Trentacinque Muse (in attesa dei sicuri 36-37) allo Ziggo Dome

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Muse at Ziggo Dome III (taken with a Honor 7)

[edit: ho sbajato. Sono trentacinque]
Non c’era un post sui Muse da innumerevole tempo.

Il fatto è questo: dall’ultimo concerto dei Muse (Roma: io che raccolgo le banconote dei Muse -approposito: quanto valgono se me le rivendo alcune? Ho del discreto bisogno economico in questo momento- Starlight parte e io saluto lo stadio un po’ tottianamente avviandomi al prendere oltreponte il bus. E non riesco a ottenere un biglietto del bus quindi salgo così, sopra, a babbomorto sull’unico bus che parte stracarico verso la mia destinazione) mi è successa una notevole quantità di eventi nefasti. Quindi quando… mh, la seconda data allo Ziggo Dome mi pare è uscita a fine settembre o primi ottobre credo, dicevo quando dopo il mio “dai, se mettono una data allo Ziggo di giovedì vado su e faccio anche weekend” e poi quella data è uscita sono andata tranquillamente su ticketmaster mentre leggevo sul twitter che dicevano che era quasi del tutto sold out. Scadono i miei 6 minuti di attesa e vedo che l’ultimo miglior posto disponibile è una prima tribuna in balconata centrale. Chi sono io per non spendere quei 57 euro tasse e diritti compresi? Ecco: prendetevi i miei soldi.

Anche se questa cosa dei concerti annunciati sei mesi- un anno prima si sta facendo, come dire, angosciante. In pratica rischi anche di scordarti. Oppure in Italia avete il casino di rivendere. Ecco.

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Presa da twitter SCUSA NON RICORDO CHISSEI

Pre-dentro

L’esperienza attorno al concerto che ti può dare lo Ziggo Dome è leggeriss… ce la sogniamo a latitudini più basse. Non solo perché una volta che entri se hai fame c’è modo di comprare cibo che non sia un panino scaldato nella piastra a resistenza elettrica o hai questi sedili violacei in similpelle che accomodano non solo il tuo sedere ma anche uno che potrebbe avere lo stesso diametro di Adinolfi senza invadere lo spazio del vicino (e neppure sentire, come mi capita spesso, le ginocchia di quellodietro sulla mia nuca), questa areazione generosa -la quale però adesso mi sta facendo consumare copiosi fazzoletti- e con delle canzoni pre-concerto passabili. L’altra cosa è stato avere una wifi (Ziggo è uno degli operatori telefonici olandesi, quello di un bundle abbastanza simile al Fastweb italiano) tale che molti di noi vi abbiano periscopato metà concerto. Poi sì, è crollata perché su Knights of Cydonia credo che anche chi aveva resistito nel tenere lo smartphone in mano ha whatsappato qualcosa agli amici, ma capite (capite anche che Telegram in Olanda lo usano in pochi: prima che rompete la uallera con le vostre liste anche in codesto post)

Openingact

 

Now Nothing but thieves opening for #muse in #ziggodome #honor7

A photo posted by Francesca Fiorini Mattei (@frannola) on

Ho avuto l’occasione di intervistare i Nothing but Thieves a Groningen. Negli anni ho visto casiumani peggiori di me, timidi, complessati, deliranti, onnipotentrotfl, cretini, fumati. Loro invece sono fighi, ma proprio nell’essere fighi e soprattutto… non so come dirlo: si adattano da dio alle situazioni cambiando leggermente l’interpretazione ma risultando sempre veri e convincenti. Non è semplice. Ad esempio, sapete che io amo i Biffy Clyro: ma quando aprirono ai Muse a Nizza erano sì sempre bravi e fighi ma non azzannavano e davano il pathos così tanto come solitamente i Biffy fanno facendoti divertire, commuovere, rivoltando le budella e tutto in un normale concerto. I Nothing but Thieves in una venue piccina come il Biko, in una media come a Eurosonic e in una grande come lo Ziggo hanno fatto tre tipi di esibizioni calibrate alla atmosfera. Tutte e tre bellissime e anzi vi dirò: sono giovani ma su un palco grande sono enormi. Ho visto gente col triplo della loro carriera avere meno sicurezza, più paure, sbagliare qualcosa e risultare un po’ meh. E invece loro spaccano, e sono nelle migliori condizioni mentali per crescere e diventare davvero enormi.

