Se penso che dieci anni fa ero qua a fare i caffè, e non è come pensate voi ma in un quarto d'ora se ne facevano ottanta in media e tu dovevi essere lì, preciso e puntuale a non intralciarti con gli altri, tenere il ritmo e ricordarti se alto, corto, lungo, tazza grande, vetro, bla bla e c'era la fila nel tuo settore perché tu lo facevi buono (ma col 40% di polvere in meno degli altri: tutto sta nella pressatura, ragazzi, con le macchine professionali) e ora sinceramente al massimo uso la Nespresso.
Tutto qua.
La cosa che mi spaventa è come son cresciuta in questi dieci anni. Mi sono accorta perché quando sono in ambiti lavorativi sono totalmente diversa dal resto. Tipo lunedì, dopo la conferenza stampa lì al Fuori Orario c'è stato lì il ragazzo che serviva che diceva qualcosa. Io ho sorriso e detto sì sì. Mia mamma e l'altra ragazza lì che fa la giornalista e che conosco, stavamo lì a parlare del nostro comprensorio condominiale. Mi han chiesto a cosa avessi detto sì e io gli ho risposto che boh, mica lo sapevo, ma si fa sempre in tempo a dire di no.
Che è un po' come la visione diversa del chiedere le cose. Mi hanno detto che in caso insistere non è un male. Non è rompere i coglioni. Si chiama Friendly Pressure.
Ora mi sento meno in colpa.