La citrosodina.

Torni da una giornata stanca e pesa e pensi di scrivere il tuo post. Sarebbe l’una e dodici e ritieni, da quello che hai in mente, che potrebbe essere il post più lungo che il tuo account su splinder abbia mai visto. Chissenefrega se il lettore si abioccherà alla quarta riga, hai bisogno di sciacquare i panni per benino.
 
Per gli altri: sì, procede bene. Solo che bevo assai.
 
Sono arrivati i crucchi, hanno portato vettovaglie e dettagli vari. Alcuni di loro ahinoi hanno portato anche la loro presenza.
La casa è ebbra di alcolici. Non sto mangiando tanto, sto solo bevendo molto. Mio cugino dopo 3 mesi mi ha trovato vistosamente dimagrita, nervosa, esaurita, con lo sguardo assente quasi fossi io anzichè sua sorella la cocainomane della schiatta. Gli ho dovuto dire che dopo aver visto mio padre come sta diventando io non ho la minima intenzione di farmi, e l’aspetto fisico deriva dalle preoccupazioni, a iosa, forse troppe per i ventidueanni.
 
Lo zio, il Berlusconi come lo chiamiamo sfottendolo, si dilegua in 20 minuti di spiegazione delle sfumature dell’accento di Ratzinger, trovandolo più affine all’austriaco che al bavarese. Poi, come Silvio, inizia a raccontare barzellette. Per ridere basta guardarlo in costume tipico, uno splendore d’uomo. Non divulgabile il documento fotografico però, causa sue connessioni politiche.
La mamma parla in francese con la zia. Si capiscono.
Io fisso mia cugina e il marito. Martin mi guarda e non mi parla. Da quando è morta sua figlia, quasi due anni or sono, mi ha continuato a ripetere che con lei ci stava perchè si sentiva in colpa. Mi trattengo e mi produco solo nella battuta "Ah, sei diventata vegana? beh, certo… la cocaina è pur sempre un vegetale…"
Mi guarda solo, mi fissa, non mi parla se non per interposta persona. Mi sembra diversa da quella che mi frignava davanti dicendo che l’ultima volta l’aveva sniffata troppo pura e stava male e voleva smettere… certo. Non smise neanche in gravidanza. Ovvio.
 
Dopo le libagioni se ne vanno in hotel, io polleggio, ma sono nervosa, logicamente.
 
Dopo, in albergo, tuo zio ti fa la paternale. Si assume lui la figura paterna visto che un padre non vuole farla. Ti dice che lui potrebbe darti una mano a mantenerti, senza che ti fai il culo. Tu guardi torvo tuo cugino e rispondi che ce la fai. Quando insiste rispondi fermamente e anche un po’ incazzata che ce la vuoi fare da sola, che vuoi e devi dimostrare qualcosa. Che devi. Che i soldi forse servono, sì… già. Non sai come non cedere, dopo che ti fai il culo da quattro anni. Vedi lo zio che tira fuori il blocchetto degli assegni e ti mordi le labbra. Senti la fitta allo stomaco e la stessa sensazione che avevi quando un poker ti capitava tra le mani.
Poi senti il prosieguo dei discorsi. Capisci che alla fine quello è quasi comprarti, lo è almeno per i tuoi standard. Perchè sei stata vicina alla zia a ferragosto mentre la operavano, perchè hai parlato te con l’oncologo. Perchè hai passato gli ultimi  quattro mesi della vita della tua unica nipotina accanto a lei come fosse tua figlia. Perchè ora ci sarebbe bisogno di te accanto a tua cugina perchè lei vuole disintossicarsi, ma lei è debole e tu sei forte.
Hai una crisi nervosa di riso e rispondi di no. No, cazzo. Stavolta non ci stai a farle da balia.
"Lei pippando ha ammazzato mia nipote. Neanche quando rantolerà chiedendo aiuto con il cuore a trenta battiti al minuto non muoverò un dito. Sarà tua figlia, ma non mi fa pena. Anzi, mi fa schifo. Ha buttato la sua vita e da la colpa agli altri, ha continuato a farsi essendo incinta… la prossima volta che inizia a menarmi sarà difficile che pensi che lei ha problemi e quindi… sai che vuol dire che lei ha avuto un figlio… lo aveva, e io… e chi ha fatto chemioterapie forse…"
Mi giro verso Michael che annuisce, mascherando gli occhi lucidi. Sa che tra 5 mesi deve portarmi di peso a fare i controlli in oncologia.
Mio zio mi prega almeno di fare il metadone in questi giorni a sua figlia. Lì capisci quanto è difficile toccare il braccio, le vene di qualcuno che in fondo disprezzi e ti chiedi perchè nei suoi confronti, come verso tutti gli altri, non sospendi il giudizio. Pensi a tutte le volte che strafatta l’hai aiutata, tu col tuo primo moroso che ora non c’è più. Lei invece respira sotto le tue dita.
 