Magari la prossima volta diamogli una finitura diversa all’album, diciamo così.

“No, scusa: se fanno Bliss la vuoi periscopata o vuoi che la filmo?”

Tralasciavo sopra che dopo che mi sono leggermente gelata in coda per l’apertura cancelli (ma gli altri erano in tshirt) all’ingresso mi hanno perquisito. Quella davanti a me ha avuto da spiegare perché aveva il collirio e se fosse realmente collirio (non vi dico quando all’Amsterdam Dance Event, al HMH dovetti spiegare che era borocillina e non droga quella che avevo in tasca. E’ stato mediamente imbarazzante) a me mi hanno detto che la fotocamera bridge poteva entrare (ho fatto vedere che la lente non era staccabile) (MI SERVE UNA SOSTITUTA DELLA VECCHIA BRIDGE PER CONCERTI DEL GENERE, HELP) ma non dovevo usare il flash. Lì per lì pensai “ok, ma chi usa il flash?”. Dopo ho capito.

IddiobenedicaiMuse anche perché ti dicono in due lingue una cosa: fai foto, se vuoi fare foto. Ma non usare il flash. Perché con il tuo cazzo di flash non solo ci rovini i visuals, ma anche le foto col flash sucano abbestia (libera traduzione)

Il fatto è che ci sono arrivata davvero emozionata come “oddio, li sto per rivedere” anche se sapete… nonostante le tante volte viste non è che il mio rapporto con loro sia di passiva sudditanza. Anzi. Credo sia più che critica. Arriviamo a scrivere delle cosette a punti:

  1. L’anno in cui i Muse fanno una residenza a Milano di date più lunga di un dj medio a Ibiza succede che non c’è il photopit. Le luci sono un po’ meh per i fotografi e la miglior scelta potrebbe essere un 300+. So che fanno sedere il fotografi in tribuna e andare di tele: paradossalmente le foto dei fan saranno di gran lunga migliori, e specie quelle prese dal parterre… perché le luci dall’alto fanno artifici strani essendo pensate così
  2. Quando intervistai Sam Fogarino degli Interpol capii che quando un gruppo ha fatto delle hit e degli album che il fandom adora il gruppo non vuole rischiare e ti mette sì e 3-4 singoli nuovi al live, ma il resto delle canzoni dell’album -che però tu continui a comprare- sono in pratica dei filler. Magari di classe (sì, parlo dei devoniani) ma pur sempre per loro del riempimento. Quindi vedi che la scaletta live alla fine viene fatta su questo e… nel caso dei Muse succede una cosa molto strana. Chi vi scrive li segue da parecchio. I sudamericani vicino a me non hanno ad esempio capito perché piangessi su Bliss o gli olandesi a destra si sono preoccupati per me che festeggiavo per Apocalypse Please (sì, festeggiavo un po’ come Grosso a Berlino, ma l’avevo sentita live solo una volta e ad Absolution ho scoperto di voler bene) e loro invece al massimo saltellavano su uhm… boh, qualcosa.
  3. Ma la cattiveria di tenere Morgan nella fossa anche con questo palco? Suvvia. #freeMorgan
  4. Credo sia uno degli show meglio costruiti finora visti: gli Stroomtrooper all’inizio che marciano nel pit, il drone che gira, le luci, il boh… tutto. E’ fatto in un modo dove tu non riesci a piombare nella noia anche se la canzone non è quella che preferisci.
  5. Oh, ho fatto quattro date di Stadium tour ma ancora sta cosa di Bellamy che si muove TANTISSIMO (e un po’ come un adorabile neomelodico) o proprio questa cosa che Bellamy si muove o canta senza chitarra a me sconvolge: proprio perché ci ho la militanza anziana e quando lo vedevo io al massimo si muoveva per spaccare chitarre o spaccare lui stesso o Dom. In compenso rispetto allo stadiumtour ora stona molto di meno (proprio perché col palco così *devono* muoversi e noti meno il tutto)
  6. Ho trovato tutti in forma ma soprattutto Dom.
  7. Avrei solo un piccolo appunto da fare su Bellamy e su un discorso estensione vocale. Ma per ora non ne ho ancora avuto il tempo… spiego: su un paio di vecchie sembrava che non ce la facesse a prendere esattamente la nota. Non ha stonato, non è arrivato alla nota, si è fermato prima. Eppure non era presa in una tonalità diversa. Quindi: devo studiare e sentire ché magari anche lui aveva il raspino e mi ha detto male oppure… boh, non sentivo loro live su canzoni vecchie da un po’ e magari qualcosa è cambiato. Teniamo ‘sta raspa per i prossimi concerti? Sì.
  8. Chris ha un filo di pancetta e quindi gli voglio anche più bene perché avevo invidia della sua forma fisica (non avevo un cazzo da dire su di lui, concedetemelo)
  9. Il coriandolo a guisa di omino.
Sì, l'unico intero arrivato nella mia zona.
Sì, l’unico intero arrivato nella mia zona.

