Scio nihil scire.

A volte l’arte moderna mi lascia vagolare la mente verso constatazioni becere che riflettono la mia origine tosca. Ma lo stare a settentrione mi fa riassumere tutto in una faccia che riflette il concetto: "…".
Non vi dico cosa ho pensato, ma questo è il "Levianthan Thot" di Ernesto Neto al Pantheon di Parigi (messo lì nel posto dove Foucauld ci mise il pendolo per il suo esperimento).
Però lo pensate anche voi, eh? In realtà ho pensato anche a cose citologiche e mediche…. vabbè, deformazioni. 
Non al Leviatano dico.
Le installazioni di Neto mi lascian sempre un po’ così, signora mia.

0 thoughts on “Scio nihil scire.”

  1. Le opere di Neto sono sottili membrane attaccate al soffitto che si allungano giù nella stanza e generano figure quasi organiche. A volte queste sono riempite di spezie profumate e formano una sorta di funghi giganteschi o di enormi calze, a volte generano molli sculture che l’osservatore può utilizzare attraverso piccole aperture nella superficie. In altri casi Neto genera labirinti spaziali fruibili in una interazione tra il lavoro e il pubblico. L’arte di Ernesto Neto è un’esperienza sensuale che rimanda ad associazioni con il corpo e con qualcosa di organico. L’artista descrive il suo lavoro come un’esplorazione e rappresentazione del paesaggio del corpo dal di dentro. È importante, per Neto, che il pubblico interagisca attivamente con esso e che avverta fisicamente il suo lavoro utilizzandolo, sentendone l’odore e toccandolo.

    Non mi dirai che non l’avevi notato?

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