Sfila la lama dalle carni, levala piano amore mio.

La mia vita è fatta di piccoli alti -chiamiamoli altopiani- e quotidiane discese profonde.

Quando mi capita infatti di avere una mezza giornata di contentezza non riesco neppure a festeggiare con la media moderazione. Perché domani sarà un giorno peggiore, lo sai.
E’ una cosa che ormai non vivo più con disperazione. Mi viene un vuoto solo dentro di me e la crescita esponenziale di un senso di frustrazione e inutilità.
In pratica non mi sento più neppure i dolori nuovi. Solo a metà pomeriggio, tra le varie telefonate, mi son sentita i dolori al petto e me ne son fregata. Meno male che dovrei fare una vita tranquilla. Meno male che tutti dicono che sono brava, e quasi se ne meravigliano e se ne rallegrano. Io il più delle volte mi sento una mezza sega in un mondo di lobotomizzati. Non sopporto più alcune categorie e alcuni comportamenti. Alcuni toni di voce ormai mi stizziscono a tal punto che difficilmente non mi arrabbio. Ho a che fare con dei deficienti che si offendono sempre e solo loro, e io secondo loro dovrei abbozzare e dare loro ragione. No, l’ho fatto per anni e ora non voglio più. Mi son stufata di essere docile e accomodante, sempre e solo io. Mi sono stufata di non essere creduta, di non essere presa sul serio. Quando lo so solo io cosa sono stati questi anni e cosa mi hanno portato ad essere: ho una rabbia così repressa e accumulata che non solo potrei esplodere prima o poi, ma potrei anche pianificare una strage. Diosanto, voi non vi rendete conto cosa ho dovuto subire e cosa ho visto e ho sentito sulla mia pelle negli ultimi quattro anni buoni. E’ qualcosa che mi ha fatto prima implodere su me stessa e che ora rischia invece di farmi esplodere completamente. Non l’ho retto, tutto. Per me ora qualcuno deve pagare tutto quello che subisco e ho subito, non riesco a dimenticare più la minima cosa e cerco di pensare nei momenti vuoti a come possa, quasi novella Montecristo, riusarla come arma contro i miei aguzzini. Perché se per ora non posso prendermela con quello lassù, ché mica si vede, ci sono tanti fatti di ossa coi quali voglio pareggiare i conti prima o poi.
Non dimentico. Il passato non fa più male, ma mi ha lacerato.

Quindi mi ritrovo con il lambrusco in corpo, con l’intestino che non lo tollera ma il resto dei tessuti che ringrazia altrimenti la tensione sarebbe maggiore. Però non dormo. Sto da schifo, ma anziché automutilarmi o autoinfliggermi punizioni come facevo da una decina di anni adesso scenderei a prendere il badile e massacrerei di botte qualcuno. Non ne posso più.

Mi ritrovo con la musica medioriflessivorealistomoscioinsommamasiamoancheunpodepressi nelle cuffie, perché i vicini urlicchiano e pensano che non sia notte. E io anche di quello non posso fare un cazzo. Niente, devo guardare la vita per forza anche se tento di prenderla per le corna. Io vorrei fare il torero e invece mi tocca fare la mucca che guarda il treno.

Non so cosa cazzo darei per almeno essere un po’ serena, per un anno.


6 thoughts on “Sfila la lama dalle carni, levala piano amore mio.”

  1. immagino una scena, all’inizio sdraiata sul lettino dello psicanalista, pian piano ti infervori, ti metti seduta, parli a voce sempre più alta, ti alzi, ti avvicini al dottore che si mette in piedi anche lui, gli vai vicino, lo spingi con il dito sul petto, le spalle alla finestra, indietreggia sempre più. e poi alla fine lo getti di sotto guardandolo con un sorriso mentre cade.

    ‘e uno…’ pensi.

    uscire dal mondo di melassa, di banalità e di cattiveria, si smette di voler cambiare il mondo, ci basterebbe partecipare attivamente alla sua distruzione.

    oh, poi magari ho detto delle castronerie, quindi potrei essere una delle tue prossime vittime.

    rolando

  2. Chiedere conto ai responsabili di specifiche cose non sarebbe nemmeno una vendetta quanto un sacrosanto diritto, quantomeno alleggerirebbe il carico di quello che devi sopportare. E non essere cattiva con te stessa. Nessuno deve farsi male e punirsi da solo. E’ contro natura.

    sporad

  3. VENDETTA. I trip su un giorno di ordinaria follia in cui ripagare tutti di tutto, con gli interessi. E, a brevi tratti, riuscire a dimenticarsi del fatto che non lo si farà mai: in quei momenti si vive di un’esaltazione pura. In bocca al lupo e tieni un badile sotto il letto o sotto la scrivania.

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