A volte l’arte moderna mi lascia vagolare la mente verso constatazioni becere che riflettono la mia origine tosca. Ma lo stare a settentrione mi fa riassumere tutto in una faccia che riflette il concetto: "…".
Non vi dico cosa ho pensato, ma questo è il "Levianthan Thot" di Ernesto Neto al Pantheon di Parigi (messo lì nel posto dove Foucauld ci mise il pendolo per il suo esperimento).
Però lo pensate anche voi, eh? In realtà ho pensato anche a cose citologiche e mediche…. vabbè, deformazioni.
Non al Leviatano dico.
Le installazioni di Neto mi lascian sempre un po’ così, signora mia.
le ho già viste alla Biennale arte di qualche anno fa (credo il 2001). i cosi erano riempiti di spezie. che poi fossero dello stesso tizio nn mi ricordo (molto probabile che sì).
io ho pensato a stalattiti giganti di moccio.
Esatto, il trionfo del muco, intitolerei io.
A me pare una colossale caduta di palle il che, se non altro, rispecchierebbe molte cose odierne O_O
Non capiro’ una ceppa, ma lo trovo orrido °°
Ho pensato anche a quello (vediamo se le cogliete tutte, vah)
IO comprendo la versione moccio, ma se proponessi SCAMORZE, aggiungerei un po’ di poesia?
Amaracchia
No, hai beccato l’altra opzione (vedi specie scamorze nella foto 2)
Decisamente inquietante ! :-/
artyfarty: decisamente meglio, il pendolo.
Albe: eh…
fighissimo neto e anche sto blog …complimenti
…
Grazie :)
Le opere di Neto sono sottili membrane attaccate al soffitto che si allungano giù nella stanza e generano figure quasi organiche. A volte queste sono riempite di spezie profumate e formano una sorta di funghi giganteschi o di enormi calze, a volte generano molli sculture che l’osservatore può utilizzare attraverso piccole aperture nella superficie. In altri casi Neto genera labirinti spaziali fruibili in una interazione tra il lavoro e il pubblico. L’arte di Ernesto Neto è un’esperienza sensuale che rimanda ad associazioni con il corpo e con qualcosa di organico. L’artista descrive il suo lavoro come un’esplorazione e rappresentazione del paesaggio del corpo dal di dentro. È importante, per Neto, che il pubblico interagisca attivamente con esso e che avverta fisicamente il suo lavoro utilizzandolo, sentendone l’odore e toccandolo.
Non mi dirai che non l’avevi notato?
Infatti, a me, visto che a volte me lo scordo, tutta l’opera mi ricorda il tubo digerente.
Sai come è, col mio ci ho un rapporto stretto.
http://fuffa
[..] Scio nihil scire. [..]
Sacche marronaie, nient’altro.
a me, l’arte moderna, in particolare questa, fa cagare.
Uh, e dire che molti ci muoiono per l’arte contemporanea…….
Eh…