava di perdermi ‘sta serata e per cui mi ha fatto coniugare Torino a Lione (sono vicinissime, 300km circa, mi pare. Ma con il peggiore salasso autostradale europeo esistente) era la tripartizione della serata, non solo per sbavare su Smith, suvvia: se non ho fatto gesti avventati nei corridoi rai di corso sempione perché dovrei farli altrove con più testimoni.
Wintersleep live in Lyon, Transbordeur
La serata apre con i Wintersleep. Canadesi, e si vede nei tratti. Vestiti come se si trovassero alla sagra della porchetta di Ariccia, con 4 tovaglie per camicie. Con un batterista che credo sia l’unico uomo al mondo che suda più di me quando si muove. Sono bravini, con un sound però ancora troppo acerbo tanto da far chiedere al pubblico "a che album siete?" Quando esce fuori che sono al terzo tu rimani lì un po’ con dei dubbi e delle domande, ma che ci puoi fare. Incompleti in qualcosa, ma chissà cosa. Non spiccano, ma non fanno cagare.

The Maccabees, live in Lyon, TransbordeurPoi ci sono i The Maccabees. Che avevo ascoltato al Glastonbury di quest’anno e mi erano piaciuti. Volevo vederli però de visu per capire, e sinceramente non ho ancora capito. Orlando Week non ha la statura del calamitatore del gruppo e del frontman di peso (artistico). Non è figo, non ha una voce che spicca (sebbene abbia sta timbrica particolare eh, che a me piace, non so, semisvirgolata tipo Elvis meno lirico), non si impone sulla scena. Ma i The Maccabees hanno un peso come gruppo: solidi, compatti, si conoscono a memoria. Suonano benone. Impeccabili. Concludono con una "Love you better" che sinceramente a me fa impazzire. Però ecco, sì, magari mi manca un loro concerto per giudicarli e capire se oltre a essere onesti operai della musica siano qualcosa di più. Bravi sì, ma. Ma non so cosa. Vorrei un intero loro concerto. So solo che questa era la loro prima apparizione in Francia. Boh, vedremo.

Poi gli Editors. Alle 21:30, precise spaccate. Con io che non mi pare vero ché dopo le luci dimmerda di Ferrara avessi Tom Smith a un metro di distanza, schizzi di saliva compresi (e bottiglietta della corona -diobono, che birra da femmina- bevuta solo a metà. Niente té stavolta) e la mia canon compatta settata così alla meno peggio a far foto. Alcune molto fighe.
Editors, live at Transbordeur, Lyon.
Fossi più blogger coglierei l’occasione dicendo a tutti i produttori di fotocamere che se le vogliono stressate e provate dal vivo ai concerti mi offrirei io. Ma non mi danno neppure gli epilatori da donna, vuoi che mi diano una fotocamera? quindi continuo con la mia carcassa da 170 euri.

La setlist è stata prevedibile. Sinceramente: non me ne è fregato un cazzo se han fatto Camera come a Roma anziché LYGHLYH come a Milano. Camera emozionalmente mi ricorda il primo concerto degli Editors, quello in cui stetti 30 secondi a pensare "io li ascolto da due anni e questo è così bono?" al Velvet.  Personalmente considero ancora poco traccia da live In this light and on this evening e non impazzisco per Walk on the fleet road. Tolto quello, a me va bene tutto. Anche perché il bonus canzoni me lo ero giocato sui Muse e ne ero conscia. Però vedere spesso Chris che cazziava Tom per come suonava mi ha fatto divertire. Sentire i discorsi proprio a bordo palco perché non c’era confusione. Bello. Con Tom che ci mandava i bacini ogni tanto, con Russel che saltellava contento. Sembrava più un concerto a porte chiuse solo per i fan che una tappa vera e propria. Beh, anche perché lì son settati su basso casino: i gorilloni della sicurezza bastava che qualcuno saltasse poco di più… saltasse, non pogasse (poi mi spiegherete, regazzì, come si fa a pogare sugli Editors al di fuori di 3 tracce) lo redarguivano. Quindi questo clima da terrore ma con "fotografati anche l’anima dei cantanti" era per me bellissimo.

Ora però, ché avete già fissato a fine aprile la data a Parigi, me la fissate anche per il 3 maggio da qualche parte in Italia così festeggio gli anni con voi? Grazie veh.

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0 thoughts on “You don't feel love like you did before.”

  1. Nemmeno io capisco come gli Editors possano essere da pogo continuo, un altro po’ e a Milano pure su The Boxer pogavano…

    Comunque, sono tornata ieri da Londra e mi sono posrtata a casa il biglietto per il 24 marzo alla Brixton Academy a Londra, posto molto cool secondo i miei amici inglesi, sperando poi di poterci davvero andare perchè non ne sono per nulla sicura ma quel biglietto lo volevo! Che i parterre già non si trovano più e se a marzo scopro di poterci andare e non trovo il biglietto mi mangio le mani (come mi è già successo troppe volte).

    A Milano ho chiesto a Thom ed Ed quando torneranno in Italia…probably April, resto in attesa! E chissà che sia pure l’occasione per incontrarsi!

    Ali

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