I see your face and I let you unwind.

Dovevo fare una cosa di lavoro (la mia vita si divide tra cose di lavoro, cose da fare per forza e vegetare) e in questi giorni che già ho problemi di mio e le persone esterne non aiutano è bello averci un po’ così, dei momenti in cui ridi come un cretino sino alle lacrime invece non te lo saresti mai aspettato.

Capita quindi che era mezzanotte e mezza e cercavamo di essere seri (con cose del tipo "io non debbo neppure più scendere a gettare la spazzatura perché abitando al settimo piano basta che appoggio il sacchetto delicatamente fuori la finestra e sono apposto".
Poi parlando di Brunetta (del resto anche nel podcast di Radiosglaps ne ho parlato. Se non mi vedete più scrivere suppongo sia perché sia finita incarcerata. E’ stato bello, ma anche io ho combattuto il sistema e quindi in dittatura er gabbio m’aspetta) siamo finiti, cercando sempre di essere molto seri ed aulici, a parlare di riduttori per le tavolette del gabinetto.
Io che mi son ricordata della mia (era arancione) e di quella odiosa protuberanza che aveva avanti e che mi bloccava un po’ tutto, sentendomi una cosa che mi pigiava lì sulle mie parti intime.
Alché il mio amico ha detto:
"eh, anche io ho avuto problemi, ma penso dipendesse dal perché tenessi il coperchio abbassato…" "problemi di umidità, suppongo"
"sì, e anche di perdite d’acqua inspiegabili"

[all’una di notte, quasi, dopo due perse a dir cazzate in radio]

[e via voce non ci si sentiva da eoni]
[su, è meglio chattare. Chi preferisce il telefono alla chat non lo capisco, ma ognuno ci ha le sue perversioni]

[no, anche questo titolo non c’entra nulla, è che ho questa canzone in testa e non ne esco fuori. Maledetto Paul Banks]


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