Intervista a Beppe Servillo (Luglio 2011)

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Peppe Servillo è uno degli artisti a tutto tondo del panorama italiano: proveniente da una famiglia partenopea che ha dato allo spettacolo un altro autodidatta di spicco nello spettacolo, ossia Toni Servillo, prima attore e poi regista pluripremiato.

Inoltre da più di 20 anni i suoi Avion Travel rappresentano la parte più colta e interessante del panorama musicale italiano: mai ripetitivi, sempre alla ricerca di collaborazioni e stimoli nuovi, in grado di contaminarsi con i generi e con gli autori più diversi, da Paolo Conte a Nino Rota e portando con se arricchimenti dalle diverse esperienze artistiche.

Ma questa volta Servillo se ne torna sui palcoscenici con una band formata dai migliori musicisti jazz italiani (Fabrizio Bosso, Rita Marcotulli, Javier Girotto, Furio di Castri, Mattia Barbieri) riproponendo, nello spettacolo di martedì in Pilotta per la rassegna sotto il Cielo di Parma, i più famosi brani di Adriano Celentano reinterpretati in chiave Jazz. Memorie di Adriano vede una genesi che parte proprio dall’Emilia: “Il nostro progetto jazzistico era proprio nato come unico lavoro attorno alle canzoni di Frank Zappa, tenutosi al teatro di Correggio con artisti di primordine, tra cui Stefano Bollani… poi da una parte di noi venne voglia di mantenere l’esperienza rinnovando però il tema” ci racconta Peppe Servillo al telefono “io proposi il tributo a Domenico Modugno, Uomini in Frac, che ebbe un grande successo e che ancora ci richiedono. Ma nel frattempo ci siamo sentiti in obbligo di rinnovare e sperimentare ancora, così abbiamo deciso di lavorare su Celentano perché era un interprete che nei primi anni della sua carriera di cantante si era circondato di compositori e autori che hanno anticipato il cantautorato italiano, un progetto pionieristico in cui erano conivolti tantissimi artisti come Don Backy, Gino Santercole, Ricky Gianco e Demetrio Stratos… Ed era qualcosa di sperimentativo accostabile allo spirito che c’è nel Jazz, visto che nel momento della fondazione del Clan si andava a creare un lavoro di condivisione che poi andava a puntare sulla figura carismatica di Celentano come finalizzatore”

Una sfida, quella della rilettura di un artista così famoso nel tessuto culturale italiano, che viene trattata con quel senso di rispetto, disillusione e ironia che alla base di questo collettivo.

Ogni volta che si parla di jazz in Italia, fin troppo spesso sembra ci si riferisca a qualcosa che abbia un carattere talmente elitario da spaventare eventuali spettatori. Peppe Servillo ci confida di non aver trovato però difficoltà con il pubblico, anche perché Memorie di Adriano, come i progetti precedenti, è uno spettacolo pensato dapprima  per il palcoscenico poi diventuto un disco. “Certo, l’aspettativa pubblico è fondata sul ricordo del repertorio, e per noi è prioritario rielaborlo senza tradirlo ma declinandolo in modo diverso con riguardo e rispetto, che in fondo è il lavoro che da sempre il jazz fa con la tradizione americana e e brasiliana. Finora non era stato fatto con la canzone italiana, noi siamo stati i primi, e direi che la risposta del pubblico è stata entusiastica”

Interpretare Adriano Celentano non sarà soltanto un lavoro vocale ma un vero e proprio recital sul palco: per il cantante infatti la canzone è un piccolo fatto teatrale, e la prima scelta ricaduta su Modugno non fu quindi del tutto casuale. Il tutto, ricorda lui, partendo da un sentimento popolare insito nella cultura e nella tradizione napoletana che ha respirato fin da piccolo e ha formato la sua sensibilità artistica. “Venire a vedere il nostro spettacolo significa vedere come è la Tradizione” chiosa, congedandosi.

Gazzetta di Parma


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