Ti togli il dolore togliendoti l’unica cosa a cui dovresti appenderti
con tutte le tue forze: la vita .
L’arte, le musica e il cinema han sempre parlato di un solo amore. Ma
l’Amore è una gamma di realtà infinite. L’Amore per un Amica, l’Amore
per una madre, l’Amore per il proprio animale domestico… Questi sono
elementi dell’Amore e non limitarti a vederne solo uno. E un giorno
arriverà anche quello di cui tutti parlano, l’Amore del compagno o
della compagna. Quel giorno può arrivare anche tra anni ma sarà il più
bello della tua vita, l’unica che hai. Nel frattempo raccogli i cocci
di te, prenditi tempo per ricominciare a vederti un individuo unico,
singolo e con migliaia di possibilità se te ne concederai ancora una.
Ovunque tu sia guarda il paesaggio perché la vita è un caso bellissimo
e devi poterti dare la possibilità di tornare a vedere quello stesso
paesaggio in futuro, promettendoti che sorriderai nel vederlo più
luminoso e vitale.Chiedi aiuto a chi ti ama, se ti ama non te lo
negherà.
avere ventanni
Parla con me/III
Non è un bel momento per conoscersi. Ma sempre meglio che non conoscersi del tutto! Mi è arrivata eco del tuo stato d’animo e sono solo uno dei tanti -tantissimi, hai visto?- che è pronto ad ascoltarti. Tutto si può fare, nulla è irrimediabile! Dai dai dai!
Seguo tue notizie attraverso i tuoi amici. Non ficchiamo il naso nei tuoi affari, non facciamo domande, ma ci siamo, ci sono. Un abbraccio gigante! E se è uno scherzo, se ci hai preoccupati per niente… Meglio! ;-) Vienimi a trovare quando suono nella zona! Bacione!
Parla con me/II
sono C*** e ti seguo su Twitter perché ritengo interessanti le cose che scrivi.Io non conto nulla per te e non pretendo neppure che tu dia peso alle mie parole, ma dopo aver letto i tuoi tweet carichi di disperazione e di propositi suicidi, voglio almeno tentare di farti cambiare idea. Sperando che tu sia ancora lì a leggere.Ognuno di noi ha persone attorno che ci amano oci vogliono bene, e mi par di aver capito che è così anche per te. Loro non ci abbandonano mai. Forse ci possono stare lontano con la voce e con il corpo ma basta poco per riaverli vicino: basta comunicare con loro, parlare dei nostri problemi, della nostra disperazione.Credi di stare peggio di chi non ha davvero nessuno al mondo? O di chi non ha mai avuto nulla al mondo come una famiglia, una casa, un lavoro? Non mi pare sia così. Eppure loro vogliono vivere. Sono forse masochisti, ché vogliono vivere una vita schifosa? Sono masochisti quei senzatetto di piazzale della Pace che campano di furti e spaccio, si drogano e si ubriacano, dormono al freddo, sono sporchi e non hanno speranze per un futuro migliore? No, non lo sono.Perché non lo sono? Perché hanno qualcuno che li aiuta moralmente, che affronta i dolori e le frustrazioni insieme a loro, magari che li ama.Poco tempo fa su La Repubblica, nell’edizione di Parma, era uscito per esempio un articolo su due senzatetto che si sono innamorati dopo essersi conosciuti per le strade della nostra città. Non vedono un bel futuro per loro, ma a loro modo sono felici perché lo affronteranno insieme.Certo, a questo punto tu potresti dire: “Appunto, loro hanno qualcuno. Io non ho nessuno che mi ami così”. Ma io ribatto dicendo che non conosci il tuo futuro, né mai lo conoscerai. Non puoi sapere cosa ti attenderà domani, o fra un anno. Spesso, senza accorgersene, senza il minimo preavviso, troviamo la persona che ameremo e che ci amerà, inaspettatamente. Dobbiamo solo non farci vincere dalla disperazione e dal dolore, aprirci nei confronti di chi ci vuole bene come i nostri amici e i nostri genitori. E se non bastasse, a volte anche la comprensione di perfetti sconosciuti può aiutare. Devi solo avere il coraggio di parlare del tuo dolore. Ti accorgerai che vivere non è pesante come credi.Un abbraccio forte.
