Un po' a me Lana del Rey faceva tenerezza e volevo capire perché.

Povera piccina. Piccina perché alla fine ha quei tre anni meno di me e quindi sapete come è, sebbene in tutti i Paesi del mondo al di fuori del mio -l’Italia- dopo i 25 anni si diventa maturi in diverso grado, fino alla fermentazione. In Italia fino ai 45 siamo giovani, quindi per me la venticinquenne Lana Del Rey è una bimba, alta e cresciuta sì, ma una bimba. Che ora suona ovunque, viene ben presentata per la sua immagine glamour ed è stata apprezzata per quei modi un po’ retrò. Facendola breve per quanto riguarda la musica.

Bellina, educatina, dalla voce profonda forse ancora non ben assestata. Ma di certo qualcosa di nuovo nel panorama delle mode musicali mainstream. Di certo a me è molto simpatica, proprio dal lato umano, a pelle.

Gliene dicono un po’ di tutti i colori alla povera Lizzie. Figlia di papà, donna la cui immagine mediatica suggerirebbe la pedofilia (meh) donnina che ora si accompagna un po’ ad ogni cantante sprovvisto di buon gusto nell’estetica come l’onorevole reverendo Marylin Manson e soprattutto Axl Rose. Non so che altro, perché un po’ perso il conto e mi ero focalizzata sulla musica, perdonatemi.

Io, da donna, quando l’ho vista esibirsi da Letterman, perché voi non lo sapete ma in uno dei canali della tv italiana lo show americano viene sottotitolato e messo alla mercé di colui che non capisce l’humor di oltremanica. Un giorno devo provare con mia nonna.  Dicevo, io da donna, quando l’ho vista esibirsi da Letterman sono solo rimasta ipnotizzata dalla sua manicure, forse un po’ fuori dai miei canoni estetici.

Sì, noi donne siamo acide su questo. Mi pare che le doppiepunte stessero bene.

Fu una esibizione dignitosa, perché invece quella di gennaio, dove la mandarono un po’ allo sbaraglio al Saturday Night Live, proponendo al pubblico il singolo Video Games e Blue Jeans, la buona Juliette Lewis, sintonizzata in quel momento sulla NBC decise di scrivere su Twitter, acida come tutti noialtri: “Wow, guardare la ‘cantante’ al SNL è come guardare una di quelle dodicenni nelle loro camere da letto quando pretendono di cantare ed esibirsi.”

Povera Lana.

Da lì l’hanno tenuta protetta in showcase e hanno deciso che non era pronta a spiccare il volo, mettendoci l’etichetta “usciamola ad Aprile, almeno la vestiamo anche meno”. Povera. Anche perché tutti a vederla lì come un prodotto, un qualcosa di commerciale, una costruzione cavata fuori perfettamente da un progetto ben delinato.

E lì allora i blocchi in contrapposizione: come sarà Lizzie, o ma io l’ho intervistata ed è graziosissima, ma secondo me quella voce sbadigliata e annoiata è fastidiosa, etc etc. E la sottotraccia: vedete? Nessuno le è indifferente. Non stiamo parlando di me.

Da lì tutti a formarsi per forza un’opinione. Ma noi vi diciamo qualcosa di altro che era sfuggita a tutti i giornalisti: anche perché non sanno davvero di cosa potremmo parlare. Mentre io sì.

[Tié]

Tipo che nel 2009 lei postò sulla pagina facebook di Jimmy Gnecco, YAYO (!) che pare una canzone ispirata a lui, o perlomeno alla di lui toponomastica dei tatuaggi (ehi, spesso è stato a torso nudo, se cercate su youtube. Che non emergano strane idee, perché molti americani con cui ho parlato e intervistato sembra che abbiano avuto paura di qualunque contatto fisico. Neppure i norvegesi.)

E lei pucci si firmava come Lizzy ancora.
[e io mi stavo affettando credo su Mercy che so terribilmente a memoria e mi piacerebbe sapere anche lei se]

[pensate la scena:

Fran: “ciao Lanadelrey, ho alcune domande ma la prima è sta cosa di Jimmygnecco. Secondo me una versione sbadigliatamaconpiùpathos di Mystery ti verrebbe bene… me la fai?” o “Hai mai chiesto anche tu Miseryhead a un concerto di Jimmy?”

la volta buona che mi gioco la label]

Fatto è che come in tutte le tradizioni di “ma c’era qualcosa prima del fenomeno”, ecco che esce la compila dei suoi demo a nome Kung Fu, mandati in giro per farsi pubblicare, in cui una traccia va a chiamarsi Jimmy Necco.

Poi lì dopo capisci perché ti era simpatichina. Sono come quelle cose generazionali di noi che ascoltavamo un po’ lo stesso artista e ti senti parte di una famiglia, mioddio. Come ad esempio la scorsa settimana ho rivisto l’altro collega che uscì prima di me dall’intervistare Jimmy e mi disse “un po’ ce lo siamo cagato solo noi, quel giorno. Pensa che del resto alla FNAC l’hanno messo sotto gli Italiani…”

[poi nei commenti di youtube, adoro i commentatori di youtube perché mi fanno capire che forse il digital divide è una buona cosa, c’è gente che pensa oddio-ma-allora-stavano-assieme-e-quello-lì-di-cui-parla-nelle-canzoni e tu a pensare quanto riesce a incassare una rivista di Gossip. Comunque no, nel 2009 Jimmino era in ferie in Europa e non con lei e chiudiamola lì sennò capite che mi dedico alle biografie-dei-cantanti-come-fosse-stalking]

E poi noi ci capiamo, via. Fanciulla bella affascinata dagli anni che furono. Torna tutto. Tranne che io piuttosto limonerei Shirley Manson che Marylin Manson.