Interviste a persone importanti [volume doppiozero]

Gentili utonti, oggi (inseriosendo lo sglaps) inauguriamo una nuova categoria.

Credo sia doveroso dare [oltre alle solite cazzate] un overwiew sulla società che cambia. Ad esempio: sapete che la parola bloggers è stata inserita nello zanichelli? sapete che un gruppo di appartenenti al lemma ha pubblicato un libro?

Ma veniamo a noi. Ho deciso di intevistare una persona abbastanza perita nell’uso di internet, mica il primo perecottaro che passava per strada. Una persona internettiamente abbastanza famosa che però non vuole figurare col suo nome o nick ma che chiameremo per convenzione sig. Tubulo.

Allora, per rispettare la sua privacy la chiameremo sig. Tubulo (sa sto studiando i reni e i nomi di fantasia non vengono altrimenti).
Mi perdoni il tempo ma oltre ad aver fatto cosette varie (tipo ad esempio la punta a un tizio famoso che scrive sul gueb e che stimo molto, come le dissi al telefono, o la partecipazione ad un concorso femminile, (
forse il primo passo per sentirmi più donna?) ho cercato delle valide basi su cui fondare le domande.

Allora, premetto una cosa. Non potevo fare una rifessione sui fenomeni del web con l’uomo della strada, che crede che in internet c’è ancora il maniaco puzzone pedofilo dietro ogni ragnatela…. Ma siccome vossia è tecnico, e persona che usa parecchio il mezzo credo che sia più competente lei che l’uomo della strada (insomma, parlare con lei sarà meglio che parlare con Flavia Vento di politica.)

Che rivoluzione dovrebbero aver portato quelle robe chiamate blog(s)? A me sembrano una sorta di frontpage for dumnies…

Direi che hai ragione. Il blog è uno strumento preconfezionato che non lascia grandi spazi alla fantasia del guebmastro di turno (spesso è una fortuna). Molti lo usano allo scopo di digitalizzare il famoso diario che una volta era segreto.

Poi, perchè chiamare un sito personale concesso da un webhost blog? non è più giusto chiamarlo sglaps ad esempio?

Ma anche “srustbs”, “tripps”, “gnaus”, “frusty”.

Devo però ammettere che “Sglaps”, tra i tanti nomi disponibili, mi sembra uno dei piu’ carini.

Ho trovato una sfilza (senza cercarli eh, pare che l’argomento di parlare di blogs sui propri sitarelli utlimamente faccia figo…) di url narranti la genesi e il
fenomeno (tipo

http://www.spiritum.it/index.php?cat=4 ) Poi che fenomeno è?
Cioè, mi consenta… che differenza c’è tra uno sglaps e i post OT a minchia su un ng secondo lei?

Tecnicamente la differenza non esiste, sempre di divulgazione si tratta, però credo che intervengano motivazioni riconducibili al “fattore cornice”. Innanzitutto spero che non andiate a cercare il “fattore cornice” in qualche testo rotfl-sociologico, detto questo mi spiegherò meglio.

Newsgroup e Sglaps offrono molta visibilità. Probabilmente un newsgroup ben frequentato ne offre di piu’ a breve termine, quello che però sembra dare piu’ importanza allo Sglaps è il fatto di essere pubblicato in uno spazio personale in cui l’argomento principale è deciso arbitrariamente da chi ne usufruisce.

In sostanza è un luogo in cui il titolare decide che sia giusto parlare dell’argomento X, all’argomento X dedica una riflessione e quella riflessione diventa a sua volta un mondo su cui discutere. Poco importa che di quell’argomento si sia parlato 1.000.000 di volte (e forse meglio) in mille newsgroup o forum sparsi per il web, tutto ciò è passato, non piu’ attuale. Lo sglaps, invece, ferma il tempo, regala credenziali, spinge il navigatore a prendere piu’ sul serio i concetti espressi a prescindere dall’effettiva valenza degli stessi.

Una cazzata scritta in un newsgroup è una cazzata.

Una cazzata scritta in uno sglaps è un tema da approfondire.

Mi riassuma secondo lei come si è passati dalla foto (sfocata e con il cinturino davanti all’obiettivo) della comunione sul sito fatto col frontpage allo sglaps.

Qualcuno un giorno s’inventò dei siti preconfezionati dentro i quali inserire testo in libertà. La sempre crescente massa con accesso web ne ha approfittato spudoratamente.

