Mentre whatsappavo con un certo Damir Ivic, conosciuto ai musicomani e a quelli che come me han lavorato in redbull (difatti il primo messaggio era “ho davanti a me quelli dell’accademy con un mediakit pesante una mattonata” “dove cazzo sei?” “groningen”), mi è stato chiesto cosa ne pensassi di un festival che ho fatto:
1. in piena crisi di panico ogni mattina
2. con la parrucca, dacché mi miei capelli sono persi e ora sono acconciata come Giannannini con meno chioma
3. ubriaca per i freedrinks che impattavano con le medicine
4. a tirare madonne per la pioggia in bici
5. a porconare perché gli olandesi ubriachi ti si sfracellano addosso e momenti ti rompono una gamba
6. a subire sbalzi di temperatura caldo-freddo-umido.
In tutto questo farò un resoconto. Ma ora sono un attimo a letto sempre depressa, con gli occhi sbarrati, non sapendo che cazzo fare della mia vita visto che quello che musicalmente scrivo fa schifo a tutte le testate italiane, e avendo promesso a tutti in giro che no, non mi ammazzo (un momento: allo psichiatra ho promesso che fino a giugno non lo faccio)
In tutto questo sto pensando se andare a fare il Sònar per disperazione perché almeno per 48 ore vedo solo la musica.
Ah, per il resto: vaffanculo.