5 ottimi motivi per considerare figo il Positivus Festival

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La settimana passata ho deciso di fare una scappata in Lettonia. Conoscevo la Lettonia solo grazie ai mondiali di atletica e allo Skonto Riga per il calcio. Ricordo che tre anni fa i Muse suonarono a un festival, il Positivus, e da lì da questi 3 anni mi sono capitate un po’ di tutti i colori e quindi questa stagione mi sono incaponita a guisa di animale da soma nel volerci andare a tutti i costi. Sperando che magari la mia sorte avesse un leggero cambiamento (oh, già c’è stato un minisegnale che poi vi dirò), quindi sono stata al Positivus Festival 2016 e vi spiego a punti in modo semplice perché dovreste andarci anche voi o almeno considerarlo come festival.

Ho avuto la fortuna di trovare una compagna di viaggio conosciuta via blog (ciao Babi!) anni fa e che è bella testarda e con un senso dell’organizzazione totalizzante filinesco come me. E abbiamo fatto un bel festival che vado a consigliare anche a voi perché:

  1. La gente. Vi dico, non sarò cruda come i due imbruttiti che poi hanno preso il volo di ritorno con me mentre si scambiavano foto di tipe e facevano commenti che io faccio molto simili quando parlo di bistecche. Devo proprio dire che i lettoni sono bellissimi, ma proprio fighi. Roba che ti giri attorno e ti sembra un provino continuo di Elite, ci pensi solo un po’ meno quando vedi che girano con i carrozzini perché sì c’era anche gente con la prole al festival. E poi hanno alcuni momenti wtf assurdi: del tipo che fanno quelle cose totalmente fuori dal pero e tu stai lì a fissarli e in testa visualizzi proprio un “…”. Oppure girano con tanto alcool nella borsa e si calano delle robe alcoliche che tu, sarà perché hai smesso e poi anche perché ti sei scordata l’imodium a casa l’unica volta che non l’hai portato preventivamente, rimani basitissima. Poi succede anche che magari fermi la gente per chiedere se ti traducono se c’è scritto acqua potabile o no e ti dicono “oh, no, io sono Estone”. E io che ho un casino già in testa a discernere Lettonia da Lituania perché quando ho studiato avevo ancora al liceo la cartina con l’URSS non ci capisco più una fava ma ok, va bene: ce la posso fare.

Baltic see just across main stage at @positivus #positivus2016 #positivus #latvia #salacgrivas

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  1. Il posto. Succede che questo festival in pratica è in una sorta di megapineta. E poi hai il mare: il mare però (qui ve lo devo dire come la storia dell’imodium, così mi invidiate meno) puzza un pochino. Però è tutto figo perché tu ti metti lì sulle amache e guardi in alto e pensi alle cose del mondo con la musica in sottofondo e riesci a fare tutta questa esperienza quasi mistica senza neppure aver avuto bisogno di comprare del fumo. E in meno di 7 minuti di cammino hai tutti i palchi: quindi davvero puoi fare questo festival se sei anche un rottame conclamato o hai da cambiare pannolini. Se vuoi vedere e sentire la musica hai dei palchi, se vuoi svaccarti hai posto. Si vive bene, c’è l’ombra anche se becchi sti repentini cambiamenti di clima che noi che siamo mediterranei non capiamo molto: ma io con il caldo di giorno e il freddo di sera vi dirò un po’ ci vivrei. Ah, poi c’è questa cosa mirabolante: pensate è un festival dove si può lavorare. Hai una sala stampa, hai un team che ti risponde alle richieste, hai una wifi, dei tavoli se devi scrivere o editare foto, hai dell’acqua a disposizione (ma la aveva anche la gente normale con le postazioni di ricarica cellulare incluse), a volte hai anche birra, cocacola, cioccolato e biscotti a disposizione e tutti ti trattano non come se tu fossi un coglione lì a sbronzarti e fare festa con gli amichetti (anche se alcuni lo facevano eh): no, ti trattano come un professionista che è lì a lavorare e ti danno strumenti per farlo. Incredibile eh! Perché da noi a volte non capita.