Alla base di tutto c’è l’ovvio desiderio di comunicare qualcosa. La possibilità di non doversi improvvisare guebmastri col frontpage ha fatto il resto.

Tra l’altro, se una cosa è semplice, e la fanno già in tanti, diventa immediatamente irresistibile. Sono certo che in pieno delirio da Sglaps piu’ di qualcuno abbia cercato disperatamente un argomento qualsiasi da approfondire…

In questo caso non si dovrebbe parlare di voglia di comunicare quanto di voglia di appartenere al fenomeno del momento.

Faccio una domanda alla Morelli (lo psicologo): cosa può spingere nella sua opinione l’utonto medio a mostrarsi su una paginetta di un sito?

Il fatto di non essere cosciente del proprio status di utonto medio.

Non che non esistano sglaps di una certa rilevanza, ma per trovarne uno bisogna passare attraverso il nulla piu’ e piu’ volte. Gli amanti del trash potrebbero persino trovare una certa soddisfazione nel navigare le “mitiche” pagine della “mitica” giovinastra che ha sicuramente un “mitico” hobby. Non è raro vedere in tali spazi una mescolanza tra foto personali catturate dalla webcam da 9,90 euro e le .GIF animate di qualche scoiattolo o qualche bambolina colorata.

Andiamo ora sulla “letteratura” ho trovato opinioni di vari “sglappers”. Vediamo di commentarle:

http://squeezeme.splinder.com/post/3158948
Sull’html ritorna il discorso del frontpage che le dicevo in cima, sig. Tubulo. Ma quello che mi ha colpito è: “Mi affascinano tutti coloro che
riescono a far filtrare la loro vita senza essere a loro volta “filtrati” dal blog.” Che tende a significare secondo lei?

Non lo so, però è una frase che appartiene di diritto alla categoria “grande effetto”.

A noi amanti del calcio la parola effetto richiama l’esecuzione dei calci di punizione. Tirare d’effetto può essere spettacolare quanto efficace, tuttavia se non sei Roberto Carlos rischi di fare figure di merda.

Di quel particolare Sglaps m’è saltato agli occhi un altro passaggio.

Cito: “la visibilità di un ng è molto inferiore a quella di un blog, vuoi per il settaggio del newsreader, vuoi per il fatto che molti ignorano l’esistenza di Usenet , o anche solo di Google:gruppi. Chiunque, viceversa, sa aprire una pagina web. “
Il nostro amico è evidentemente molto attento al tema della visibilità, sembra però non importargli nulla del target di riferimento. Si accontenta dei “chiunque” che sanno aprire una pagina web. Mi ha fatto riflettere.

Io le dico la mia esperienza: è un posto in più per scrivere. Un posto in più dove rompere i maroni alla gente che se vuole, se ho qualcosa da trasmettere e che viene gradita mi legge. Grave?

Dovresti utilizzare qualche frase ad effetto altrimenti nessuno ti prenderà sul serio.

Qui (

http://www.bookcafe.net/blog/) si trova addirittura una guida su come si fa un blog. La teorizzazione sul modo migliore per scaccolarsi secondo
lei è ancora lontana?

Sullo scaccolarsi non mi pronuncio, però ho trovato interessante ciò che segue:

“ ‘Come si fa un blog’ può essere un buon compagno di avventura per capire cosa sia il trackback, qual è il vantaggio di avere i feed RSS, e tante altre cose che si possono fare con un weblog. Ma anche, ad esempio, per evitare di usare pericolose tecniche euristiche inserendo applicazioncine di terze parti per aggiungere gadget o contenuti al proprio weblog.”

Questo qui ha fatto la prefazione al libro “Come si fa un blog”, d’altra parte il libro promette istruzioni chiare sul da farsi.

Trovo tutto meraviglioso.

Scusi se le sottopongo anche questo

trascendendo l’argomento verso il letterario. Ma lo scrittore nascosto in me (e che ha letto Stephen King che dice: “più leggete meno correte il rischio di rendervi ridicoli” e “se qualcuno è dell’idea di perseguire l’arte della scrittura non deve attendere la Musa ma crearla”) si incazza leggendo la scelta populistica trovata in codeste righe: “Sapere che, in generale, ci sono persone che mi leggono, ha cambiato il mio
modo di scrivere. In meglio, credo. Scrivo ancora per me stessa, ma provo a farlo con uno stile meno istintivo e più personale. Per rispetto di chi
sfoglia i miei post”
Non c’è un nesso che sfugge anche a lei? è post populistico strappapplausi?

