Zubin Mehta è un paraculo meraviglioso.

Non so, mi andava di titolare omaggiando Mehta, dopo aver diretto per l’ennesima volta in modo ilare il concertodicapodanno quello da Vienna. Così, per dire, avevano messo anche gli intervalli coi ballerini che danzavano in abitino leggero, tra acque zampillanti e rigogliose bordure e fiori. Già, come non ricordare che Vienna è nell’emisfero australe.

Dei capodanni ho ricordi a caso. Tipo, ieri, ho ricordato che ben tre capodanni della mia vita li ho fatti in Trinacria. Uno a Catania, uno a Modica e uno a Marina di Ragusa.
Ma è quello a Catania che lo ricordo sempre con una certa ilarità.
Anzitutto ora vi piazzo la sincera paraculata. A me piace la Sicilia, ma proprio davvero tanto. E ho ottimi rapporti anche coi siciliani. Anche perché il 70% dei clienti dell’hotel era siciliano. Dunque io per due volte su tre fui ospite di persone che venivano in hotel da circa 25 anni. Perché io, insomma, se vengo invitata dopo aver detto alle persone "ehm, sicuro sicuro? io dopo vengo eh?" poi l’invito lo accetto, e dopo ricambio pure. Ce l’ho l’istinto della ospitalità, insomma. Poi è vero che si arriva prima a Parigi che a Palermo, ma è un altro discorso.
Ecco, quella volta eravamo ospiti di gente a Catania. Lui aveva costruito un complesso, poi non ricordo bene ma era quasi come fallito. Però ci aveva la casa in questo complesso, e un’appartementino grosso quanto questo qua mio a disposizione per ospiti o per i cinque figli se scendevano a trovarli.
Ora, lui si chiamava Giuseppe. Ma la moglie lo chiamava Pippo. Lei si chiamava Barbara. Fumava che era una bellezza, e dopo due giorni che era sulla difensiva raccoltò tutta la sua vita o quasi. Ed era una persona molto diretta eh. Fortuna che a noi ci reputava simpatici, sennò non lo so.
Un giorno ci disse che a lei, da giovane, in paese la chiamavano la Lollobrigida.
Tutte le sere ella guardava Telecatania estraniandosi, perché doveva sentire se conosceva il morto del giorno.
Un giorno, ci raccontò, siccome aveva capito che il marito sarebbe andato in ferie con l’amante, fingendo di non averlo sentito rincasare e scambiandolo per un ladro lo prese a colpi di bastone.
Il giorno che mi pare fosse Santo Stefano, a tavola con altra gente che avevano invitato ci disse: "eh, a me l’anno scorso sbagliando mi hanno arrestato per mafia…".
Il casino è che a me venne da ridere. C’era un silenzio tombale e per soffocare il tutto mi buttai giù tutto il bicchiere dello spumante. Il signor Pippo provvide a riboccarlo subito. Minchia, eran dieci anni fa?

Ma il climax fu a capodanno. In un troiaio di gente che non conoscevo [toh, un po’ la storia dei miei capodanni] tutto d’un tratto, dopo gli auguri della mezzanotte e dopo che io vinsi qualcosa come ottanta mila lire giocando a carte (ehm, e si puntavano meno di tremilalire eh) la signora Barbara si affrettò ad aprire tutte le finestre.
"Faccio entrare l’aria dell’anno nuovo".
Sì, ma non era la stessa aria di trenta secondi prima?

0 thoughts on “Zubin Mehta è un paraculo meraviglioso.”

  1. Noi siciliani siamo gente strana ma dal cuore grande.E’ uno dei segni di grande rispetto essere invitato dalle nostre parti,tanto che si suole dire che l’ospite è sacro!

    Poi può anche capitare di trovare dei matti,ma almeno ci si diverte!

    auguri di buon anno

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