  1. La lineup. C’era un tot di persone che mi sono accorta che ho saltato tipo a Milano mentre si esibivano perché pensavo che poi le ribeccavo a un festival e altre che invece ho proprio saltato perché magari ero a vedere altri gruppi (tipo i Muse) oppure altri che ho paccato causa no fotopass o perché non avevo i 60 euro di benzina/autostrada da scialarmi in giornata. Non ricordo esattamente se è stato questo o l’anno prima ma era stato premiato come festival europeo dalla migliore lineup. In effetti anche con il forfait di Ellie Goulding (che parlavamo di fortuna: in fondo anche lei me ne ha portata non poca) la lineup era carina assai. Non vi sto ad angustiare con tutti i nomi che però potete trovare qui o vedere nelle foto prossimamente. C’erano anche i miei amichetti girovaghi di festival Joycut, che ho perso perché la navetta partiva proprio quando loro si esibivano. Posso dire che mi ha molto sopreso Hana e che mi è piaciuta più lei di Grimes, che invece ha uno show che mette troppa carne al fuoco e quindi stona per come sembra non diretto. Ho avuto la conferma che Seinabo Sey è la Beyoncé europea sia per voce sia per gli elementi del girlpower che mi piacciono tanto. Ho avuto Iggy Pop così vicino e lui e la sua camminata arrancosa e sciancata mi sono venuti abbastanza addosso a me, al mio alluce sinistro un po’ bronzeo al momento e a un paio di mie costole (ma la mia macchina sta bene!). Anche se le foto venute da vicino fanno più schifo anche delle mia media delle foto schifose potrò dire in futuro sulla internet quando lui passerà a miglior vita “vedete? Iggy non solo mi aveva toccato, mi ha anche un po’ malmenata e da lì ho avuto un contatto fisico con una leggenda del rock”. Ho scoperto poi che i Liima sono quel tipo di band figa di gente fuori come un balcone che a me garba tantissimo, poi che gli Oh Wonder sono sì bravissimi ma che hanno anche un batterista che è bono come il pane appena sfornato, che gli Air dopo un po’ di rodaggio hanno suonato meglio di quando lo han fatto in Italia, e che Mark Ronson è uno che il suo lavoro lo sa fare bene: soprattutto quando ti mette a tradimento Toxic di Britney e tu stai lì a risvegliare il tuo lato tamarroso. Anche su altri ho delle idee, ma in questo momento devo ammettere che i 36 gradi presenti nella mia casetta di Parma mi stanno togliendo la voglia di raccontare e soprattutto mi fanno chiedere perché non l’abbia fatto mentre ero lì. Ah, già: perché dovevo-andare-a-fotografare. Giusto.

Positivus you look so lovely #positivus2016 #pf16

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  1. Il mood del festival: in realtà i lettoni sono molto più scialli di noi. Salvo momenti che mi hanno raccontato perché io non ho vissuto avendo quel problema che ti taglia fuori dalle amicizie e dal mood festivaliero chiamato devo-fare-le-foto. Quindi la free wifi (il loro megagestore telefonico privatizzato da dopo l’indipendenza da free wifi spesso e ovunque, soprattutto qui al festival avanti al palco che sponsorizza) mi ha aiutato nel vivere tutte codeste cose: ossia nel sapere che la gioventù locale non ha grossa crisi come quella che sta parlando la lingua in cui scrivo. Insomma, se a uno gli fai capire che ti piace riesce addirittura a captare i segnali e a combinare un limone anche se sta suonando un gruppo sculettoso come gli Years&Years. Oppure beh, nel wtfmoment che dicevamo prima c’è stata anche una biondina che ha sbroccato durante IggyPop menando gente (col moroso a pacificare il tutto) e gente che ha mollato zaini dopo aver mollato anche lingue sugli earplugs (io invece solo a prendermi botte da anziane rockstar sciancate, vedi?). Tutto questo comunque senza vedere tantissima gente ubriaca messa male (due, mi pare, in tre giorni) o fare quelle coglionate che ti smorzano un po’ la voglia di vivere in altri Stati. E poi oh vedi i concerti con uno spazio vitale. E’ incredibile: sono quasi molto educati (non farò battute sull’educazione e il loro passato: magari poi traducono e non capiscono. Sono molto educati: fine)
  2. Il cibo: devo dire che non conosco benissimo la cucina Lettone, ma ho visto che hanno dell’ottimo cioccolato e dell’ottima carne e anche discrete opzioni vegetariane. Ho visto ad esempio in centro a Riga il ristorante di Al Bano e vi dirò: ha anche dei prezzi onesti. Forse non so, è perché devi sopportarti la gigantografia del proprietario mentre mangi e musica italiana primi anni 90 in sottofondo. Però dicevamo del cibo sia al festival che nella nazione: è buono e ha un ottimo prezzo. E poi la birra. Cioè io ve lo consiglierei davvero come festival: considerate solo che si trova in un posto un po’ tanto fuori Riga e se non avete una macchina a noleggio o dormite in tenda non è comodissimo. Ma voi tanto siete giovani e fighi, non siete come me che ho superato i 30 e giro con l’attrezzatura che se me la fregano mi devo rivendere un rene per ricomprarmela perché sennò ecco ci devo lavorare. Voi già vi vedo lì col sacco a pelo o a prendere un bungalow con altri tre amici: vedi ad esempio io non ci arrivo a tre amici neppure se mi porto il mio pupazzo. Ma ecco: il Positivus è da fare almeno una volta nella vita. E per come è fatto i quattro potrebbero essere il vostro compagno/a, la prole e il nonno che da un’occhiata alla progenie mentre voi limonate duro.

