Avrei potuto contare i cammelli.

Io ieri sera non avevo molto da fare e quando è così a me capita di pensare e tanto.
Così, mentre mi rigiravo nel mio letto pensavo a una vacanza di quelle che si facevano a novembre, coi genitori.

Così, dacché avevo girato sul concerto di Bocelli, dicendo "io ‘sta canzone ce l’ho in testa, mi sa che è del ’94" mi son ritrovata a cantare Il mare calmo della sera senza neppure ricordarmi di averla imparata. Dopo che mi sono sorpresa di essere un incrocio fisicomentale tra Paololimiti e Floradora (nel senso, sono un cencio, ma coi capelli rossi) non potevo smettere di tenere acceso il cervello.
In realtà non sapevo dove si spegnesse.

Ansomma, di qua ricordo solo due cose: eravamo in Tunisia ed era ancora vivo Craxi. Nelle mie cose le date non le ricordo.
Però ricordo il nome dell’hotel, Molka, aveva un paio di piscine. Piene di tedeschi. Aveva l’accesso alla spiaggia, nella zona industriale di Tunisi. Però c’erano un paio di cammelli per i turisti. Io ricordo che ci ho una foto sopra e ci sono arpionata come se mi ci fossi cinta addosso. Una zecca sull’animale. Avevo paura, cribbio, e le foto posate m’han sempre dato noia. Ma ero piccola. Dopo mamma legge e mette l’età, state tranquilli (che di solito le ricordo solo io ‘ste cose….)
Mio padre poi mi pare che cambiò agenzia viaggi perché il suo amico stranamente fallì.

[in realtà questo post è lungo e noioso, voi arriverete fin qui poi commenterete dicendo "auguri!" e via andare. Io non festeggio, ché il periodo non lo permette, però vi ringrazio. Quindi restate fin qui, o a meno che fate f5 un paio di volte al giorno dappertutto e così sto post vi da soddisfazione.]

Non ricordo esattamente cibo, viaggio con Air Tunisi eccettuata la voce era una carretta e se non mi son schiantata lì non succederà mai più, la città di sidi bou said (ricordo la cartolina, non ricordo una fava di quelle cose con le piastrelle azzurre, a meno che ci fermammo lì a prendere un té, boh). Ma da quel viaggio compresi che i viaggi con gite organizzate sono il Male.
Di quel viaggio però ricordo alcune cose. Che mi ammalo dopo sei ore nell’acqua fredda nella piscina in mezzo ai crucchi. Che feci la mia prima foto con la canon reflex di papà, proprio lì all’ingresso dell’hotel. Che imparai a giocare a biliardo. Che vidi Cartagine inteso come sito archeologico.

L’ultima cosa fu una figata.
Il direttore del Museo, grosso suppergiù 200mq, all’epoca un po’ un magazzino assolato coi reperti messi un po’ come noi si mettono le bici in garage, era un ganzo. Aprì un po’ tutte le urne cinerarie e era contento a mostrarmi le ossa e varie cose che c’erano dentro. Ora, a me non è che interessava, ma non sapevo come dirglielo visto che boh, era tipo il baubau alto e con due mani che parevano due escavatori. Sicché mi nascosi dietro a papà, ché pure lui in quanto ad ante è ben fornito e via.
La cosa positiva è che mia mamma scoprì che il sarcofago del sacerdote, ubicato a Tarquinia, in pratica era una produzione in serie. Cambiava soltanto la cassa sotto, nel senso del dipinto.

Poi scorrazzammo nel sito archelogico.
I romani, in simpatia, dopo le guerre puniche, vi gettarono il sale per non far ricrescere più nulla (ma l’esperto è l’amiciccio, ché ste cose le ha studiate. Io fingo di studiare altro). Mi ricordo lì la zona dove facevano riti (tra cui sacrifici umani) e da lì, mi è venuto in mente Attilio Regolo.
La propaganda romana era meravigliosa. Magari tutti voi ricorderete della botte ma non dell’abbacinamento, forma di tortura meravigliosa ché però tutte le volte mi fa quasi svenire.
Poi per alcuni secondi, ieri, mi ci son sentita come Regolo. Lì, nella mia botticella, a rotolare dopo che mi hanno spinto giù. Ma tanto.
Ché invece poi tutti erano interessati alla villa di Craxi.
C’era una signora che parlava di questa villa tutta circondata dai gelsomini. Ché poi i gelsomini di lì li rivendevano i ragazzini, lì alla fermata dei bus dei turisti, lasciandoteli in mano. Fiori su stecchini.
Poi c’era il suk. Da cui io ho ancora un paio di fragranze oleose [il tarocco di Anais anais] e il cappellino tipico, fucsia, che ormai non mi sta più dacché mi è cresciuto il cranio.
Pensate, voi, a che si pensa eh.
[poi mi son cullata coi miei dolori e son stramazzata sfinita a dormire]

0 thoughts on “Avrei potuto contare i cammelli.”

  1. >Il direttore del Museo, grosso suppergiù 200mq

    eh, io ci ho dei problemi dentro il cervello: ci ho messo un paio di secondi a mettere a fuoco che non stavi parlando di un direttore iperbolicamente grasso. (auguguri)

  2. Se uno ti dice buon natale è buon natale anche se non è buono veramente.

    (perentoria & autoritaria, così mi piaccio.)

    sporad

  3. ho superato il fin quì..beh di pensieri ne passano..e ene restano tra le cose toccate con gli occhi della fantasia, che raccolgono gli specchi di questa realtà cangiante..bel racconto denso di osservazione..

    un augurio

  4. Nel senso che volevo dire: proprio perché non è veramente un buon Natale te lo auguro; però non l’avevo scritto così e ho pensato non si capisse

    sporad

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