[che si debba fare sezione per i Kasabian a parte? Mh. Come i Muse, nah]
Eppure è una cosa che uno non ci fa caso quando gli capita ma è una fortuna: tolti i primi cinque minuti iniziali in un’intervista con Tom Meighan, durante i quali deve risuonargli detto da altri “ti prego Tommeh, non dire minchiate, ti prego”, dove lui è inizialmente tesissimo un po’ come se tu stessi per chiedergli il catabolismo della bilirubina dopo si lascia andare talmente tanto che ti racconta i cazzi suoi come se foste al bar e non fosse una conversazione pseudolavorativa (io giornalettaio e tu musicista), ma come proprio tra alcolizzati al bar.
Beh, con me, del resto.
[però dicono che con me sono belle chiacchierate, che rilasso molto pur essendo competente. Che faccio: emetto parcella?]
Sebbene avessi l’interesse di ascoltare Pizzorno (non solo per la cotta da quindicenne che mi porto, ma perché dopo un anno di uscita dal disco mi interessava chiedergli anche della collaborazione con Noel Fielding e simili) viste anche le sue tenere uscite sul mezzo di comunicazione chiamato twitter (disse sull’andare a cercare se parlassero male di loro “Why would you want to see someone in their pants, who obviously fucking hates you, call you a cunt? You’ve got to be mental to do that. You might as well go into a dungeon and get fucking whipped.” A volte vorrei capire se è naive o se ha una sua dimensione, e prima o poi lo scoprirò. Forse. Se Sony vuole. Ma la vedo malissimo. Ciao amici di Sony.) l’idea di un’intervista con Tom mi mise un’ansia terribile, proprio perché non sapevo dove si poteva andare a parare.
Un po’ come è successo da me nella mia intervista (tiè, la prima certificata) anche stavolta Meighan si è dichiarato padreh (la compagna ha dato alla luce una bimba, forse ora capite anche lo slittare di qualche dat… ops, ho detto una meighanata) e che il prossimo album dei Kasabian si chiamerà Trial by Stone: pare che Sergio ha già pronto un numero indefinito di canzoni (prima dice otto, poi dieci, poi trenta) già pronte e sono a base di elettronica e drum machine. Non è una novità dopo che l’abbiamo visto spippolare col synth sempre più spesso ai live. Comunque poi l’intervista intera sbobinata esce domani.
Ma la cosa principe, cardine, quella che gli attirerà fama e spilloni dai bimbominkia è stato sparare sugli One Direction. Quindi se il nostro Chris Wolstenholme dei Muse da bravo papà ha accompagnato la prole a un concerto di Justin Bieber direi che Tom Meighan colcazzocheporta la figlia in futuro a concerti come dire… easy pop?
“It’s frustrating when you see five little d*cks like that take over America, it’s horrific but you’ve just got to get on with it. They’re a boyband for God’s sake and there will always be room for boybands,” Meighan told Gigwise. “They’re kids. Let them eat the candy.”
[io devo accontentarmi solo del suo odio cieco verso Capello. Perché non ho pensato a una cosa simile da chiedergli? porcazozza.]
L’altro bimbo nostro (quello cresciuto in altezza e con la nutria sulla testa) invece si dedica alla beneficienza cor carcio, col progetto soccer aid. Del resto, entrambi giuocavano al pallone. Ma la cosa che fa molto ridere è vederlo in squadra con Gordon Ramsay e Van der Saar. Insomma: con tutti pallonari falliti. Ehm.

Complimenti comunque all’arbitro se lo farà giocare coi collanoni della Westwood e i bracciali, visto che da regolamento nun se pole.
[lui come babbo forse ci riesce meglio: dice che quando racconta al bimbetto che ha chiamato Ennio, come Morricone, le fiabe gli fa anche le vocine. Le fiabe, al letto col bimbo, le vocine dei personaggi. Cosa che se lo vedessi mi si accenderebbe l’istinto materno in un frammento di secondo, diobono]
Dall’altro canto ricollegandoci invece al musicale stretto: il nuovo singolo sarà Switchblade Smiles (eeeeh? non era la canzone di lancio di Velociraptor? sì. Ma allora perché? Boh, dillo a me che l’avevo anche indicato come singolo dell’anno straniero quando me l’han chiesto, che figura ci faccio) che uscirà tipo nei giorni delle date italiane. Nonché per noi italiani ci sarà la giuoia della bellissima collaborazione, inclusa in una versione italiana esclusiva del disco, dell’altro artista Sony chiamato J-Ax per Man of simple pleasures. Che se riuscirò a perdermi mi dispiacerà così tanto che boh, mah, come farò?