Verbier Festival, dal 22 luglio l’eccellenza musicale nel cuore delle Alpi Svizzere

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Mancano pochi giorni all’inaugurazione del Verbier Festival. Dal 22 luglio al 7 agosto infatti, a Verbier, nel cuore delle Alpi svizzere si riuniranno come d’abitudine i grandi direttori d’orchestra, solisti leggendari e alcuni tra i migliori interpreti delle nuove generazioni.

Verbier, un villaggio di montagna a circa 3 ore di macchina da Milano, è noto per le sue splendide montagne e per gli chalet di legno tanto belli quanto confortevoli. Per 17 giorni consecutivi vi si tengono serate evento, concerti a partire della 11.00 del mattino, master class aperti all’audizione pubblica. Qui infatti si formano gli artisti della “Generazione Verbier” e i talenti di domani.

Musica di qualità per serate indimenticabili

Il Verbier Festival debutta con una magnifica serata di apertura. Leggenda vivente del violino, Kyung Wha Chung, ritornata recentemente sulle scene dopo 12 anni di assenza, sarà per la prima volta a Verbier. Aprirà il Festival insieme ad uno dei suoi più fedeli complici, Charles Dutoit (22 luglio).

Sono in programma alcune splendide opere: Carmen di Bizet, diretta da Charles Dutoit e con la mezzo soprano americana Kate Aldrich nel ruolo della ammaliante sigaraia (25 luglio), o ancora Falstaff di Verdi, con il baritono-basso Bryn Terfel in uno dei suoi più bei ruoli (29 luglio).

Grigory Sokolov, leggenda del piano, darà un recital alla chiesa di Verbier il 26 luglio. Considerata una dei più fini interpreti dei grandi capolavori del repertorio romantico e moderno, la virtuosa pianista Wang darà un recital che la mostrerà al massimo della sua arte il 27 luglio. Mostro sacro che non ha bisogno di presentazioni, il pianista ungherese András Schiff ritorna come solista e alla direzione della Verbier Festival Chamber Orchestra in un articolato programma che culminerà con un Emperor Concerto da antologia (28 luglio). Circondato da una reputazione che ha sorpassato le speranze in lui riposte, dopo la vittoria nei prestigiosi concorsi internazionali Tchaikovski e Rubinstein del 2012, il pianista Daniil Trifonov ritorna per interpretare un suo concerto per piano il 31 luglio. Ivan Fischer dirigerà una serata interamente dedicata a Wagner il 4 agosto, con la soprano italo-tedesca Anja Kampe, riconosciuta come una delle grandi voci wagneriane. Infine, per chiudere il Festival, Michael Tilson-Thomas dirigerà la Terza Sinfonia di Mahler il 7 agosto.

I grandi maestri di questa edizione

La Verbier Festival Orchestra lavorerà quest’anno con direttori veramente eccezionali: il suo direttore musicale Charles Dutoit, ma anche Paavo Järvi, Iván Fischer, Jesús López Cobos e ancora Michael Tilson-Thomas. Senza dimenticare i giovani musicisti della Verbier Festival Junior Orchestra sotto la bacchetta del loro carismatico direttore musicale Daniel Harding e di Dima Slobodeniouk.

