Still I can't close my eyes, I'm seeing a tunnel at the end of all these lights

L’ho scoperto tempo fa e l’ho riscoperto ieri sera.
C’è una canzone che fotografa benissimo un po’ tutto il periodo che va da febbraio 2006 e perdura ancora adesso. Poi abbraccia anche una serie di coincidenze della mia vita che alle volte noto e mi fanno sorridere.
La canzone sarebbe Why does it always rain on me?, dei Travis. Che poi, pensandoci, la suonarono a Glastonbury nel 99 e veramente si mise a piovere.
Quando tu dici che le cose capitano, tu non capisci il perché ma alla fine forse dovevano capitare così.
Però più la ascolto, più sembra che l’omonimo scozzese che l’ha scritta sia io.

Avrei tante cose da dire, ma nessuna si riesce a concretizzare bene dall’ideale alle parole. Non credo sia senso del pudore.
Si pensa tanto. Si pensa da sdraiati perché fai cose, anzi le devi fare, che prevedono che tu stia lì sdraiato in una stanza. Son periodi lunghi in cui ti estranei da tutto e pensi alle cose tue. Il problema di avere un corpo che non segue la tua mente, dopo che magari tu hai avuto una vita più che attiva è frustrante. La cosa brutta di non stare molto bene è poi capire tutto quello che ti capita. A volte desideri essere meno cosciente o meno intelligente per accorgerti di quello che capita. A volte arrivi a saturazione per le tue spalle e quindi non puoi mantenere la tua stessa freddezza con cui affronti le cose. E vedi la situazione lucidamente da fuori, però devi anche combattere con quelle sensazioni irrazionali che ti danno ansie e paure. Cazzo, c’hai 24 anni e gli altri devono pensare a portare la laurea a casa, e te così.
La cosa poi più brutta del non stare apposto è vedere la gente intorno a te. Sarà perché dall’altra parte della barricata ti è capitato di starci, con alcune persone a cui hai voluto bene. Avere tutta questa serie di persone a volte anziché aiutarti ti ricostringe a vedere in modo non distaccato come tu stai. La gente che ti vuole bene, a volte, sta emozionalmente peggio di te. E dopo va a innescarsi il solito meccanismo in cui tu dici di star bene, in cui tu stai in piedi lo stesso perché è la cosa che ti da più forza ma sai che loro si preoccupano (e quindi sì, tu inizi a pensare che forse sarebbe meglio risposarsi, ma se ti riposi inizi a farti seghe mentali). Insomma, è brutta. Per quello io vorrei sempre stare da sola. Però non permettere di farti voler bene, magari in modi anche che tu in quel momento non riesci tanto a sopportare perché li trovi quasi da sopraffazione, sai che è ancora più sbagliato.
Un po’ ci pensavi, che poteva andare meglio. Ora però siccome appena si pensa ad una cosa va tutto nel verso opposto non so se è meglio pensare al negativo per propiziarsi il positivo. A me andrebbe di smettere di pensare, davvero. No, non in quel modo. Però davvero, si riuscisse a vivere con distacco sarebbe meglio, ma purtroppo si è umani.

0 thoughts on “Still I can't close my eyes, I'm seeing a tunnel at the end of all these lights”

  1. > Però più la ascolto, più sembra che l’omonimo scozzese che l’ha scritta sia io.

    strano, non somigli per niente a Fran Healey (o come ca**o si scrive, non me lo ricordo più e non mi va di googlare)…

    No, seriamente, non è per sminuire come ti senti, ci mancherebbe, ma di periodi di mmmierda ce li abbiamo tutti. Ci sono momenti in cui non capisco perché, pur provando a fare un sacco di cose, non se ne concretizzi nemmeno una. Però ho imparato (recentemente, ma non è mai troppo tardi…) che alla fine sbatterci contro la capoccia quando sei incazzata e stanca non serve a niente. Tanto vale farsi un sonnellino, davvero, e riprovare dopo un po’.