Altro materiale media lo trovate sul sito del promoter Mojo.

Spotify lancia Fresh Finds: nuove playlist con gli artisti emergenti che faranno successo

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Spotify lancia Fresh Finds:

nuove playlist con gli artisti emergenti che faranno successo

– Sei playlist edite automaticamente per prevedere gli artisti che avranno successo 

– Nuova musica dell’ultimo momento basata sui comportamenti di ascolto dei tastemaker

 

 

Sull’onda del successo di Discover Weekly, le playlist personalizzate con due ore di suggerimenti di musica pensata per ogni utente in modo personalizzato, Spotify lancia un nuovo modo di scoprire musica e ampliare i propri gusti musicali. Ecco Fresh Finds!

A partire da oggi, con aggiornamenti ogni mercoledì, Fresh Finds mette in risalto gli ultimi brani di artisti non ancora scoperti che stanno catturando l’interesse del mondo prima che la loro musica diventi un successo. Attraverso una combinazione uomo+macchina, le playlist inserite in Fresh Finds sono curate editorialmente e in modo automatico per scovare brani di cinque generi, risultato di un’analisi dei tastemaker di Spotify. Le playlist includono:

Combinando il buzz online tra i blog e i siti musicali con milioni di ore di ascolto su Spotify, il servizio di musica in streaming può identificare pattern di ascolto anonimi tra i fan che già ascoltano musica nuova ed emergente. Grazie a questi utenti, identificati come tastemaker e quindi capaci di prevedere i trend di ascolto nel breve periodo, Spotify fa arrivare queste note a tutti!

“Spotify è da sempre focalizzato su artisti e ascoltatori. Con Fresh Finds stiamo cercando nuovi creatori, che cercano in profondità di capire come gli artisti sconosciuti possano attrarre una fan base enorme”, dichiara Dr. Brian Whitman, Principal Scientist di Spotify. “Analizzando il comportamento di ascolto dei nostri primi 10 utenti tastemaker, riusciamo a prevedere gli artisti che avranno successo e a filtrare le loro future hit in playlist, contenenti la nuova musica più promettente in circolazione”.

Cinque degli artisti che si esibiranno al 2016 SXSW Spotify House ad Austin, sono stati messi in risalto attraverso Fresh Finds. Tra questi TOTEM, Kacy Hill, D.R.A.M, MUNA e Anderson .Paak.

Fresh Finds è facilmente accessibile da parte di tutti gli utenti attraverso Browse. Le playlist sono aggiornate con nuova musica ogni mercoledì.

