Cheppoi arrivi l'ultimo giorno in pieno mood macheccefrega, macheccemporta.
In realtà ho strani ricordi sparsi di questa giornata. Momenti di scazzo e momenti yuhu. Non so esattamente coniugarli infatti. Fortuna che c'è il piccolo simpatico libricino che ricorda chi ha suonato, fortuna ci sono ancora i fantastilioni (ma no, solo un migliaio) di foto che ho scattato nei vari giorni. E quella cosa che la macchina fotografica mette anche gli orari è tanta roba eh.
Ricordi prima lavoropersonalirotfl: avevo chiesto alla xl l'intervista ai Friendly Fires. Confermata. Solo che non avevano avvertito nessuno. Fortuna che la persona che se ne occupava già la conoscevo dall'anno scorso quindi in un oceano di scuse e con la mail della conferma sullo smartphone (mh, ora capisco perché questo telefono continua a riavviarsi) sono riuscita a farla in backstage. Diciamo che personalmente è un'esperienza che mi ha portato ad essere molto ferma quando ho un qualcosa in mano/sono dalla parte del giusto: una volta per il quieto vivere stazionavo sul "oh, vabbè, sticazzi". Ora (sì, lo so, sembro una di quelle famiglie a cui tatalucia dice "ma vostro figlio non deve razzolare nel fango" e invece gli da un giuoco in mano sul tappeto) tengo ferma le mie posizioni. Serve molto. Infatti però dopo l'intervista con Edd dei Friendly Fires (complimenti alla sua mamma) e quella con Carl Barat in backstage mi sono rilassata. Mi da noia avere fastidi "per intervistare". C'è da dire che poi il tour manager di Barat è la persona più, perdonatemi l'inglesismo, easy del mondo: gli ho mandato un sms dicendo che ritardavo e mi ha detto che non c'era problema, e mi avrebbe chiamato. Quando l'ho visto in backstage anche lì era accomodantissimo. Ce ne fossero.
Torniamo indietro.
Arrivo con calma, relativa, e suonano i Jack Beauregard. Bravini, non eccelsi. Berlinesi, attivi dal 2006, indietronici. Bella musica da ascoltare con il bicchiere in mano. Non posso dire la stessa cosa di Mimi, sul green stage: l'artista più mediocre che abbia visto, specie per le caratteristiche vocali. Provo ad ascoltarla ma alla seconda canzone mi stanco. E niente, mi preparo quindi per Anna Calvi. Anna piazza cinquanta minuti di set con una performance vocale notevolmente migliore alle due volte precedenti in cui ho avuto il piacere di vederla. Tornerà in Italia il mese prossimo con tre date. Io vi consiglio di andarla a vedere, perché è davvero notevole sul palco. Gran voce, grande interazione con la chitarra che diventa proprio una sua estroflessione (da segnalare, anche il chitarrista a rimorchio di alcuni pezzi)
Poi la sorpresa: non conoscevo gli Hadouken! e invece spaccano abbestia. Un punk elettronico, una roba che la gente col caldo alle 3 di pomeriggio pogava. E io lì tra la bocca aperta e il porcamiseria che figata e il oh, bella lì. Non so spiegarvi bene, ma sono in completa fissa per loro e vi consiglio di recuperarli, se volete.
Da lì si apre il mio breve hiatus in backstage (dove ci sono le redbull gratis, tipo quella al lampone) dove prima intervisto Edd dei Friendly Fires e Carl Barat. C'è da dire che Barat mi ha fatto molto ridere: prima ha cercato la toilette in modo febbrile, poi ha fatto l'intervista con un tipo di ORF. Poi vagava a caso e poi mi ha salutato, si è acceso una sigaretta, mi ha sventolato la mano avanti per cacciarne il fumo chiedendo scusa e ha inizialmente chiesto scusa se fosse troppo colloquiale nell'intervista. Un fulminato, però a modo.
Perdo un po' tutti i K's Choice e mi concentro di più sui Panic! at the disco: davvero bravissimi. Si sente molto nei virtuosismi di Brandon che i Muse sono stati una delle loro ispirazioni. Per il resto suonano davvero bene e sono davvero bravi. Suonano un po' debolucce solo le nuove canzoni, ma diciamo che il pubblico carampunico giovane se lo meritano tutto [a partire dai cartelli "Brandon I'm 18"]
Poi Friendly Fires. E' un gruppo che adoro, e quando ho visto a San Siro dai supporto ai Muse (cristo, un festival senza Muse e riesco a metterli in mezzo uguale? patologico) credo conoscessi io e altre 100 persone. Ottimi pezzi e tanta voglia di ballare. Avete presente i !!!, no? Beh, i Friendly ne riprendono le mosse smorzando il tutto in salsa brit. Se vi piacciono quindi i mattacchioni della band a schiocco di lingua vi piaceranno anche i Friendly Fires. Li potete recuperare a fine mese qui in Italia.
Stessa cosa: poi suona Carl Barat, ed è molto godibile. Un ottimo album solista, alcune canzoni dei Libertines. Buon set, che ci porta al tramonto.
Sull'altro palco invece i Ting Tings iniziano a scaldare la gente. Si nota proprio la marea umana zompettante. Dopo di loro infatti ci saranno anche i Rise Against (molto meh dal vivo, altalenanti pur essendo una band assolutamente solida, ma che non riesce sempre bene a esprimersi nella serata) e poi i Foo Fighters. Io il concerto dei Foo Fighters me lo ricordo a spezzoni, è che lo aspettavo da troppo. Quando aspetti una cosa da troppo poi non ci capisci più un cazzo, specie se arriva alla fine di tutto dopo due giorni tutto sommato fighi. Ci hai le emozioni legate alle canzoni, tutto messo insieme che dici boh, guarda te, ci ho Dave Grohl a tiro manco cento metri e io sono qui a urlare le canzoni e boh, cazzo, boh. Bel set, bell'intermezzo voce e chitarra su Wheels (non pensavo la facesse) e un ricordo a chi è rimasto ucciso al Pukkelpop. Tante belle cose, che vi intramezzerò gettando un dubbio: quando Dave parlava, e lo ha fatto spesso, tutti gli austriaci sembravano capire. In realtà molti non capivano un cazzo di nulla, dell'inglese, un po' come da noi. Quindi noi di questo ridacchiavamo. Però in tutto questo boh, c'era iddio che cantava sul palco e noi lì che mah, non ci capivamo più nulla.
Sull'altro palco suonavano sempre a chiudere il festival i Chemical Brothers. Di cui si sentiva l'unz tunz nelle pause. Che infatti dopo hanno twittato "good night vienzzzzzz…" Chissà come mai.