Poi se questa cosa diventasse anche una professione sarebbe una figata assurda.

Interview with Sparrow and the WorkshopCi ho questa fortuna qui del poter andare a intervistare le genti che fanno musica, anche se non è davvero un mestiere, o perlomeno non lo è sempre perché il mestiere è quando -sebbene sia anche una fame o la stessa cifra che prendono i bimbi per cucire palloni- ti pagano. Diventasse una delle professione sarebbe una cosa fighissima, anche se avrebbe tanti rovesci della medaglia perché non potresti sempre trattare della gente che ti interessa.

Ma facendo il consueto passo indietro dopo un'inutile cappello introduttivo.
Sabato sono stata al Covo, dove quest'anno pare che non potrò andare spesso perché non sono di una testata importate, ad intervistare gli Sparrow and The Workshop, che sono un gruppo indiefolk con base a Glasgow ma di composizione varia (lei è irlandese cresciuta in USA, a destra il batterista è scozzese, a sinistra il chitarrista gallese). E sono bravi: avevo colpevolmente saltato il primo disco (e quando glielo ho detto me l'hanno regalato facendomi le dediche) e quando mi hanno mandato il singolo da ascoltare sono rimasta totalmente folgorata dalla voce di Jill in primis. Poi mi sono innamorata del cd. Spitting Daggers è un gran bel lavoro, con una grande carica dentro. E fanculo ai critici che si sono sprecati per scrivere che loro faranno all'indie folk quello che gli Strokes hanno fatto al rock. Non ci sono paragoni da fare: ti prendono.

Dall'altra parte, oltre l'intervista, appena finiti i 30 minuti in cui chiunque ci è passato vicino e urlava sebbene vedesse che stessimo registrando (sic) mi han chiesto se volessi salire nel piccolo backstage perché altrimenti avrei preso freddo. E se volevo da bere. E poi abbiamo iniziato a parlare. Davvero di tutto, con una confidenza da amici che si conoscono da parecchio. Del loro viaggiare da soli sul van per tutta Europa e delle distanze kilometriche coperte ("noi domani andiamo a berlino" "con la macchina, e guidate voi due…" "sì sì, ma ci dormiamo solo" "oh, meno male perché dio, saranno 1300 km da qui!" "il giorno dopo poi suoniamo a Copenhagen la sera" "…ah") e boh, davvero di tutto. Poi il grosso problema è stato sia spiegare la Mafia (ma lì, dopo anni di siciliani in albergo so storicamente tutto) nonché ecco Berlusconi. Lì è stato un po' un problema: non linguistico ma ecco, un po' di tutto. Ecco. Perché come spieghi una situazione che non capisci bene neppure te?

Nonché gli voglio ancora più bene perché sia conoscono Parma ("ma certo, da dove viene il prosciutto!") senza che abbia dovuto spiegare robe strane nonché anche Jill mi ha detto che quando è andata in america la sfottevano per la sua erre. Ecco.
Insomma: gente dall'ingegno vivo, che ci piace quindi.

A voi non vi resta che ascoltarli. Domenica comunque ne parliamo ampiamente.

[poi anche tutto il resto delle interviste va qui: un podcast più votato di quelli Rai. Incredibbbile: e io che devo fare ancora le marchette sul blog per pagarmi la benzina]


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