La “Generazione Verbier” in vetta

I programmi di educazione musicale del Verbier Festival hanno contribuito a formare molti artisti. E’ con emozione che ritroviamo quest’anno alcuni dei musicisti che sono cresciuti col Festival e si trovano oggi al vertice della loro carriera: Daniil Trifonov, Yuja Wang, il quartetto Ebène, Andreas Ottensamer, e ancora la soprano Silvia Schwartz. Degni rappresentanti della “Generazione Verbier”, incarnano la missione del Festival che consiste nel formare i talenti di domani. Accanto a quelli che si sono già affermati, la nuova generazione sarà rappresentata da Behzod Abduraimov, Benjamin Beilman, Ying Fang, Lukas Geniusas, George Li e dal giovane violinista di 15 anni Daniel Lozakovitj, già partecipante della Verbier Festival Academy, il quale darà quest’anno un suo proprio recital.

Serate ritmiche e musiche del mondo

Il chitarrista Milos darà un appassionato recital, accompagnato dalla stella crescente della fisarmonica classica, la lettone Ksenija Sidorova, e dallo stupefacente clarinettista austriaco Andreas Ottensamer (23 luglio). La carismatica e sensuale Dianne Reeves, diva del jazz che ha ho ottenuto nel 2015 il suo quinto Grammy Award, ci offrirà una formidabile lezione di stile il 2 agosto. L’ambiente diverrà molto festivo con i Gipsy Kings, emblemi del sole andaluso, che saranno per la prima volta di passaggio al Festival per un concerto colorato di flamenco e di rumba catalana (5 agosto).

Un luogo incantevole

La magnifica posizione in cui si svolge il Festival permette di variare i piaceri. Visitare l’ultima esposizione del museo di Bagnes, offrirsi una spa, una partita a golf, una sessione di arrampicata o semplicemente partire in escursione, le possibilità di attività sono molteplici in questa superba regione e non domandano che di essere esplorate.

Benvenuto al nostro nuovo sponsor

Quest’anno il Verbier Festival è molto felice di accogliere la Fondazione Neva in qualità di sponsor principale, a fianco della banca Julius Baer e di Nespresso. Creata nel 2008 a Ginevra dalla famiglia Timtchenko e fedele partner del Festival, la Fondazione Neva ha scelto di celebrare i cinque anni di questo partenariato aumentando il coinvolgimento al nostro fianco, al fine di fare risplendere la diversità della cultura russa, in coerenza con la propria missione. La Fondazione incoraggia in particolare i giovani talenti musicali, sostenendo ogni anno i programmi pedagogici del festival.

Sono stata ad Europavox ed è stato figo perché…

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Il passato weekend ho superato l’inondazione della Senna (o meglio: proprio ci sono stata in mezzo visto che il mio treno ha ritardato 3 ore per passare proprio nei paesini con l’emergenza) e da Parigi sono arrivata a Clermont Ferrand. Il festival Europavox mi ha invitata come reporter e per chiedermi proprio opinioni in campo sia di organizzazione musicale che di critica musicale.

From train, flood in France. #nofilter #nevers #honor7

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Dopo una decina di anni a fare questo lavoro è bello avere un riconoscimento, devo dire. Anche perché nei workshop che abbiamo avuto c’è stato proprio rispetto delle nostre attività e delle nostre idee: spesso a chi si interfaccia con chi scrive di musica interessa solo avere una recensione o una news e non sapere cosa pensa e la sua esperienza. Non guardiamo chi non scolla mai il suo didietro dal desk: specie chi si è fatto le ossa nelle webzine ha fatto festival, conosce le realtà estere, è cresciuto con blog stranieri che sono diventati “testate di riferimento”, riesce ad essere più dinamico e con una visione trasversale delle cose.

Europavox è una bella realtà che non conoscevo: non solo spazio ad artisti locali ma a molti (da qui il nome calza) artisti europei. E molti di loro si esibivano in un palco esterno che aveva accesso gratuito, così come altri concerti all’interno erano gratis: questo si inserisce molto bene nel concetto che la cultura (la musica lo è) potrebbe togliere le paranoie di confini mentali che ancora sussistono in Europa.

