Bruxelles ha un fascino tutto particolare dacché unisce gli aspetti tipici della metropoli con quelli delle città più piccole e intime, ricca di angoli e strade che per un momento estraniano il turista dalle vie e piazze più affollate. Fonde poi tutti gli elementi delle città dei Paesi vicini, donando un curioso patchwork a chi la visita per la prima volta.
Perfino la Grand Place, nella sua maestosità e severità e nel suo viavai incessante di persone ha più l’aria di un salotto che di una piazza vera e propria. Passeggiare nel centro di Bruxelles significa non solo ammirare le grandi costruzioni e i monumenti, ma anche visitare botteghe e negozi che sembrano usciti da un racconto di altri tempi: si pensi a certe librerie, così misteriose e che conservano vecchi libri, dischi in vinile, stampe e fotografie, tanto da somigliare più a piccoli musei che a negozi. Per non parlare delle gallerie che collegano una via ad un’altra; e delle viuzze che, pur senza avere lo sfarzo dei grandi monumenti, svelano spesso piccoli e deliziosi angoli, con bar e bistrot dove possiamo gustare una delle ottime birre belghe.
Ci sono un paio di simboli della città, di quelli che te la fanno collegare a tutto il resto e alimentano il mercato dei souvenir. Uno è sicuramente la fontana con la statua del Manneken Pis, ossia il bimbo-ragazzino-pischello che minge.
Oltre al bimbino, esistono altre due statue che compiono la stessa azione: Jeanneke Pis, la statua della ragazzina che fa pipì (urenda, dai, anche perché il nostro metodo di evacuare liquidi ci porta a metterci in quella posizione a uovo che ricorda sia gli squat in palestra che lo spazzaneve sugli sci), e Zinneke Pis, il cane che fa pipì (quest’ultimo nel Marolles, non fa proprio pipì, nel senso che rispetto agli altri due non è una fontana: fa solo il gesto).
La leggenda comunque racconta che il Manneken Pis fosse un bambino che avrebbe estinto la miccia di una bomba con cui i nemici volevano ditruggere la città, da cui il simbolo di ribellione e coraggio dei belgi. Il Manneken Pis viene vestito 36 volte all’anno, in date prefissate. A me è capitato di vederlo ignudo nella sua azione, ma potete vedere la versione tourdefrance, la versione impermeabile, e la versione Gay Pride.
E’ curioso, infatti, che il suo guardaroba comprenda oltre ottocento costumi conservati nel museo della Casa del Re sulla Grand Place: sede del museo cittadino/dedicato alla città al terzo piano ha la dressing room del bimbo, con tanto di pezzi davvero notevoli. Il primo abito donato al Manneken Pis fu da parte di Massimiliano-Emanuele di Baviera, governatore generale dei Paesi Bassi spagnoli, poi la collezione come potete vedere si è ampliata di anno in anno: mi pare che però l’unico costume che rappresentasse l’italia era un thristhe Pulcinella, con tanto di appendice beccosa per il Manneke. Mh.