I got a life to lead. I got a soul to feed. I got a dream to heed. And that's all I need.

Rufus Wainwright live at Conservatorio, Milano[c’è del sentimentalismo, meglio se andrete a leggere sul blog di Radionation per le robe tecniche]

Se altrove avevo detto che almeno una volta nella vita artista/gruppo era/erano da vedere qui la cosa è differente: Rufus Wainwright è quell’artista che va visto non solo una volta nella vita, ma sempre. Anche quando fa il live at cantina sociale di Guastalla. Anche quando va a suonare a rimorchio di qualcuno sul lago di Garda. Io invece per la sfiga che ho in dono ne avevo perso le precedenti performances. Ora ho recuperato col botto. Ne sono felicissima. E’ una persona accademicamente bravissima che riesce a emozionarsi ed emozionarti. Che se sbaglia si prende in giro ["questo succede perché non ho fatto vocalizzi"], che è diponibile verso i fan, che si scusa perché la prima parte era così tanto ingessata ma lui ogni volta che la esegue si sente nervosissimo e sente come il fiato di Claudio Abbado su di lui che lo giudica.

Noi ci vogliamo bene. Tanto.

Peccato per il conservatorio semivuoto (ma ho guadagnato file da AS ad AA) e per la settimana pesante che mi stava facendo abioccare la prima parte. Però che bello. Sono felicissima. Tanto. Che bello.
E ci ho l’autografo.

Vi amo ma vi sputo però.

Wien: HofburgIn realtà non so ben spiegare se Vienna mi piace o meno.
Dovremmo fare una classifica ragionata di quelle che si danno i punti come quelle serie: del tipo che tu hai 5 punti per ogni qualità che si va a investigare nella città e ci dovresti tirar fuori una classifica che però -come si direbbe in Venturese- non è molto di pancia.

Quindi Vienna non è che è proprio non so, una cosa riconducibile a un rapporto di lavoro gradevole.
Una che una volta ti è completamente estranea e una volta ti da noia. E volte che come questa te ci hai freddo, ma di un freddo però ti escono foto fighe così.

E poi ti vai a ingozzare la Demel (che è uno dei motivi per cui andare a Vienna, diciamocelo, anche se la Esterházy a me garba di più quella ungherese con le mandorle)

[però ad esempio il trasporto pubblico nel Viennese è una cosa fighissima, magari ci fosse da noi, e invece. E anche tante altre cose, tipo i locali. Però boh. La pancia]

Non ci impazzisco ma la rispetto molto.

Carmen Consoli, Fuori OrarioConcerti in provincia, cose da segnalare:

  • Il ragù del fuoriorario
  • Le buche nel parcheggio
  • La nanità (nanezza? nanaggine?) della gente della zona: ogni volta che si vede un concerto qui in zona non c’è il pericolo testa altrui.
  • Come cazzo si può pogare in un concerto di Carmen Consoli? Ho visto anche questo. Il primo che poga agli Editors gli recido la giugulare a morsi.