Sta cosa della "magia" va di moda.

Non che l’abbia detto il mago Silvan, che l’ultima volta passando in viale Forlanini a Milano l’ho visto ancora vivo su cartelloni pubblicitari, ma il problema che nella settimana passata l’ho sentito dire due volte. Una di sfuggita a Beppegrillo, come risposta a “come farete adesso in Parlamento”, che ha detto a Federica Balestrieri “con un po’ di magia”. L’altra è stata un po’ più particolare, diciamo.

Un po’ di notti fa c’era la presentazione del libro di Raffaelemorelli. Io ora sono un po’ preoccupata. Non vorrei fare la hipster anche in questo campo: ma io gli attacchi di panico ce l’avevo da prima che la Pellegrini li ostentasse. Non per dire. Al massimo ne ho sempre scritto qui. Come tutte le volte che vorrei imitare Ian Curtis ma so che la mia rastrelliera Ikea non reggerebbe i miei 85kg. Però se lo scrivo su twitter lo notate.

In pratica Raffaelemorelli ha fatto questo nuovo libro -dopoditutto tutti scrivono libri, eccetto me- dove dice che la analisi junghiana era una stronzata, che le colpe non sono attribuibili a cause prime ma che in fondo, in fin dei conti, dobbiamo tutti recuperare una certa dimensione magica, pensare a qualcosa che non esiste per confortarci.

Non era la base della religione?

Di tutte le cazzate che ho sentito dagli psicoterapeuti questa valicava ogni mio confine mentale e mi ha fatto capire che in fin dei conti, quando ho un problema che va al di là di ogni mia comprensione psicoanalitica è meglio che rompa i coglioni al mio migliore amico, psicologo. Almeno posso mandarlo affanculo aggratis.

Forse alla fine ha ragione il mio medico di famiglia quando dice: “vedi, una volta di queste cose si parlava col parroco. E perlomeno era gratuito”.

L'anno scorso ho fatto un sacco di volte la battuta "in un mese vedo i Texas e poi i Bush"

Voi avete idea che spesso io guardo il catalogo Pias e mi chiedo cosa mi faccia realmente schifo delle cose pubblicate da loro. E fatico a rispondergli perché gli voglio bene: tipo che io l’anno scorso grazie a Flanders is a Festival dovevo scegliere uno dei giorni per andare al Suikerrock e vidi i Texas come headliner. Mi venne il magone e dissi LORO LORO LORO.

Non mi sembrava vero vederli (sottoildiluviouniversalezioboia) e ora che so che la mia etichetta preferita a maggio esce il loro disco ci ho la fibrillazione addosso.

LONDRA: La band scozzese TEXAS ha firmato con [PIAS] Recordings, la collaborazione partirà con un nuovissimo album “The Conversation”  previsto per Maggio 2013. Dopo sei anni di assenza i membri originari Sharleen Spiteri e Johnny McElhone tornano con “The Conversation” , primo album in studio da Red Book del 2005 e l’ottavo della loro carriera.

 

Nati nel 1986, i Texas hanno goduto di 20 anni di successo mondiale con una tripletta di album di successo – White On Blonde (6 album di platino) nel 1997, The Hush (3 album di platino) nel 1999 e  Greatest Hits (6 album di platino) del 2000. In totale, hanno venduto più di 20 milioni di dischi grazie a successi mondiali come I Don’t Want A Lover, Say What You Want, Black Eyed Boy, Summer Son and Getaway. Dopo la loro separazione temporanea, nel 2006 Sharleen Spiteri ha intrapreso la carriera solista pubblicando due album di successo, Melody (2008) e The Movie Songbook nel 2010.

Seguire band di deficienti (ma che anno per la discografia fu, il 2001, anche con The invisible band?)

Filming Dougie from Fran Healy on Vimeo.

Insomma, i Travis hanno finito il loro settimo album e se la stanno cincischiando. Per di più frannino (!) essendo ormai intrippato con la internet posta anche i filmini.

Band che ci piacevano da giovani che si comportano come i disadattati dei Muse. Capite?

(aspetto molto quest’album: una notte Healy postò 3 minuti una traccia su soundcloud pregandoci di non registrarla. Beh, quella traccia spaccava: degna di quel The invisible band che credo abbia consumato. E che ha sopra l’autografo di Fran da due anni)

Non scrivo da un po', ma ho la giustifica.

