Parigi è una sorta di buco nero.
L’ho scoperto prima, dialogando pacificamente col mio amministratore di condominio, e sebbene abbiamo iniziato a parlare delle infiltrazioni nel mio garage, saltando di palo in frasca, siamo giunti a raccontarci che entrambi la passata settimana eravamo a Parigi, sono cose della vita, che coincidenze dunque. E mi ha narrato in seguito che insomma, c’era stato a nove anni e poi c’è tornato ora. Chissà se ci potrà tornare ancora, poverino. E sull’onda dell’entusiamo, sospirando e anelando le quai, mi ha detto che farà in modo che la banca non mi faccia più pagare le commissioni quando verserò le costose rate del condominio.
Ma dico, pensate. Magari mille di voi [mille, suvvia, è un computo alla ing.Cane. Chi ha, qui, mille lettori. Suvvia, siamo trenta, ci conosciamo tra di noi così bene che ci si spulcia] saranno stati nel mio medesimo posto nel mio stesso momento in cui c’ero anche io medesima e non lo sappiamo magari eh. Tipo io ero all’autogrill della Tevere Ovest a bere un caffè, voi vi addentavate un fattoria e la morosa stava alle toilette e noi non lo sappiamo perché non ce lo siamo raccontato. Un po’ come quando tra juventini ci accorgiamo tutti che nel novantasei eravamo lì all’Olimpico per la Champions.
Questa introduzione sta diventando troppo lunga, saltatela.
Andiamo ai fatti. Martedì 3 ottobre, verso le ore 15 [quindi le traè] stavo amabilmente passeggiando in rue du Faubourg St Honoré per digerire la baguette farcita prosciutto, formaggio, insalatina e tonno [oh, avevo fame] in compagnia femminile [fosse stata maschile, la compagnia, si poteva digerire in modo diverso, lo so] e difronte a un negozio di pelletteria, mentre camuffavo uno di quei ruttini soft da ingolfamento digestivo vedo un bizzarro figuro aggirarsi all’interno del negozio. Mi fermo, mi si blocca il processo digestivo e lì per lì penso:
"Toh, guarda, c’è qualcuno che si ispira a vestirsi al renatozero quando lo imita Panariello…"
Guardo la borsa, guardo di nuovo dentro, mi volgo alla compagnia accanto.
"Soccia, ma quello è Renato Zero, porca miseria!"
La leggiadria che mi contraddistingue fortunanatamente non è notata appieno, così si decide [io non volevo, mi sembra sempre di dar noia] di provare a salutarlo.
Renato Zero, con una felpa verde mela evidenziatore uniposca, un paio di pantaloni bianchi alla ggiovane e il suo taglio di capelli un po’ lungo, era lì, a comprare borse.
Il suo mmm, non so se era figlio adottivo ma era un giovine ragazzo che mi ha anche detto Forza Juve [ci avevo il consueto palandrano antipioggia gobbo] e l’altro (sarà il manager?) stavano lì a guardare tra lo scocciato e il prevenuto [ora che ci penso, potevo fargli firmare un autografo ponendo sotto una abile cambiale che serviva così a coprire il mutuo col montepaschimerdaalè, uff], li capisco, non ho una faccia rassicurante durante la digestione amici lettori. Poi io e le mie occhiaie, ecco…
Ma Renato è gentilissimo, dopo baci e abbracci si ferma anche a chiederci chi siamo e da dove veniamo e cosa facciamo di bello.
"ahò a Pariggi se cammina tanto bene, nun ce so li sampietrini come a Roma che dopo un po’ c’hai mal de piedi…"
Dunque mi rimarranno in mente codeste parole, dacché mi dissero i suoi accompagnatori che foto non erano gradite. E mi resterà anche l’in bocca al lupo per i miei studi. Renato quindi cari sorcini è gentilissimo, una persona molto cordiale che ci ha salutate e ha amabilmente scambiato due chiacchere. Solidarietà tra italiani che si ritrovano all’estero. Son cose.
[che poi va sempre così. Io magari svengo o mi viene da vomitare come a lei o verosimilmente inizio a balbettare se vedessi un Bellamy cantante e migliaia (ecco, tornano i mille di cui sopra) di sorcini invece sapendo che Renato m’ha dato il bacetto sulla guancia magari rosicano… ma son sempre cose ecco. Se incontro Gigidalessio però non lo saluto.]
Io ho incontrato (anzi, scontrato) Stefano Accorsi verso mezzanotte a Venezia, quando ancora ci abitavo. Io stavo rientrando a casa dalla biblioteca e passo tranquillamente in mezzo al set dove stavano preparando la fiction su Casanova.
Dal vivo Accorsi ha la faccia da rimbambito come sullo schermo.
Per questo mio incontro alcune mie conoscenti hanno rosicato, a me non fregava nulla.
Ho rosicato io invece quando una mia amica ha incontrato Billy Corgan più morosetta di allora alla Regata Storica. Che cazzo!