 

Dal Rinascimento al Contemporaneo: le opere degli Uffizi in un progetto discografico

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Dal Rinascimento al Contemporaneo:
le opere degli Uffizi diventano un progetto discografico

Uffizi Virtual Experience O.S.T.
di Roberto Lobbe Procaccini,
in uscita l’11 marzo 2016

Il grande Rinascimento italiano rivive di nuovi “occhi” e nuove “orecchie” con la mostra Uffizi Virtual Experience e l’album Uffizi Virtual Experience O.S.T. del compositore Roberto LobbeProcaccini.
400 anni di storia d’Italia raccontata attraverso 1150 immagini digitali ad altissima risoluzione, multiproiezioni immersive e tecnologia abilitante, e musicate daRoberto Lobbe Procaccini: questi sono Uffici Virtual Experience (in mostra alla Fabbrica del Vapore di Milano fino al 10 marzo) e Uffizi Virtual Experience O.S.T., in uscita l’11 marzo 2016.

Un imperdibile viaggio sonoro e visivo attraverso l’immenso patrimonio artistico nostrano, proposto attraverso le nuove tecnologie virtuali e la musica di uno dei compositori italiani più eclettici e prolifici della scena.

Già produttore di The Niro (per cui ha diretto l’Orchestra del Festival di Sanremo), e autore dicolonne sonore e musiche di scena, tra gli altri, per Arnoldo Foà, Giorgio Albertazzi, Carlo Lucarelli, Claudio Insegno, Maurizio Panici e molti altri in Italia e all’estero, Roberto Lobbe Procaccini, dopo i riconoscimenti ricevuti in Giappone con i Midinette, si confronta così per la prima volta con le arti visive, dando vita a un progetto musicale inedito e originale.

Una colonna sonora d’Arte, emotiva e coinvolgente, nata dalla sfida di rendere ancora più vive e presenti le immagini “scomposte” e “animate” digitalmente da Ultraprime sotto la regia di Claudio Focardi, partendo da atmosfere e strumentazioni legate all’epoca con spunti e sviluppi contemporanei.

Dalla mostra al mercato discografico: le musiche di Uffizi Virtual Experience  hanno rappresentato una “missione” talmente tanto riuscita, da convincere Roberto Procaccini a farne un album di 10 tracce dal titolo Uffizi Virtual Experience O.S.T., in uscita in occasione della fine della mostra stessa, che nel giro di pochi tempo ha registrato migliaia di visitatori.

“Lo scopo era descrivere tante situazioni differenti” ha spiegato il compositore, “dall’uomo timorato di Dio fino alla presa di coscienza del proprio ruolo, dalla battaglia fino al gioco. Sono passato quindi dai carmina burana al canto sacro, dalla grande orchestra al liuto e alla ghironda, sempre cercando di rispettare una linea compositiva in equilibrio tra tradizione contestuale (nel ‘300 ancora non era stata inventata l’armonia come la intendiamo oggi) e una modernità sonora di stampo cinematografico di avventura. Insomma, una sfida enorme e stimolante, da cui è nato un album contemporaneo che propone una sorta di suite divisa in dieci momenti, ricalcando la sceneggiatura della mostra stessa”.

UVE è un’idea di Virtuitaly, startup nata, insieme ad altri partner, da Centrica, società fiorentina che si occupa da anni di digitalizzare tutto il patrimonio pittorico italiano.

Uffizi Virtual Experience O.S.T. sarà disponibile su tutte le piattaforme digitali a partire dall’11 marzo 2016.

Nastro d’Argento al docufilm “Pasolini maestro corsaro” di Emanuela Audisio con le musiche di Remo Anzovino e letture di Fabrizio Gifuni

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Nastro d’argento per la sezione documentari a “Pasolini maestro corsaro”, il docufilm di Emanuela Audisio, giornalista di Repubblica, con le musiche del pianista compositore pordenonese Remo Anzovino e le letture dell’attore Fabrizio Gifuni, lanciato lo scorso 2 novembre in prima serata su Sky Arte e online su Repubblica.it, in occasione del 40esimo anniversario della scomparsa di Pier Paolo Pasolini. Sono stati annunciati anche i Nastri speciali 2016 per “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, fresco Orso d’oro a Berlino e “Ridendo e scherzando” di Paola e Silvia Scola.