Stamani sono andata a votare alle 7. Più che altro perché non ho dormito un cazzo, non ci riesco da giorni, non mi viene neppure con le medicine. Ho una tensione e un’insoddisfazione che potrebbero dare carburante all’intera regione.

Però è bello vedere tante cose:  tipo vedere che la mattina non c’è un cazzo di nessuno se in giro ha nevicato, perché nessuno sa affrontare la neve. Che in fondo la strada è libera, quindi anche sticazzi della neve. Che l’aria si respira bene. Che c’è una grossa scritta contro la gazzettadiparma sul muro di via Saffi, davanti al concessionario della di lei pubblicità. Che ci sono meno cacche di cane. Che la gente nella mia regione la mattina prima di andare al lavoro va lì alle 7 e qualcosa a votare. Che non c’è un cazzo di nessuno in giro e puoi attraversare anche col semaforo rosso perché tanto le macchine non si vedono neanche da lontano.

Cose così.

Ma non va benissimo eh.

TI Cloud

Voi l’avete visto no, il fulmine che pare colpire San Pietro? E se quel fulmine avesse colpito la vostra rete elettrica di casa e fatto fondere parte dei vostri hard disk? Come se non capitasse (chissà, povero Papa, se ha perso l’usocapione del modem con quella scarica. Perché il modem in clausura potrebbe sempre servire)

Poi anche spesso le cose in casa si perdono e scompaiono. Ma come si fa a conservare i propri ricordi in modo che non si volatilizzino o scompaiano da un momento all’altro?

A risolvere l’inconveniente ci pensa appunto la nuvola-cloud di Telecom Italia che mette a disposizione dei suoi clienti ben 200 Giga di spazio dove memorizzare quello che ci sta più a cuore.

L’area di TI Cloud è facilmente accessibile dal nostro PC attraverso un’applicazione disponibile sul web, facile da usare e molto intuitiva e, se proprio abbiamo dei problemi non dobbiamo avere paura, perché c’è un utilissimo servizio di assistenza telefonica.

Ovviamente tutti i dati che andremo a memorizzare saranno su server italiani e assolutamente protetti dalle normative italiane sulla gestione dei dati che sono molto restrittive, inoltre non ci troveremo mai noiose pubblicità, banner o spam grazie al pagamento del canone di abbonamento Adsl.

Direttamente dal sito di Telecom possiamo vedere cosa offre il servizio: ll servizio TI Cloud include:

  • 200 GB di spazio di storage
  • Copia automatizzata e sicura dei dati
  • Archiviazione perenne
  • Ripristino dei dati archiviati anche su un dispositivo diverso da quello di origine
  • Spazio privato e protetto secondo le migliori tecnologie adottate per ambienti Business
  • Accesso web protetto ai dati da qualunque postazione internet
  • Numero illimitato di PC o altri dispositivi supportati
Inoltre gli sviluppatori del servizio stanno per uscire con delle App per Android e iOS con le quali potremo utilizzare il servizio di TI Cloud anche attraverso i nostri dispositivi mobili. Insomma, si candida ad essere il servizio maipiùsenza per non perdere neppure un file ma anche per raggiungerlo da qualsiasi parte!
Che ne dite?

Articolo sponsorizzato

Some better days (quegli degli I am Kloot, mica parlo di me)

Mi fa impressione embeddare un video di Vevo, ma ecco, oggi stavo su twitter e leggevo i twit di Guy Garvey, e linkava proprio questo video giacché è tra i produttori del nuovo bellissimo lavoro dei manciuniani I am Kloot, che si chiama Let it all in.

Un album che piace tantissimo anche al tizio del corriere espresso che me l’ha ciulato poco prima di Natale, visto che il cd fisico era andato perduto. Quindi ecco, non è la mia solita disinteressata marchetta a un disco Pias, ma davvero mi piace tutto il loro catalogo. Davvero.

Prodotto da Guy Garvey e Craig Potter (negli Elbow), il nuovo album  segue l’acclamato “Sky at Night”, nominato al Mercury Prize nel 2010, e consolida la forza e l’eleganza compositiva del frontman John Bramwell.  Con ‘LET IT ALL IN’ gli I AM KLOOT realizzano un nuovo album di delicate,  evocative, incantevoli  canzoni pop.