Parla con me/I
Ciao Francesca, ho visto dei messaggi che hai scritto in Twitter, alcuni sono preoccupati per tè, Io, adesso non sò cosa hai in mente, ma, se stai scappando da qualche delusione, sappi che anche io mi sono talmente rotto di tutto quello che accade qui in Italia, allora, se vuoi, potremmo scappare insieme da qualche parte nel mondo, decidi tu, il mio nome è Sandro Ciao
Natale, non inteso come nome. Ma quella cosa che sta arrivando.
E alla fine quell’immenso campionario di buonismo spiccio e di riti sempre uguali, meglio conosciuto come Natale, è arrivato anche quest’anno. Sparare addosso al Natale è troppo facile e fa anche molto atteggiamento da odioso radical chic. Ma non posso farci davvero nulla se di questi tempi sono scazzata come capita poche volte durante il resto dell’anno. E considerando che sono un soggetto tendenzialmente ansioso, ne scaturisce che il livelli di frustrazione che raggiungo a dicembre sono elevati da fare spavento. Del Natale, ad essere sinceri, non mi piace davvero un cazzo. A iniziare da quando non puoi più uscire con la macchina. Ed è solo il 3 dicembre. La psicosi da regalo, la crisi da parcheggio, le partite a carte che devono essere necessariamente organizzate. E poi ‘sta faccia di Babbo Natale che compare ovunque tipo Grande Fratello. E le pubblicità con le famiglie felici e le canzoncine intonate dai bambini. Le dodici ore sulla A1 per tornare a Foggia. Le città che, dalle 19 del 24, si spopolano misteriosamente fino al 27 mattina. O al 26 pomeriggio se ti dice culo. E poi il cenone del 24, il pranzo del 25 e il contropranzo del 26. La pioggia di auguri che arriva da ogni parte come se festeggiare la nascita di Gesù Cristo sia la cosa più entusiasmante che sia mai successa nella vita di tutti. Che se poi è il compleanno di Cristo, perché ci si fa gli auguri a caso tra di noi? E’ come se il giorno del mio compleanno mio cugino telefonasse per fare gli auguri a un mio amico. Il Natale, poi, è l’unica festa che pretende gli auguri non solo nel giorno in cui si festeggia. Gli auguri di Natale iniziano dall’8 dicembre e solo grazie all’arrivo del Capodanno cessano a fine dicembre. Altrimenti saremmo capaci di protrarli fino alla Befana, quando gli auguri per l’anno nuovo lasciano il posto alla simpaticissima e geniale ironia di tutti quelli che fanno gli auguri alle ragazze, che per uno strano gioco del sarcasmo diventano tutte befane, anche le più fighe del pianeta.A pensarci bene sono tre le cose del Natale che odio di più. Continue reading “Natale, non inteso come nome. Ma quella cosa che sta arrivando.”
Sono indecisa se aprire un Fit/Eat blog collaborativo, o uno sulle malattie croniche intestinali o uno sulle depressioni. Boh.
Vedete, la mia vita è molto semplice: si basa sulle cose di cui sopra interfacciate tra di loro. Ed ecco: voi pensate che sia una vita costellata dallo studiare, dai viaggi, dal vedere concerti e vi chiedete come fai.
Ebbene, non è il vedere concerti o viaggiare il grosso problema. Il mio grosso problema è che sono dipendente da quello che vuol fare il mio intestino: ad esempio oggi ho mangiato ed ho una sensazione di nausea da barcone di immigrati sul canale d’Otranto. Dice cosa hai mangiato, veh? Mezza porzione di pasta. Basta. Se non mangio sto abbastanza bene. Abbastanza significa che mi fa solo male la gola e la testa, che ormai sono dolori di base.
