Ci deve essere qualcosa che dia la fortuna di nascita, in Pannonia.

Oggi parleremo di Ignác Fülöp Semmelweis.
Chi era? Uno ungherese, che nacque a Buda, studiò a Pest e poi andò a esercitare a Vienna.
Ah, sì, incidentalmente era un medico. Anche se parliamo di medicina della prima parte del 1800, quando ancora il barbiere era chirurgo e quelle cose lì, ancora dei secoli prima che ci si portavano avanti. Cosa che le sanguisughe a momenti erano cose molto trendy e anche moderne.

Semmelweis andò a Vienna. Lui operava lì nel settore maternità-ginecologia. Settore che ha sempre tirato tanto perché non è che i bambini nascono da sotto il cavolo o con la cicogna. Ma in un modo che potrebbe anche traumatizzarvi, se non ve l’hanno ancora spiegato. Quindi non starò a parlarvi della sinfisiectomia nel caso che il bimbo non riesca a passare da lì.

Insomma lui si accorse che in questo istituto diviso in due padiglioni, che per comodità chiameremo Padiglione I e Padiglione II succedevano cose: nel Padiglione I, dove operavano medici e studenti di medicina, c’erano più morti che in guerra. Nel Padiglione II, dove c’erano le ostetriche, non moriva nessuno più del normale, diciamo. E allora si moriva eh, anche per una scorreggia d’acaro, per dire.
Ma quale era, quindi, il differenziale tra i due padiglioni, che erano separati solo da un muro?
Ecco: il personale.

Scoprì cose tipo che ecco, i medici prima di andare ad assistere malati si facevano un giro in sala settoria, spippolavano un po’ coi cadaveri, sezionavano e poi tac: andavano là e mettevano le mani nei posti dove non batteva il sole. E poi stranamente giù le donne morivano di febbre puerperale che non si spiegava eh.

All’Ungherese venne l’idea che tutti coloro che entravano nel Padiglione I sarebbero stati obbligati a lavarsi le mani con una soluzione di cloruro di calcio. A questo aggiunse la disposizione che tutte le partorienti cambiassero le lenzuola sporche con altre pulite. I fatti gli diedero immediatamente ragione. Solo che mica gli stava bene ai medici (specie lì a Virchow) di essere considerati untori e di far spendere soldi inutilmente nel cambio delle lenzuola. Sia mai. Poi era ungherese e nazionalista. Quindi gli fecero Raus e ‘sto poraccio si depresse.

E non se lo cagò quasi nessuno. Solo dopo Pasteur disse che insomma, c’era sto trasferimento di batteri della putrefazione che non è che fosse una botta di salute. Che bello, il riconoscimento dopo morti. Uh, sì. Consolante.

Quindi lavatevi le mani dopo che vi grattate la roba in mezzo alle natiche. La morale è questa.


0 thoughts on “Ci deve essere qualcosa che dia la fortuna di nascita, in Pannonia.”

  1. Ci raccontarono la stessa identica storia a lezione di igiene, l'anno scorso. Ricordo che rimasi molto colpita, perchè delle pratiche che a noi sembrano comunissime (come il lavarsi le mani per evitare di infettare qualcuno) all'epoca non veniva neanche presoeconsiderazione. Oggi se un medico non si lavasse le mani dopo aver fatto un'autopsia verrebbe quasi radiato per negligenza :-P
    Povero medico ungherese…molti, anche se dicono cose giuste e sono milioni di anni luce avanti rispetto ai proprio contemporanei, non vengono minimamente presi in considerazione…
    Kira

  2. beh d'altronde c'è tanta gente che dice – che puzza !- e non ha fatto altro che darsi una grattata prima di esplorare le cavità nasali…
    F

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