Ormai è il terzo anno che vado al Frequency Festival. Ho imparato tanto andando lì: tante cose che un master in giornalismo, ore e ore di stage e cazzimazzi vari non mi avrebbero mai insegnato. Mi sono svegliata, ho imparato a tirare fuori interviste a modo in otto minuti, quest’anno ho avuto anche l’occasione di fotografare sottopalco. Tutte cose che in Italia non avrei mai potuto fare.
[che poi Radionation come blog è nato per questo: dare la possibilità alle persone che lo vogliono di fare ciò. Quando lo fai per divulgazione a volte è stressante -certo meglio che zappare- ma ti da un casino di soddisfazioni]
Ad esempio venerdì (17) ho intervistato 5 gruppi e ne ho fotografati 7. Ho materiale per mandare avanti il blog e la radio per un po’, a fronte di un investimento di benzina e alloggio e cibo di meno di 500 euro. Calcolando che invece ogni volta che mi muovo per milano ci vogliono circa 60 euro… capite bene, no?
Superando poi tutto questo discorso un po’ tecnico-utilitaristico devo dire che ho visto band che mi emozionano, conosciuto gente simpatica con cui condivido interessi e spero presto anche altri festival, e mi sono tutto sommato divertita appena non avessi da fare. O anche mentre avevo da fare. E’ caotico, è tanto ma è così che vorrei lavorare: quando eravamo all’Heineken invece per fare un’intervista è stato quasi impossibile avere un posto dove farla.
Sono contenta, anche se mi sono trascinata per 4 giorni un mal di gola pazzesco. E ora sono a letto con una febbre assurda. Ma stando a letto vi racconterò meglio del Frequency, specie se non mi avete letta su twitter…