La rilettura musicale della lambada però fa rivomitare i ceci di Natale.

Sempre per la serie “concerti di cui non devo parlare perché tanto non è che mi han cagato lavorativamente” c’è quello di Jennifer Lopez a Bologna. Uno di quelli organizzati così bene che il palco era piccino (luci della madonna, ma al confronto di quello dei Radiohead sembrava una cosina rimediata come quello che fecero qui per il concerto dei Jon Spencer Blues Explosions, che infatti non poterono suonare dacché non c’era la copertura antipioggia ed erano a rischio scintille come un concerto dei Beatles negli anni sessanta) e i bagarini fuori facevano i biglietti a metà prezzo. Che era quello ragionevole eh, 25 euro anziché 50 diciamo che ci stava da dio. Ma ecco, su, fate quelli che tengono il prezzo così io per i concerti buoni mi devo svenare.
Jennifer Lopez live at Unipol Arena
 

Comunque. Che dire di Jennifer Lopez fa bene a limonarsi uno più giovane e abbastanza figo. Che magari ci arrivassi io a 46 anni in quel modo. Che non è poi così cagna a cantare e recitare. Poi comunque è una ballerina fantastica. Certo che se le canzoni precedenti non erano la cosa più bella che il soulpop potesse darti quelle nuove (dall’inno-fiat-Papi) fan cagarone. Soprattutto Get on the floor, o come si chiama, che è la sua rilettura della lambada. Che all’inizio canta in ispagnolo. Insomma. Boh. Posso dire che però nel suo campionato a quelle più giovani je magna ancora in testa. Brava: o donna dal culo latino come tutte noi.


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