 

Il docufilm realizzato dalla Audisio in occasione del quarantennale della morte dell’intellettuale è un viaggio alla ricerca di quel che resta, nella società italiana, della sua riflessione e della sua opera, dal cinema ai libri fino alla passione per il calcio. Sessanta minuti di testimonianze – introdotte dal racconto di Fabrizio Gifuni e impreziosite dalle musiche di Remo Anzovino – con materiali inediti, ricordi e interviste, dagli amici di sempre come Dacia Maraini e Ninetto Davoli a Martin Scorsese, Dante Ferretti, Adriana Asti, Paolo Poli e Dino Pedriali, per citarne solo alcuni.

 

Il Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani (Sngci) che dal 1946 assegna ogni anno i Nastri d’argento ha deciso di premiare il docufilm “Pasolini maestro corsaro” per aver riacceso la curiosità e l’indagine, non solo giornalistica ma di autentico approfondimento, oltre il potere della divulgazione, sulla cultura, la poesia, l’originalità e in una parola, appunto, sulla voce unica di uno straordinario protagonista del Novecento e non solo sul suo cinema che continuiamo ad amare, con un’attenta e appassionata ricostruzione, nell’anno di un anniversario importante.

Verranno consegnati giovedì 25 febbraio alla Casa del Cinema a Roma i premi per la sezione documentari (premiati anche altri due documentari: “Pasolini, il corpo e la voce” di Maria Pia Ammirati e “La voce di Pasolini” di Matteo Cerami e Mario Sesti). Sono stati inoltre annunciati altri riconoscimenti nelpalmarès dei Nastri d’argento per un grande attore come Elio Pandolfi (A qualcuno piacerà, di Caterina Taricano e Claudio de Pasqualis) e Silvana Stefanini oggi tornata dopo molti anni in scena protagonista del docufilm girato da suo figlio Mario Balsamo (Mia madre fa l’attrice). Nastri speciali 2016 vanno invece a “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, fresco vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino e a “Ridendo e scherzando – ritratto di un regista all’italiana” di Paola e Silvia Scola, in omaggio al grande Ettore Scola.

 

Le musiche di Anzovino, scelte dalla giornalista Emanuela Audisio per il docufilm “Pasolini maestro corsaro” sono tratte dall’album speciale “L’Alba dei Tram – dedicato a Pasolini”, pubblicato a inizio novembre con uno scatto capolavoro – che immortala Pasolini all’alba – del Maestro Dino Pedriali in copertina, che contiene alcuni brani (da Aria a Spasimo, da Metropolitan a Cammino nella notte, da Amante a Giostra, Tabù e altre) del repertorio dell’artista pordenonese composti pensando all’immaginario delle opere pasoliniane e si apre con l’omonima canzone, “L’Alba dei Tram”, con la musica dello stesso Anzovino e le parole di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro, interpretate da una delle voce più credibili e intense del panorama italiano, Mauro Ermanno Giovanardi, e dalla prima viola de La Scala, Danilo Rossi, con il suono dell’Orchestra d’Archi Italiana, diretta dal Maestro Stefano Nanni, che ne ha curato l’arrangiamento, e prodotta dal produttore giapponese Taketo Gohara.

 

Videoclip “L’alba dei tram – canzone per Pasolini” https://www.youtube.com/watch?v=m1lqlDilCVQ

Bambini, Musica, Scienza: all’Auditorium di Roma arriva il Santa Cecilia Gordon Festival 2016