Come il poeta Simon Armitage riassume perfettamente: “C’è qualcosa di familiare e immediato nel suono che producono, tanto che anche una nuova canzone può trovare un posto nella memoria, anche prima che abbiano finito di suonarla, come se l’avessimo ascoltata per anni. ” Continue reading “Some better days (quegli degli I am Kloot, mica parlo di me)”

L'incastonaggio di cose che non vanno, ma queste son stronzate.

Per dirvi come non vanno certe cose. Non è periodo. Se apro un business come minimo creo un deficit che tutta l’Europa si ritrova a gambe per l’aria. Per dirvi, tipo venerdì scorso mi han detto che potevo andare ospite a Sanremo come blogger. Sì, lo fanno. A me non capitano spesso queste robe, anche perché forse l’aura della sfigata frena un po’ il tutto. Però sembrava che questa volta fosse tutto figoso, tipo:

Ovviamente saranno compresi trasporto andate e ritorno per Sanremo, vitto e alloggio da lunedì 11 a domenica 17 presso il Grand Hotel & Des Anglais e vi daremo un rimborso giornaliero per le altre spese.

Solo che ecco, ieri o ieri l’altro mi han detto che no, non c’era più budget e che quindi scusa eh, ti chiamo anche per scusarmi.
Mica mi ha chiamato nessuno. In questo periodo neppure quelli di Vodafone per rompermi le ovaie.
Boh.

D’altro canto l’altro giorno sono risalita verso Milano per intervistare (non mi funziona bene la capacità di concentrazione, quindi l’intervista è un po’ meh) e sentire un concertino. Nonché vedere degli amici per cui non pensavo di contare, proprio per un cazzo. E invece sono stati quelli più carini, educati, vicini e a modo nei momenti di merda. E nel bel mezzo del concertino PAM attaccone di ansia e tanta voglia di piangere, ma con una telecamera rai puntata sul viso ho cercato di dissimulare e pensare solo “finisciprestofinisciprestofiniscichefingodiguardareilcellularecomeidisadattati”. Poi sono solo stata male 24 ore.

Pensa che bello, rivedermi in quel modo.

Quasi quasi domani compro un gratta e vinci (bonscibonscipopopò)

Evitare di.

Il grosso problema è che a volte penso a scrivere e poi evito di farlo. Perché? Perché so benissimo che sarebbe inutile, a volte. Fare un elenco di cose che non vanno perché almeno dici che le fissi giù e pace amen cosìsia non si può fare perché c’è chi ti analizza.

E allora?

Allora anche un po’ sticazzi, ma si chiama guardare entro se stessi. Quando non si dorme per pazzeschi mal di testa.

Julian Plenti > Paul Banks

 

Non so, a me quando Paul Banks girò con quelle camicie in plaid portando in giro l’album del suo alterego non mi dispiacque (O MIO DIO UN PASSATO REMOTO) affatto né l’album né il live.

Se fai un concerto (totalmente al buio, infatti quando mi hanno detto “Figo lui eh” “eh, l’avessi visto, era buio”) aprendolo con Skyscraper e lo chiudi con Games for days ecco, boh, forse il nuovo album, quello con nome e cognome forse ecco, ma forse, non è molto suonabile dal vivo. Un po’ come la seconda parte dell’ultimo ciddì degli Interpol, ma meno peggio dell’ultimo degli Interpol che era una roba da rotfl tolte tre canzoni.

Però apprezziamo molto che ora si vesta a modo. E soprattutto Paul: basta dimagrire, cazzo. ‘sta fissa degli ex tortellotti che poi diventano così. Su.

Amici che fanno musica, e che quindi uno non dovrebbe scriverci sopra.

Alberto Cipolla è un ragazzo che conosco. Sapete: noi che si segue i Muse in Italia ci si conosce tutti. Sì, è una grande famiglia (di persone un po’ strane)

Alberto fa il musicista, e in Italia sì, è tutto difficile. Il fatto è che è anche bravo. Secondo me senza tanti giri di parole dovreste ascoltarlo. Il resto dei giudizi lo tengo per me, visto che c’è un casino di stima e di pacche sulle spalle che lo guasterebbe.