Invece il mio intestino è sempre nel background di ogni cosa figa che faccio:
a) vai con MTV a vedere gli Editors a Budapest? Ok: appena arriverai dopo aver firmato tutti i documenti sull’apparire in video chiederai dove è un bagno. E ci passerai venti minuti. E quasi verranno a cercarti.
b) intervisti finalmente Anna Calvi e tiri giù l’intervistona dell’anno? Quando arriverai però mezz’ora prima all’Hana-bi andrai al loro bagno e benedirai che ci sia sapone e carta igienica a volontà. Perché qualcuno ha deciso che per te ci debba essere questa spinta propulsiva inarrestabile.
c) stai sul treno per tornare in aeroporto a Bruxelles coi minuti contatissimi? BENE. Non dico altro, ma ecco, girare con le salviettine è molto bello, ma temo che a 30 anni dovrò considerare un incrocio tra i pampers e i linidor.
Potrei dirne altre. Io a volte mi deprimo, a volte mi vergogno, qui ne parlo perché non è che voglio rendermi ridicola, ma davvero a volte è una cosa che ti porta a sentirti male, diversa, robe così. Come gli R.E.M. dicevano che nessuno vuole un professore triste credo che nessuno voglia un amico con dei problemi. E questo, ops-cosa-ciclica-tipo-cane-che-si-morde-la-coda, ti crea dei problemi. Che schifo a volte la vita eh. Magari ecco, poi uno linka questo post a presentazione.
Ciao, sono Fran e sono un blogger che può far volentieri marchette obiettive ad aziende di salviettine e carta igienica.
“Voglio Morire” “Consulenze aiuti e scambi”
Pensa che esista ‘sto negozio con la vetrina, su cui campeggia la scritta. Una roba vecchia, è in cristallo fumè, la scritta argentea che spicca come un epitaffio su di una tomba e, in fondo, forse è il risultato che il proprietario vuole ottenere.
“Voglio morire”
Perché? È la domanda più scontata. Ti viene passandoci. Ed entri perché. Un po’ ti interessa.
Non importa il perché,devo decidere come farlo, niente altro.
Morire.
Sembra facile,ma se non si abita a Falluja e dintorni o altri posti ameni nel mondo,non è così, come dire, di semplice realizzazione.
Ad esempio: Morire avvelenati.
Provate voi a comprare il comune veleno per topi e poi?
Che ci fai,un panino? Un tramezzino, un cucchiaino di thè o un cucchiaio da minestra o sciolto nel caffè o nel latte? Va bene, ok ok, ho capito, con il veleno per topi le soluzioni sono molteplici.
Però, anche molto dolorose.
Troppo dolorose
Mmf, scartato!.
-Il Gas.
-Dicono che il gas non porti dolore.
Va bene, ma,adesso, i forni son tutti elettrici, i piani cottura valvolati..come cavolo si fa a morire col gas?
Scartato
-Non mi pare tu abbia particolarmente voglia di morire-
Sbagli, se sapessi quanto voglio morire,faresti testamento.
-Continuiamo
-Gas.
Già detto.
-No, gas si scarico, seduto in macchina, accesa,la macchina, un bel tubo di gomma,nell’abitacolo con i finestrini chiusi, e gas di scarico..puoi anche sentire un cd mentre muori
Che Cd?
-Quello che vuoi.
Mmph, ci devo pensare, mi sembra macchinoso, qualcosa di più semplice, più romantico, più, come dire..”glamour”
-Perché hai detto che vuoi morire?-
Non l’ho detto
-Beh, non per malattia di sicuro-
continuiamo
-Pistola?Un bel colpo e via?- Continue reading ““Voglio Morire” “Consulenze aiuti e scambi””
Tu dici che il fattore umano si perde solo nella internet ma non è così.