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SANTA CECILIA GORDON FESTIVAL 2016
a cura di Andrea Apostoli in collaborazione con Aigam e Professori d’Orchestra e Artisti del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Auditorium Parco della Musica, Viale Pietro De Coubertin
27/28/29 febbraio 2016
A distanza di 2 mesi dalla morte di Edwin Gordon, il massimo esponente e ricercatore di formazione infantile musicale dell’intero Novecento, all’Auditorium Parco della Musica di Roma dal 27 al 29 febbraio 2016, l’AIGAM insieme all’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, omaggia la sua figura e i suoi studi con il Santa Cecilia Gordon Festival.
Tre giorni di musica, scienza e formazione dedicata a famiglie, grandi e bambini, genitori in attesa e nonni, con un occhio attento all’intercultura e alla diversità, insieme a ospiti italiani e internazionali.
Con oltre 200 pubblicazioni e migliaia di seguaci sparsi dagli Stati Uniti al Giappone, dagli anni Cinquanta a oggi, Edwin Gordon ha riportato l’amore per la musica a intere generazioni, facendo diffondere in decine di paesi il suo metodo, rappresentato in Italia dall’AIGAM diretta da Andrea Apostoli.
Un’eccellenza tutta italiana che vanta collaborazioni con l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, l’Accademia del Teatro alla Scala di Milano, la Berliner Philharmoniker, e la Deutsche Staatsphilharmonie Rheinland-Pfalz.
IL SANTA CECILIA GORDON FESTIVAL. Novità assoluta della stagione Tutti a Santa Cecilia! 2015/16il Santa Cecilia Gordon Festival è una vera e propria maratona musicale di eventi ispirati alle innovative teorie di Edwin E. Gordon secondo le quali il bambino sviluppa la sua attitudine musicale già a partire dai primi mesi di vita ed è quindi in grado di percepire ed assorbire le sollecitazioni musicali. Il Festival si articola dunque in conferenze destinate ai genitori, seminari e concerti per bambini, ma anche adulti e donne in gravidanza.
Insieme ai concerti dedicati ai bimbi dai 0 ai 3 anni e ai genitori in attesa, un’importante spazio verrà riservato all’intercultura con il progetto Ad.Agio: Carl Philipp Emanuel Bach  e il canto della terra rossa di Libia.
Con gli artisti dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, il canto di Esharef Alì Mhagag, flauto e conduzione Andrea Apostoli, percussioni Ivano Fortuna e con la partecipazione di Giuseppe Cederna, Ad.Agio la sera del 28 febbraio proporrà un dialogo tra la musica elegante di Carl P.E. Bach, ricca di idee e di profonda vitalità, e i melismi e le improvvisazioni vocali ispirate alle oasi del deserto di Esharef Alì Mhagag, cantante libico dalla voce unica per capacità evocativa, potenza e delicatezza, accompagnato dalle parole in viaggio di Giuseppe Cederna.
I NUMERI DELL’AIGAM IN ITALIA. Circa 3000 soci, 10.000 bambini iscritti a Musicainfasce, 94 città italiane, 4.200 insegnanti, 30.000 spettatori registrati, 55.000 copie dei libri pubblicati in collaborazione con Edizioni Curci Milano. Questi sono i numeri dell’AIGAM Associazione Italiana Gordon per l’Apprendimento Musicale, accreditata dal Ministero della Pubblica Istruzione per la formazione del personale della scuola e l’unica associazione ufficialmente autorizzata da Edwin E. Gordon ad usare il suo nome per l’insegnamento della Music Learning Theory in Italia.
Il Santa Cecilia Gordon Festival si svolgerà all’Auditorium Parco della Musica (Viale Pietro De Coubertin) sabato 27 febbraio dalle 16.00 alle 20.00, domenica 28 febbraio e lunedì 29 febbraio dalle 10.00 alle 22.00. Incontri a ingresso gratuito, concerti 8 e 18 €.

Per info: www.santacecilia.itwww.aigam.org

Eurosonic Noorderslag Panels: due cose interessanti

Come l’avrete capito da Twitter e Instagram, la settimana scorsa me ne sono andata ad Eurosonic a Groningen. Oltre a prendere freddo e scambiare virus con i residenti e il folto plotone di giornalisti europei, al solito è stato stimolante e intrippante sia dal punto di vista musicale (questanno grazie a un buon planning sono riuscita a perdere solo quattro artisti che mi interessavano. Magari l’anno prossimo finalmente ce la farò ad essere ovunque) e dal punto di vista “professionale”. Infatti, oltre al festival, c’è una folta serie di panel che sono curati molto bene e sono molto accessibili.
Vi riporto i video di un paio di questi: il primo parla del troppo dibattuto problema degli streaming, da un punto di vista però. ‘Streaming services are bad for publishers’

L’altro interessa anche tutti quelli che mi scrivono o contattano, anche su Lost in Groove, circa la loro professionalità (artisti e uffici stampa): ‘Artists not always realistic about their commercial value’