You're a memory from before, Please don't let me forget you.

Parlare di aver digerito due album, nel giorno di Pasqua ha un che di paradossale. Macchecivoletefa’.
 
Editors, foto di PeppermintNicoleAnziché parlare di Counting Crows o Duffy così vi si parlerà che finalmente ha bussato ai neuroni Our love to Admire degli Interpol (alla buon ora? ehm, beh, coff. Sarà che le vicende mie e di Banks negli ultimi mesi andavano a sovrapporsi e non ci sopportavamo, noi del 3 maggio) e anche son riuscita ad ascoltare tutto An End has a start degli Editors, in tempo in tempo per il concerto tra una settimana (sì, la notizia è che stavolta glielafo ad andarci. O meglio: ci vado anche con le grucce, la bombola d’ossigeno o le flebo se abbisogna. Più verosimilmente dovrò farmi di redbull, ma per un concerto questo ed altro)

[ciao mamma! non preoccuparti!]

Come nella più buona tradizione dei miei incontri andati bene non ricordo benissimo come sono impattata sugli Editors. O meglio, dovrei sfogliare lo sglaps indietro, perché molto probabilmente l’ho scritto. Fattostà che mi pare sia il mio terzo gruppo più ascoltato su Last.fm, il secondo ancora in attività e senza un leader omicida che ascolto di più. Insomma, dopo i Muse il secondo ascolto massivo compulsivo è rappresentato dagli Editors. Perché? Boh.

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C’è un qualcosa che nella loro musica che il mio cervello riesce a riconoscere come giusta e famigliare. Le mie strutture mentali son così, incasinate. Anche per capire come si deve camminare prima devo razionalizzarlo, fate voi.

An end has a start è un disco tristhe. No, aspè, non sfrantumacoglioni, diciamo quel trishte che fa dark e riflessivo. La storia del mio ultimo anno, visto che sono un po’ una marasca nello sciroppo della sfiga. Quindi come vi dissi fin dall’inizio ogni lirica, ogni nota e parola cantata da Smith e qualsivoglia schitarrata di Urbanowicz mi sembravano così vicini e così prossimi a una sorta di colonna sonora della vita. Bon, ma analisi migliori le fanno giusto in posti come questo. Io invece voglio rinfrescarvi un po’ la memoria pescando le canzoni dal live acustico a MTV.

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Bones: una delle tracce più notevoli dell’album, echi U2, gran prestazione alla chitarra di Chris. Una canzone che poteva essere benissimo un singolone radiofonico da passare e ripassare senza stufare.

Bullets: prima canzone in assoluto pubblicata dagli Editors. Secondo me in rilettura acustica perde un pochino, ma sarà anche perché l’ho sentita troppe volte.

The racing rats: Il pezzone dell’album. A me sinceramente piace anche When anger shows, per via della voce quasi neniosa di Tom nel pezzo e per l’interazione con il piano, ma The racing rats è sicuramente il pezzo liricamente più ganzo e musicalmente più smuovi-il-culo coniugato assieme. Mi piace, mi piace e mi piace anche in acustico.

Smoker outside the hospital doors: singolo di apertura di An end has a start. Video girato a Praga, dopo che si erano accorti che in UK costava troppo. La frase ivi contenuta è una delle più belle figure retoriche sentite negli ultimi tempi: "la cosa più triste che abbia mai visto sono i fumatori fuori le porte dell’ospedale". Pensando che sovente sono i sanitari… ehm.

Munich: beh, sicuramente la canzone che porci, cani e ascoltatori di italiaUNO! conosceranno perché usata in molti promo. Sarà passata anche in radio? che ne so, mica l’ascolto. Risulta sempre bella.

An end has a start: Fu la prima canzone che mi colpì nell’album, a livello contenuti. In pratica parla del ciclo della vita, delle cose che iniziano, della nascita, e della fine e quel che finisce. Uno dei 5 pezzi più belli del cd. Io alla fine do ragione a Smith che dice che il loro intero potenziale non si è mai espresso in un album, infatti unendo i primi due viene un lavorone…

All Sparks: credo che sia il pezzo che abbia ascoltato di più. Ci sarà un perché. 

Per chi vuole anche c’è il podcast di Radiosglaps con susseguente puntata acustica (e siparietti pseudocomici involontari). Ringraziamo l’ottimo numero di ascoltatori pasquali e la consueta animazione in chat (che mi ha fatto molto ridere, ecco).

[Per la prima foto da Flickr si ringrazia Peppermint Nicole]

0 thoughts on “You're a memory from before, Please don't let me forget you.”

  1. Ma vai venerdì all’alcatraz a Milano oppure al velvet di Rimini?

    mumble, io andrò a mediolanum per vicinanza varia, qualcuno mi disse che suoneranno gli Interpol più avanti nell’anno? Forse a Ferrara?

    Comunque, che ne dici di The Weight of the World?

    Abbracci e saluti musicalmente vicini :-)

    Desmentera

  2. Evviva Tom Smith e i suoi compari, perchè loro più degli Interpol rileggono al meglio lo spirito della wave inglese già reso famoso Dai Joy Division ormai quasi tren’anni fa…(Closer)

  3. infatti ieri ho trovato un concerto di Leonard Cohen ma, oltre al fatto che è a Lucca e che costa un botto, sono sicura che nessuno dei miei amicici voglia venire. solo che mi fa troppo voglia. oggi ho passato tutto il pomeriggio al lavoro a cantare So Long Marianne con la mia bella vocina aggrazziata… ehm! voglio andàààà!!!

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