Il mottespiego mettitelo dove dico io.

Non lo volete. Non lo avete mai chiesto.

Ma sicuramente anche voi ne avete uno che vi perseguita.

Il mottespiego infatti è ovunque. Alberga innocuo e silenzioso in casa per scatenarsi fuori. Imperversa in locali, ristoranti, supermercati, riunioni di condominio; costruisce pazientemente il suo habitat ovunque ci sia un potenziale uditorio, la sua presenza è endemica dove c’è la possibilità di un pubblico. Diventa devastante tra le scrivanie del posto di lavoro dove approfitta in maniera perfida della tua impossibilità di fuggire o reagire con un sonoro vaffanculo.

Moltiplicatosi velocemente negli Anni ’80 quando qualunque cialtrone si sentiva autorizzato a costruirsi un’immagine semplicemente vestendo Versace o Armani e a conquistarsi i posti nei salotti bene eccellendo soprattutto nell’arte di spararle grosse, il mottespiego ha incontrato una fase di down con la fine dell’edonismo reaganiano e il suicidio per noia delle canzoni degli Spandau Ballett. Ma come ogni virus che si rispetti ha sviluppato le sue mutazioni ed è riuscito a sopravvivere. Oggi viaggia sulla cinquantina, alterna griffe di pessima qualità, ma costosissime, a jeans strappati, ugualmente costosissimi; ostenta una ricchezza che non possiede; conduce un livello di vita che non può sostenere; millanta amicizie altolocate, lauree mai ottenute, viaggi mai fatti, esperienze vissute soltanto nella propria fantasia. La principale attività del mottespiego è appunto spiegare. Che cosa? Tutto. La vita in generale e come affrontarla. Soprattutto quando tutto ciò non è richiesto. La sua tattica è fastidiosa, sopraffina e collaudatissima. A un commento sul tempo si improvvisa verboso meteorologo, di fronte a un titolo di giornale diventa esperto di politica estera, davanti a uno show televisivo ti fa capire che sì, quella lì, lui se l’è portata a letto, e se vuoi ti dà pure il cellulare, ma guarda che è una delusione. Alla partita si professa amico intimo di Moggi e ti confida i retroscena più incredibili dello sport italiano a patto naturalmente che restino tra te e lui.

Il mottespiego non è cattivo. E al di là del proprio nome non è neanche necessariamente romano. Se ne segnalano esemplari forse meno caciaroni ma molto più fastidiosi in Lombardia, Veneto, Sicilia e persino nella mite Val d’Aosta. E’ ormai scientificamente comprovato che la sua grande forza è la coerenza: pur essendo totalmente dissociato, è in grado di fissare i propri ricordi man mano che li improvvisa. Li lascia sedimentare e li fa suoi, come li avesse vissuti veramente. Per questo sarà impossibile coglierlo in fallo: il secondo racconto di quella volta che ha salvato la vita di sette persone improvvisandosi pugnace elicotterista o di quell’altra in cui ha ricevuto un mazzo di trecento rose da un’ingrifata Laetitia Casta, sarà esattamente identico al primo.

La scelta del momento e del luogo delle sue performance è ovviamente sempre del tutto inadeguata. Fingersi disinteressati, mostruosamente indaffarati, totalmente sordi, simularsi assenti o addirittura defunti da tempo non è di alcuna utilità. Il mottespiego, dopo essersi infiltrato in un dialogo altrui come l’acqua nella crepa di un pavimento e avere invaso lo spazio personale del prossimo con la disinvoltura di George Bush, deve assolutamente portare a termine la sua missione.

Contro il mottespiego non è ancora stato trovato alcun tipo di antidoto. Ma i suoi effetti possono essere aggirati per qualche minuto. Il mottespiego non ce l’ha specificamente con voi, ma la sua funzione random lo porta continuamente a scansionare l’ambiente circostante alla ricerca di un ascoltatore. Quindi l’unico modo per limitare i danni è trascinarlo in qualche discussione a lui gradita in presenza di un folto uditorio in un luogo dal quale sia possibile darsela vigliaccamente a gambe con una scusa indegna. Lasciando in eredità a un altro povero disgraziato il ruolo di vittima per qualche minuto. Tanto prima o poi torna.


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