Tipo Reitano che apre i Beatles (Gabrielli che parla dei Muse)

Fran -Questa è una domanda poco professionale, lo so. Perdonami. L’8 giugno io e te siamo a San Siro: io al secondo anello rosso e te a suonare sul palco. In uno stadio stracolmo. Come la vedi ‘sta cosa? (il mio punto di vista spazia tra "speriamo non faccia troppo caldo sennò non mi bastano 3 litri d’acqua" e "speriamo mi bastino le pile per la fotocamera", te lo dico)

Enrico: Rispondo ad evento avvenuto. Caldo non lo è stato poi così tanto. Per cui il primo punto di vista è sazio, no? Le pile sono bastate? Resterà questo interrogativo per sempre. In ogni caso è stata un’esperienza che ci resterà appiccicata addosso per la vita. Un pò come Mino Reitano che ha aperto i Beatles.
Con la differenza che i Muse avevano un impianto e un light show tra i più imponenti mai visti. E i Beatles, e Reitano dunque, no.
Sono stato a bocca aperta tutto il loro concerto. O happening, chiamiamolo così. Dom, il batterista, si è complimentato nell’aftershow. Ma io non c’ero perchè cercavo un pronto soccorso per una congiuntivite bilaterale che mi stava uccidendo.
Con noi tutto lo staff, i Muse stessi e gli altri gruppi in apertura sono stati eccezionalemnte gentili. Abbiam tirato un respiro di sollievo. Le bottiglie ad altezza testa non piacciono a nessuno.

[La domanda più scema di una intervista invece carina che ho fatto a Enrico Gabrielli, che era lì a suonare nei Calibro35. Volevo precisare, e glielo scriverò via email, che dopo tanti concerti visti non avevo mai notato tanto entusiasmo per una band italiana di opening act (non si è consumato un caso Vibrazioni con gli AC/DC -cercare su youtube per capire cosa intendo- ma proprio la gente era felice). Come gli preciserò che i tre dischi chiesti alla fine sono per noi che abbiamo le ferie corte di due giorni]


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