Mi sembra il pensiero di una persona che, come tante, si pone innanzitutto il problema di avere uno stile (qualunque cosa sia) e poi, eventualmente, di dire qualcosa.

Le due cose non sono necessariamente in antitesi, però è pericoloso essere coscienti di scrivere “per gli altri”.

Traggo da qui

codesto sintagma: «Nonostante quello che ho detto, il blog resta un formidabile strumento dicomunicazione, ma soprattutto resta assolutamente ed esclusivamente”personale”.»
La frase “sono perfettamente d’accordo a metà credo sia adatta”. In fin dei conti nei diari personali a volte credo che alcuni scrivano anche
riflessioni sui grandi fatti del mondo. Dalle trombate del GF a Bush e Kerry. O no?

Anche questa rientra nelle frasi di “grande effetto” che invece di finire sotto l’incrocio finiscono in testa al bibitaro, in curva sud.

Qui invece traggo la definizione di blogger (ammesso che esista… io la ricondurrei a definizione di utonto medio) che più mi ispira: “Definizione di
blogger: persona che scrive cose di cui non frega niente a nessuno, e che legge cose di cui non gli frega un cazzo. Talvolta, commenta.”
Sono cinica come costui?

Trovo decisamente sensato anche ciò che è scritto immediatamente dopo:

“Splinder è un’immensa comunità inutile. Ci si droga di gratificazione, ci si fa i pompini (ahimè, virtuali), e poi si chiude, pensando di essere un tantino più sensati, come esseri umani. In realtà, il contrario.”


Pensi che c’è chi ci fa la tesi su ste robe. Io a sto punto pensavo di fare la tesi su perchè Totti sia dotato di pollice opponibile.

In fondo analizzare il fenomeno da osservatore esterno (ma anche interno) non è che sia così deplorevole. Coinvolge tantissima gente, qualcuno dovrà pure cavarci un ragno.

Un’altra cosa che mi chiedo. Perchè il 75% delle pagine femminili hanno un html carico come la madonna del carmelo, pesante da caricare anche con
fastweb, pieno di cuoricini, picciccì e piccicciò? E la scrittura ricca di k e simili?

Perché alla stupidità non c’è rimedio né limite.

Ho parlato qualche riga fa dei siti “mitici” creati da bimbette “mitiche” (che poi tanto bimbette non sono).

Mi sforzo ma non concepisco la genesi di questa uniformità di HTML da codice penale.

E dire che la lunghezza del caricamento è l’ultimo dei difetti di codeste pagine.

Infine vorrei parlare di una cosetta che non c’entra un cazzo, lo so. Le pare giusto che con le leggi che abbiamo in italia un giornalista come Pino
Scaccia (che non è un carlo paris qualsiasi a bordo campo con la nazionale)
http://www.pinoscaccia.rai.it/torre/archives/002014.php si ritrovi nei
casini per un commento di un fruitore del suo sito-blog-sglaps?

Ovvio che no.

Prendo spunto per parlare di un problema analogo ma non strettamente legato al caso in questione né al famoso ordine dei giornalisti. Ah, una digressione; l’ordine dei giornalisti è quello sempre pronto a censurare determinate cose ma che nulla puote contro i molestatori dei citofoni?

Andiamo avanti…

In Italia (ma non solo) si ha l’impressione che i legislatori che si devono occupare di internet, in realtà, non ne sappiamo praticamente nulla.

Mi stupisco che qualcuno possa seriamente immaginare che legiferando alla bene e meglio si possa realmente applicare logiche “terrene” a ciò che è virtuale. Oltretutto lo si fa cercando il bavaglio. Oddio, assumendo che questa gente non abbia la minima idea di cosa sia internet tutto ciò risulterebbe piu’ comprensibile, rimarrebbe però da chiedersi perché mai a scegliere le regole del gioco sia sempre chi il gioco non lo conosce e non ha alcuna intenzione di impararlo.

Non lo so… è come se uno che non ha mai trombato ti venisse a dare consigli sessuali. Certe cose in Italia non accadono, giusto?

No, dico… giusto?


0 thoughts on “Interviste a persone importanti [volume doppiozero]”

  1. Rigagnolo è commosso da come il Sig. Tubulo usi bene il sacro termine “sglaps”

    Rigagnolo (lui è già nello Zanichelli, cercare per credere…peccato sia sbagliata la definizione…)

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