    9 volte su 10 funziona (vabbè, poi c’è quella volta unica su dieci che non funziona che ti fa incazzare come una biscia peggio di prima, ma son cose che càpitano…).

  2. Si può sempre pensare che poteva andare meglio, a conti fatti.

    In qualsiasi situazione.

    A dire “uffa, poteva anche andarmi meglio, però”, son capaci tutti, se ci pensi, ma quello che fa la differenza per davvero è il come ognuno, alla di là delle seghe mentali, si rimbocca le maniche e prova a cavarsela nel migliore modo possibile, compatibilemente con quel che ha e con le situazioni con cui si ritrova, volente o nolente, a doversi confrontare.

    Non è per niente facile affrontare tutto col sorriso, con l’inguaribile ottimismo che alle volte sai dimostrare tu, anche quando la pioggia si accanisce, senza la minima pietà, su di te, ed è questo che ti rende grande, Fran, o semplicemente più grande di tanti altri.

    Per quel che può servire, poi, io ti sono accanto, lo sai, per cercare, inutilmente come spesso (o sempre, se vuoi) accade, di pulire via le tristezze momentanee dal tuo splendido sorriso, e per ricordarti che sì, è vero che non smette mai di piovere, ma se grandinasse sarebbe peggio, probabilmente. ;)

    AnniKa

  3. Caspita Fran, questa canzone… è che non piove mai qua dove abito io, sennò descriverebbe benissimo pure come mi sento io quasi sempre.

    Ah, io di solito penso sempre al negativo, immagino gli scenari peggiori. Perchè è quando sono più contenta e spensierata che mi capitano le mazzate. Che tipo poi penso “ma va che scema, che c’avevo da ridere, guarda ora come sto messa.”

    Ecco invece penso al negativo e poi magari le cose si sistemano o passano senza far troppi danni o ecc…

    Un abbraccio cara :)

    Luci

  4. mmhh, anche io a volte dico che vorrei essere scema. ma scema davvero, non semplicemente idiota come sono di natura. credo che a non capire sarei forse più serena e quindi più felice.

  5. Chissà se Fran e soci per fare ‘sta canzone non si siano davvero ispirati ai film di Fantozzi, con la nuvola da impiegato sempre sul povero tapino a seguirlo pure in vacanza…vabbè scherzo!!

    Ad ogni modo, per quel che riguarda la mia esperienza personale, ho iniziato ad essere più serena nel momento in cui ho smesso di preoccuparmi delle conseguenze delle azioni mie e degli altri e a prendere tutto con il sorriso.

    Le pippe mentali servono solo a complicarti di più la vita.

  6. la mia testa non vai quasi mai assieme al mio corpo. ed è proprio lì che sbagliano sti due fran…a fare le cose separati se solo lavorassero insieme..se solo…

  7. Non solo si è umani, quello sarebbe il meno; vi sono esseri umani che non pensano mai (e soprattutto agli altri). Cosa diversa è essere attenti e sensibili come tu sei; è allora che i pensieri si raddoppiano. :-**

  8. E’ indubbiamente più bello il post della canzone. Così, a leggere solo, poi con la musica non so :)

    Le cose accadono, comunque ci prepariamo alle eventualità. Cerchio e botte, sempre così, cerchio e botte.

    Non lasciarti tentare dalla solitudine, piuttosto cerca un modo di stare meglio tu *insieme* a chi ti vuole bene. Non v’è amicizia se ci sono segreti, ma insomma, fallo presente: sì, ogni amico è unico, ogni amico è importante, ma, penso a quel che faccio io, una volta che ho rotto le scatole a uno, non è che ripeto la stessa uguale storia a tutti gli altri, con l’identico trasporto e lo stesso bisogno di essere ascoltato; e se già è problematico per me, che non ho mai da raccontare cose poi così dolorose, e lo faccio di mia sponte, figuriamoci per qualcuno che, forse, di parlare non ha poi tutta questa voglia.

    (Questo è un tipico Commento Fatenequelchevolete™, in quanto potenzialmente decontestualizzato ma riciclabile per regali di Natale)

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