Segue solita cena alcolica. Ma non riesco ad ubriacarmi, lo tento da due giorni.
 
Mio cugino mi dice di fare le solite due chiacchere tra uomini. Che di solito si concretizzano nel fumare erba e bere birra. Prima era solo la seconda, ma sdoganando la prima da dopo la chemioterapia le due cose si sono accorpate.
 
Massì, dai. Passiamo la serata a raccontarci le cose nostre. Si trova un posto abbastanza coperto, anche se io tengo penzoloni sulla testa il cappuccio del mio giaccone Nike 4 in uno (per la pioggia, per il freddo, giacca a vento e borsa personale). Accendo il fumo, tossisco come era prevedibile. Mi chiedo se per la broncopolmonite appena sopita faccia peggio tutto l’umido e la pioggia o quel pezzo di carta accesa che tengo tra pollice e indice. Già, perchè quello è il mio modo di fumare.
Michael mi guarda e mi fa il resoconto di quello che si sente che non va. Io mi siedo e abbasso la testa guardando una pozzanghera. Inizia a sentire il peso di dover fare qualcosa in famiglia, soprattutto da quando la zia non sta tanto bene. Sente la pressione di dover mettere la testa "apposto" ma dall’altro canto la sente una violenza.
"Vuoi un consiglio? Non fare come papà. Se davvero non ti va la famiglia per ora non formartela… poi che ne sai i prossimi anni come va?"
Annuisce e abbassa anche lui la testa. Mi dice che la donna di cui è unicamente innamorato è quasi sempre via con MSF, una di Fussen. Carina, che mi ricordo di conoscere. Medica. Prendo a tormentarmi la piega del naso finchè non sento che i pori rilasciano una sorta di acquiccia.
Per il resto a lui delle altre non frega. Glielo dice. Si scorda però di dir loro che non sono le uniche ogni volta.
"…e in quello, lì sei damisch…"
"Tu pensi che se non ci fosse tutta questa tensione di essere beccato mi piacerebbe lo stesso?"
Mi metto a ridere e faccio un tiro mentre mi guarda con quell’aria che sottende voglia sapere qualcosa di me.
"Io niente. Sai, Filippo mi ha detto una cosa intelligente. Che io pianto bandierine e poi appena si sbilanciano parecchio mi stufo, tanto la bandierina l’ho piantata…"
"ha detto anche che il problema è dove l’hai piantata?"
"eh…"
"Conosco bene Filippo. Ma conosco bene te che prendi semicessi, sottopeso, teste di cazzo, gente con acqua minerale al posto del cervello… ci manca che il prossimo sia astemio…"
Mi metto a ridere. Gli dico di Laurent. Lui si mette seriamente ad ascoltare mentre fuma. Annuisce, si scrolla anche lui l’acqua dal cappuccio. Gli faccio quattro battute sui francesi e sull’evitare gente sui luoghi di lavoro.
"Ma adesso?"
"Cosa?"
"Qualcuno…"
"Nessuno. Mah, qualche simpatia. Divagazioni. Stop. Nulla libero…"
Continuiamo a parlare sempre dello stesso argomento. Lui mi snocciola sempre i discorsi da fratello maggiore, si incazza quando gli dico che sto ricercando un minimo dialogo con mio padre. Ha paura che stavolta ci possa rimanere davvero male. Alzo le spalle, non dico nulla.
Ti accorgi che tutto il parlare dei cazzi tuoi ti smuove solo che dubbi. Papà, lavoro, gente. Questa è violenza, forse.
So di certo che per le moli di bilirubina coniugata escrete oggi domani piscerò marrone.

0 thoughts on “La citrosodina.”

  1. certo che se facevi un radiosglaps di famiglia, ieri sera, veniva fuori un bel radiodramma. ;)

    (e poi mi vien da chiedermi: ma davvero è possibile parlare tedesco con la TUA erre?) :D

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