Sì, non so se si era capito. Troy mi aveva fatto schifo… al punto che, quando a lezione mi hanno chiesto se l’ho visto o no, ho fatto una faccia (credo di averla fatta almeno…) così strana che l’interlocutrice (che aveva visto The Passion con me) ha detto: «no, come non detto… lasciamo stare…»
Dal mio amiciciccio I scream (eh, l’isola deserta…) invece ho ottenuto Luther.
Vediamo di tirarne giù due linee guida:
Storicamente è fatto molto molto bene, Fiennes non lo vedo molto come Lutero (è troppo bon… ehm, non è adatto a rappresentare quello rappresentato da Cranach), le ambientazioni sono azzeccate.
Joseph Fiennes, seppur bravo nel suo mestiere, sarebbe più adatto come il Poverello D’Assisi anzichè nella parte del monaco tedesco. Poco espressivo, la sua rappresentazione, che sulle prime convince, scema mano a mano che si va avanti.
Eric Till, il regista, doveva rispondere a Gibson. Il risultato è uno sceneggiatone televisivo che si fonde con una sorta di sacra rappresentazione. Forse un po’ troppo superficiale sotto alcuni aspetti e un po’ *tedesco*. Ma godibile…
Girato tra la baviera (notare la sala delle rappresentazioni teatrali di Neuschwanstein, che doveva essere un tributo alla musica di Wagner ) e nel palazzo Farnese di Caprarola (per quanto riguarda la parte “vaticana”) è apprezzabile soprattuto per quaste scelte. Scenografia che si rifà ai paesaggi di Cranach o Dürer. Molto fedeli alla ricostruzione storica sia i costumi che i dettagli (come la cavalcata di Papa Giuliano della Rovere, Giulio II, in armatura dorata o, ancora, la foggia di tipo “Accartocciato” degli stemmi araldici di Papa de’ Medici, Leone X, visibili sui drappelloni scarlatti).
Martin Lutero, giovane studente di legge, riesce a salvarsi durante una tempesta e decide di entrare in monastero per prendere i voti, contro il volere di suo padre. Si mette subito in evidenza, grazie anche ai consigli del suo mentore, e viene mandato a Roma. Una volta arrivato nella città eterna, si rende conto della corruzione che regna nell’ambiente ecclesiastico, viene a conoscenza della vendita delle ‘indulgenze’ (quando lui stesso ne acquista una…) e ne rimane sconvolto. Dopo un periodo di studi all’Università di Wittenberg diventa professore di teologia e tra i suoi sostenitori c’è il principe elettore Federico III il Savio di Sassonia, che ammira il suo coraggio e la sua determinazione, anche se le sue convinzioni potrebbero causare delle rotture insanabili con la Chiesa romana. Il principe da grande collezionista di reliquie, come era nella moda dei sovrani del tempo (potete ammirare una splendida quanto macabra collezione di vari pezzi di santi in una della sale della Residenz di Monaco di Baviera) si affeziona alle convinzioni del giovane monaco. Nel frattempo, Papa Leone X, decide di finanziare la costruzione della Basilica di S.Pietro proprio con i soldi ottenuti per evitare ‘l’eterna dannazione’. In Germania si cerca di convincere le folle ad acquistare lo speciale lasciapassare per evitare le fiamme dell’inferno ma Lutero, infuriato, pubblica nel 1517 le 95 Tesi contro questa manipolazione da parte della Chiesa. Grazie all’invenzione della stampa fatta nel 1456 da Güttenberg, queste tesi vengono diffuse in tutta Europa. Il Papa ordina al monaco tedesco di rinnegare i suoi scritti dietro minaccia di eresia e conseguente scomunica. Ma Lutero non si lascia intimorire, va avanti con le sue idee e dà inizio allo scisma che porterà alla nascita della riforma protestante.
Il film parte bene mostrandoci un Lutero molto “inquieto ed irreqiueto”, che NON si limita a predicare o a teologare ma che prende in mano la vanga e scava con le sue mani la tomba per il bambino suicida al quale era stata negata la sepoltura in terra consacrata. Purtroppo, addentrandoci nel corpo della pellicola, vediamo un ritratto di Martin sempre più superficiale, abbozzato e sempre con minor spessore. Alla fine anche un po’ isterico, visto quanto il regista induce sui dialoghi del monaco col demonio. Tanto che, alla fine della proezione sembra quasi di aver assisitito alla biografia di un asceta.
Il film è stato prodotto con evidente e un po’ sfacciata parzialità protestante, sorvola sui contenuti della Riforma: il tutto viene limitato e ridotto al Nuovo Testamento “vulgato” in lingua tedesca. Lo stesso Lutero viene presentato privo di ogni coinvolgimento politico e sociale, facendone una specie di “santino” e spacciandolo per un teorico avulso da ogni contatto con la realtà. Senza minimamante accennare a quanto la Storia ci dice: cioè, per esempio, ai suoi diretti incitamenti rivolti ai principi affinchè trucidassero i contadini ribellatisi, o ai suoi contrasti con Erasmo da Rotterdam, col quale ebbe frequenti scontri e costanti rapporti di forza. Senza minimamante soffermarsi sulla sua vera e diretta richiesta, fatta al Principe Elettore di Sassonia, di mettere al bando l’ex professore di teologia a causa della eccessiva strumetalizzazione politica delle tesi inizialmente condivise. E’ curioso notare come il film, inoltre, evisceri fin nei dettagli più prolissi la situazione, i difetti e il mutamento della Chiesa Romana, ed eviti invece di fare una simile analisi anche per quel Sacro Romano Impero che stava vivendo, anch’esso, un grande mutamento epocale. Di lì a poco, infatti, la pace di Augusta vide l’Imperatore Carlo V (lo stesso del film) sancire ufficialmente il principio del “Cuius Regio Eius Religio”, cioè la decisone di lasciare ai vari Principi e ai relativi sudditi la libertà di culto. Una specie di “federalismo religioso”, dunque, che tolse sia “de Jure” che “de facto” ogni prerogativa Romana al Sacro “Romano” Impero. Parlando del cast, nella media complessivamente dignitosa degli intrpreti spiccano due attori: da un lato Sir Peter Ustinov che ci regala una interpretazione e una caratterizzazione del personaggio (il Principe Elettore di Sassonia, Federico) davvero memorabili. Esprimendo una forte personalità e, al tempo stesso, una ironia davvero godibile.
Alla fine resta il film storico meglio fatto degli ultimi 12 mesi. Da vedere, non fa storicamente venire strani pruriti.
Ma nonostante tutto…ma quanto è bono joseph fiennes!
Quanto hai ragione :D
meglio il fratello Ralph!!