 


Ultimo ma non meno importante: il festival si inserisce benissimo nella città. Clermont Ferrand è molto particolare, e il fatto che ce la abbiano fatta conoscere ha aumentato l’appeal nei suoi confronti. I vulcani, la pietra scura, il vino riportato agli albori da poco, le crociate, Blaise Pascal.
Quando molti si accorgeranno che miniera d’oro per il turismo può essere il turismo musicale o festivaliero sarà troppo tardi. Sono stata a un workshop a Milano e tutte le maggiori agenzie di turismo per gli stati europei (tranne uno: le Fiandre) non lo considerano. Forse perché sono l’unica che se ne occupa :)

BCD Records: Foto e artwork originali dalle copertini di grandi vinili, da “Heroes” di David Bowie a “Aurora” de I Cani, dall’1 al 19 giugno a Parma

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BDC- Bonanni Del Rio Catalog, la societa’ che gestisce la collezione di arte contemporanea di Lucia Bonanni e Mauro Del Rio, lancia BDC Records (BDC6), una mostra di più di 30 artwork originali firmati, foto a tiratura limitata e pezzi unici di copertine di dischi cult stranieri e italiani.

La mostra sarà allestita dall’ 1 giugno al 19 giugno, a BorgoDelleColonne28 a Parma: si tratta di una chiesa sconsacrata, quartiere generale di BDC.

Tra le opere esposte ci sono artwork internazionali originali come la foto di copertina del primo disco dei Ramones, quella diLondon Calling dei Clash, quella di Heroes di Davide Bowie o di Transformer di Lou Reed, ma anche l’Italia è rappresentata con foto orginali degli artwork di album di Battisti, CCCP, De Andre’ e Pino Daniele.

Oltre a queste ci sono copertine di album indipendenti italiani, ad esempio Giardini di Mirò, Offlaga Disco Pax, I cani, Bausetelle, tra cui tutti i premiati degli ultimi anni di “Art Vinyl”, l’award delle migliori copertine italiane.

Si tratta di foto originali, tirature limitate o pezzi unici, acquistate direttamente dagli artisti o dalle gallerie che li rappresentano: i fotografi sono grandi nomi italiani (come Luigi Ghirri) e internazionali (come Pennie Smith) ma anche giovani emergenti come Silvia Cesari, Pasquale De Sensi, Dino Maggiore, Kae, Gianluca Moro e molti altri.

Saranno tre gli eventi collegati alla mostra: si parte con l’anteprima giovedì 26 maggio con il live acustico esclusivo diIosonouncane, mentre per l’inaugurazione ufficiale di mercoledì 1 giugno saranno i C’mon Tigre a salire sul palco per uno show esclusivo durante il quale ci sarà un live painting di Danijel Zezelj. Per la chiusura della mostra sarà la volta diFatoumata Diawara, musicista maliana e del dj set di Populous.

L’anteprima sara’ a inviti, l’ingresso alla mostra (incluse apertura e chiusura) prevede una donazione totalmente a favore di UNCHR (donazione minima suggerita: 5 euro per la mostra; 15 euro per apertura e chiusura)

Sponsor della mostra è Waxman Brothers, che rielaborerà la chiesa con la propria linea di interior design Kuishi.

www.facebook.com/BonanniDelRioCatalog/?fref=ts

www.bonannidelriocatalog.com/

Muse a Milano: 36-37-38

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In realtà tutto quello che ho da dire è una prosecuzione di questo.

Sapete cosa è, ci ho messo circa quattro ore a scrivere in modo bilanciato e obbiettivo su Yahoo. Perché lì è una cosa diversa: qua se parte la madonna mi capite. O almeno lo capite se mi avete sempre letto. Nel caso sennò ve lo faccio capire nei commenti.

A Milano ho vissuto tre date molto diverse. Il fatto è che in questi 16 anni (Febbraio 2000, supportavano i Bush e io sì, a Gavin gli ho detto che è tutta colpa sua) siamo invecchiati entrambi. Cambiati: loro spaccavano cose e io bevevo litri di birra senza che il mio stomaco si lamentasse. Ora Matt si rompe un dito del piede e quindi cialtroneggia meno e io invece alla seconda birra di fila inizio a ruttare come un geyser. Naturalmente anche in altro: i Muse hanno raggiunto un livello di professionismo che altri team/band non hanno al momento e io sto arrancando facendo lo stesso. Di loro ci sono tante cose che apprezzo, ma devo affermare che se andiamo a raschiare i sentimenti non ho pianto come negli altri tour o ho sentito quella cosa che i romanzierirosa chiamano farfalle. Era più un EDDAI CAZZO SI. Quella Apocalypse Please, Bliss, Citizen Erased sentita era non era un regalo ma un dovuto. Mi ha dato un po’ noia, anche se poi quando le senti le vibrazioni che hai dentro sono le stesse. Ma forse boh… Sono quelle cose che mi chiedevo come quando suonava SMBH e mi dicevo “E dire che ci avevo pianto ma rispetto alle cose dopo guarda te come non sfigura” o come quando canta senza una chitarra in mano (i momenti neomelodico li chiamammo) e ti sembra ancora tanto strano.