Oggi son stata su a Milano. Che è una città che ancora non capisco e per cui farei molta molta molta (ho detto molta?) fatica a trasferirmici. Prima considererei altro, ecco.
Chi ti vuole, direte voi.
Lo so. Infatti è una pippa mentale inutile. Sono stata per la prima volta in Sony. E io dico ‘ste robe da provinciali per spiegarvi che qui per iniziare a scrivere di musica senza nessuno che ti spiani le spalle all’italiana si fanno tutti ‘sti gradini qui. Ecco, erano mi sa 15 mesi che rincorrevo i Vaccines, e finalmente li ho intervistati. Poi di quello ne parleremo. Solo che pensavo “cazzo, Sony, che ha un palazzo suo. In centro. Sai che figoso”. Nah, niente. Squallidino come una sede di un broker assicurativo. Per dirvi: la sede di RedBull è 400 volte più cool. Qui invece ricorda davvero le sedi assicurative nazionali che giravo da piccola con i nonni. Niente di che, solo qualche disco di note cantante italiane che si vedono ovunque suonato, un boccione d’acqua, una sala riunioni, un divanetto in corridoio. E ti schedano dandoti un badge come alla Rai, però.
Infatti dopo per aver bisogno di calore umano son stata dai miei amici di Spin Go. E dopo aver varcato la soglia non è che ho trovato gente alla macchinetta del caffè: ma erano lì a lavorare al computer, un po’ a incazzarsi, un po’ a controllare e programmare cose. Mica pugnette. Solo che ecco, io sono stata lì mentre facevano a rotazione la pausa sigaretta, e quindi abbiamo parlato lì. E poi abbiamo parlato anche di cose nostre che esulavano dal lavoro. E poi anche degli appuntamenti semilavorativi. Ma ecco: al di là che ogni volta che passo da loro sembra Natale (cazzo mi commuovo quasi) io son contenta del fattore umano. Loro sono le persone che sin dall’inizio hanno capito la mia passione e quindi mi hanno dato conto. Questo è un bene, visto che il sistema locale non è così. Spin Go (e CooperativeMusic Italia) è una piccola isola felice a cui auguro ogni bene ogni volta che mi vengono in mente.
(Micro, Aimo, Valerie, Teo, Camilla e Giulia: grazie)
Tutto un multiplo di tre.
Sempre così, ti rendi conto che questa giornata è stata diversa da ben 19 anni ed eccoci. Già che le giornate brutte che hanno una ricordanza sul calendario ormai sono sempre dippiù. Poi ti accorgi che sono passati anni, anche se non sembra un cazzo. Ieri è tutto un accozzaglia di cose che ti sono capitate, che non è che metti in ordine cronologico. Infatti però quando ti ritrovi a razionalizzare quanti anni è che non gira.
Solo che prima magari non piangevi. Tenevi tutto dentro. Ti incazzavi con chi lo faceva. Ora crolli, non so se è meglio. Però non sai spiegarti cosa è meglio e cosa è peggio. Con le emozioni però non c’è mai un cazzo di equilibrio. E quindi sei qui a pensare che non è giusto che non ci sia più l’unico uomo che ti abbia mai capito, anche perché avrebbe avuto solo 83 anni. Quanti cazzo di ottantenni inutili circolano qui ancora? E invece lui sarebbe anche potuto star qui a farmi compagnia, gli avrei preparato la pasta a pranzo e lui il brodino a cena come facevamo quando ero piccola. Poi avrebbe preso la bici e se ne sarebbe andato per i cazzi suoi a fraternizzare con gli altri anziani. Con la radio in mano la domenica a sentire le partite. E invece no, un cazzo. Io… io non capisco e continuo a non capire perché tutte le cose a cui tengo non posso averle. E’ una cazzo di condanna. Non me ne frega se succede anche ad altri: succede a me e fa schifo.
E quanto è difficile far finta di nulla e iniziare un altro giorno perché non hai altre possibilità.