Ti insegnano che le parole si disperdono nell’aria manco fossero un peto.
Anzi, quest’ultimo, in molti casi, tende a disperdersi più lentamente di aggettivi e avverbi vari. Il punto però è che le parole volano in modo molto diverso a seconda dei segni di interpunzione che le accompagnano. L’altro punto però è che se hai modo di leggere i segni di interpunzione significa che non di verba che volant stiamo parlando, ma di scripta che, in quanto tali, manent. E allora tutto quello che ho scritto finora perde di senso o, per lo meno, fornisce la giusta impressione che abbia preso la questione un po’ alla larga.
In realtà cercavo solo il solito modo simpatichino di iniziare il post per introdurre, poi, l’ennesima classificazione della mia vita. Molto old style di quelle che noi i blog li abbiamo iniziati e ora qui è tutto corporate. Ma la classificazione ora, nella fattispecie, è relativa alla punteggiatura e alla diversa percezione del mondo che è in grado di favorire.
Così accade che un banale “a presto” in chiusura di una mail assuma, nella mente di personaggi ciclotimici a causa dello studio della medicina nonché da un lustro di depressione e odio per il genere umano, una serie di connotazioni impazzite di significato legate ai segni grafici che lo seguono. Vediamo nel dettaglio.
A presto, (con la virgola e la firma seguente) = E’ il saluto ammazza-ormone. Anzi, in realtà ti fa anche incazzare un bel po’. Perché quella virgola fa solo capire che al tuaocorrispondente non gliene frega una cippa di te, ma che, al contempo, forse per motivi lavorativi o di comodo cerca una forma che ti faccia sentire in confidenza senza illuderti su una sua presunta e irrefrenabile voglia di materassarti. Crede che sia l’apresto a fare tutto ciò; in realtà è la virgola. Chi ti saluta con l’aprestoconlavirgola va di fretta, non ha voglia di soffermarsi con te più di tanto ma deve farlo per chissà quale motivo.
A presto? = Con l’interlocutore interrogativo hai scazzato per qualche motivo, ma finalmente si accorge che hai sempre avuto ragione tu. Anche quando cercavi di spiegare che la sua migliore amica non aveva avuto l’idea più geniale del mondo decidendo di sposarsi nel giorno della finale dei mondiali. Ovviamente invitandovi alla cerimonia. Di solito chi ti scrive con l’aprestointerrogativo parla con le amiche-ici di te dicendo frasi tipo “e quella poveraccia lì” o “quella santa donna” e cose così. L’aprestointerrogativo, quindi, indica che se non altro un approccio fisico c’è già stato. Quindi questa è l’unica chiusura di mail che spinge a chiederti se esiste il secondo round.
A presto! = Qua non si scappa: hai intercettato l’eccesso di zelo! Parliamo di gente che ha un sacco di amici e che può venire a cena indifferentemente con te, con Carmelo Bene o con Mister Bean, riuscendo a intessere con tutti e tre delle conversazioni entusiasmanti. L’aprestoesclamativo è sinonimo di persona iperattiva, ben oltre i limiti della frenesia, che va sui roller con l’iPod che spara nelle orecchie quel gruppo troppo figo che un suo amico ha scoperto a Londra. Poi va alle mostre, passa ore nei negozi di dischi e nelle piccole librerie indipendenti, ama lo shopping, meglio se nei mercatini dell’usato, fa le foto, passeggia scalza nei parchi, va al cinema di pomeriggio che fa un sacco simpatica mattacchiona, va in palestra, fa i massaggi, studia teatro, non perde un aperitivo dal 1997 e nel week-end visita le capitali d’Europa con i voli a basso costo. Probabilmente ha la Smart e le sue amicizie, le sue amiche soprattutto “sono tutte delle matte”. E il problema è un po’ questo: hai davanti gli interlocutori ciclotimici come te. Quelli che un giorno di scodinzolano tipo neanche tu fossi Cesar quello che è psicologo dei cani e il giorno dopo invece ti legherebbero al guard-rail della tangenziale. ‘na lotteria. Vabbè.
A presto. = Qui la faccenda si fa interessante. Qui la persona dell’aprestocolpunto vuole fare l’enigmatica ma, sotto sotto, ha già deciso che almeno potrebbe esserci dello scambio non indifferente. Nelle sue teorie il punto dovrebbe spiazzare. Sa che non ha i requisiti per il punto interrogativo, che non ha gli interessi giusti per il punto esclamativo e che, in fin dei conti, ti ritiene meritevole di qualcosa in più di una virgola. “Con il punto sono deciso, secca. Sicché non ci capisce nulla”, ghigna. Ma ignora che tu sia un esperto di punteggiatura. Oltre che di ghigni.
A presto… = Fin troppo facile. Ma se una persona che usa l’aprestocolpunto ha deciso che si va per sfinimento.
A presto$*&#§^^ = Ti sta prendendo per il culo.
Ora vado a vedere come si chiudeva la mail in cui ci dicevamo “a presto per un caffe”.
Si, quella di 12-18 mesi fa :)
haha. Troviamo ‘sto posto ;)