Va sempre così. Per non parlare di mentre tornavo a casa e vidi Ugo Dighero, lo fissavo, lui mi guardava e dopo che pensavo “mi sa che l’ho già visto” mentre lo stavo superando ho pensato “Gnappo!!!”.
Se ti dovesse capitare di incontrare gigi d’alessio, un cavalletto in fronte non guasterebbe mica..
Mmm, se lo avessi perché no (o anche un sanpietrino)
Gigid’alessio chi!?!? :P
Bel titolo, comunque.
Lovejoy: grazie, me l’ha suggerito un simpatico rompipalle, che però stimo tanto. Non lo trovi lungo?
Non è lungo. Direi piuttosto che la parte centrale è la migliore. (Tiè).
Annuso dell’autoreferenzialità, ma mi posso sbagliare. Scusi, lei per caso si sente rompipalle? :P
Per quanto mi riguarda no. Però, posso provare a chiedere al mio personaggio, è qui accanto.
Avviso ai naviganti: si parla in codice, (non) sono matto.
Uh, saluti al personaggio, ché lo conosco.
(che bella la follia, e devo ancora riprendere a bere orco cane)
Tu non ce la racconti giusti, Franna. :)
Secondo me, eri tu con la tua amica in quel negozio. Sei stata avvicinata da quello che inizialmente pensavi fosse un imitatore di Panariello/Zero con un seguito di nani e ballerine secondo solo a quello di Berlusconi. Ad un certo punto lui, stupefatto, ti fa: “Ma tu sei la Fran! Mo’ ti leggo tutti i giorni! Pensa che ti ho pure votato… Sapessi la faticaccia di compilare quella scheda. Anzi mi dispiace che tu sia finita in una categoria che non ti si confà, ma la prossima volta ce metto io una buona parola per te al Neri.” Ed estraendo un tacquino con lo stemma della Juventus sulla copertina[1]: “Me puoi fa’ un autografo?”
Quando hai finalmente connesso che lui era veramente lui, sei svenuta.
Il resto è storia. ;)
[1] Se eri tifosa dell’Inter, tirava fuori un tacquino con il faccione perplesso di Moratti sulla copertina. :P
LOL, lo confesso, è andata proprio così :D
E comunque io ci avrei messo anche una parentesi graffa nel titolo, che è la mia parentesi preferita.
Thurs
Uhm, posso pensarci alla prossima…
I genitori abitano vicino casa mia, ma io ancora non ho capito dove ^^
Maddai, son cose.
Mio padre si è ritrovato Carla Bruni in prima classe su un aereo per Parigi, un paio d’anni fa.
Ovviamente s’è portata una chitarra come bagaglio a mano.
Ovviamente non l’ha usata.
Chissà perché pensando a Carla Bruni mi sovviene Fiorello.
[se la mettiamo così Dalla ha fatto manovra nel mio piazzale, gné gné]
senti ma io per caso abito anche vicino a como…che..faccio un sopralluogo?…che poi neanche un mesetto fa al ristorante cinese ho beccato la ex vicina del convivente…che era grande ex migliore amica della CONSORTE…
però mica è stata trattata bene (l’amica) da lui
(hehe questo è codice)
M_L (che non c’ho voglia di scrivere)
Malboro, cara, t’accompagno io che qui a Parma ci sono le zanzare e cambiare aria e prendere sano umido lacustre mi fa sicuramente bene. Arrivo.
ci mancherebbe altro!
riferito all’ultima frase.
Far
Eh, pensa se lo incontrassi a Budapest..
Io a Gigi d’Alessio chiederei se gentilmente potesse anche scrivere una seconda canzone, visto non so più quanti dischi ha fatto sempre con la stessa… :-(
Comunque io non ho mai dato importanza al fatto di avere l’autografo di un personaggio famoso… finché un giorno mi hanno chiesto il mio… è una sensazione stranissima, lo giuro, anche perché non avevo fatto nulla di così speciale: avevo partecipato a Saint-Vincent e non avevo nemmeno vinto… :-)
Anche essere riconosciuti per strada il giorno dopo il passaggio in tv è parecchio strano, soprattutto se sei passato su una tv locale e vieni riconosciuto da una vecchietta sul tram mentre vai al lavoro… :-)
Io ci ho sempre il dubbio di disturbare, sarà il mio bisbetismo congenito che mi fa sembrare che tutti rompano i coglioni :)
P.s. Mi fai l’autografo?
Gli artisti, quelli veri, sono certamente costretti a trovare un equilibrio fra il considerarlo un piacere o una rottura.
Per me è stata una sorpresa… :-)
Come essere intervistato, col tizio che voleva per forza farmi dire che il concorso era truccato (e invece non lo era…)
PS: te ne faccio dieci, così magari li scambi con uno chessò, di emilio fede? :-)
Fighissimo, si si, dai.