Damn fucking best band in the whole world ❤ #muse #museweek #honor7 #livemusicphotography

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Trentasei: 14 Maggio

Mi ricordo quando presi con scazzo ‘sto biglietto a Settembre 2015. Pioveva, una di quelle mattinate olandesi dove ti sveglia il sole, arrivi a farti il caffè e c’è il tifone, tempo che cerchi il gatto e già piove. Mi giravano le ballissime perché questa data che volevo era soldout sul sito loro il giorno prima e quindi presi il 15 per sicurezza. Quindi ero lì che facevo F5 su ticketonemerda per avere il parterre. Volevo il 14 perché sì, non so. Poi uscì la data di Amsterdam e la presi per capire dove poteva andare questo tour, e fui contenta dell’acquisto. Ma comunque: non è stata la data più perfetta del mondo. Ed era strano per i Muse avere uno scazzo audio: vi ho detto che loro hanno la miglior crew possibile e che insomma… precisini lo sono. Ma è stata una data parecchio “mia”. Non perfetta, ma con una setlist che apprezzo. E soprattutto questo era un tour da vivere nel parterre. Posso dire che sinceramente sono due spettacoli diversi e spero che voi abbiate avuto modo di viverlo dal parterre: non solo perché per come erano le luci 3/4 di show da sopra era come guardarli in pianurapadana a Novembre. Ma proprio perché boh, le emozioni avute sotto non le ho avute stando in tribuna sopra.

Insomma: è tutto bello e non ho neppure visto tutto il concerto attraverso uno smartphone perché ci si poteva spostare senza stare lì incollati senza spazio vitale. Mi è piaciuto, ma non è stato ConcertoDellaVita.

Hell knows how much I hate feeling good but this time my #honor7 gave me a little nice remember #muse #dronestour #museweek

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Trentasette: 15 Maggio

Ho portato mia mamma dandole il biglietto e quando le ho chiesto come le fosse sembrato mi ha detto “Pesaro mi era piaciuto di più, la scaletta qua bah”. Non posso darle torto: fossi in me e voi farei una classaction per quella roba lì suonata (ma Feeling Good l’ha fatta davvero per la su’ Ma’? Non fatemi dire.). Per questa giornata ho avuto l’occasione di collaborare con i De Staat (occhio: i miei endorsment nei post precedenti sono genuini. A me loro piacciono davvero un casino da tempo) e quando abbiamo parlato il pomeriggio mi hanno anche detto che sì, i Muse li avevano scoperti col video di Witch Doctor e che comunque avevano assicurato che il pubblico italiano sarebbe stato entusiasta di accoglierli, un po’ come capita sempre. Ho avuto quei 30 secondi à la Homer dove l’omino del mio cervello ha pensato “ah, ecco, quindi i Muse pensano che qualsiasi cosa facciano qui noi italiani gli si perdona tutto”. Poi ho pensato che tolta una piccola percentuale di fan spaccacazzi (me included) è abbastanza vero che in Italia li vediamo tipo Messia e quindi forse anche loro lo hanno capito. E’ stato un bel momento: un po’ come quello quando il loro responsabile di palco ha detto di me “This girl is the exception for tonight, but only for supporting act… after them no camera or they will kick you out”. E chi sono io per uscire fuori una fotocamera senza alcun permesso soprattutto dopo essere stata così vicina al loro palco? E chi sono io per tirare fuori una reflex e tirarla su sopra le teste? Credo di aver perso mezzo chilo per correre durante le prime tre dei De Staat e boh, a me non pareva il vero essere così vicino al palco dei Muse. E comunque la risposta è stata “No worries, I have a photopass for Muse in two days so I don’t really mind taking pictures around” (ma le ho fatte col mio Honor7)

Matthew blessed you all. Amen. #museweek #muse #dronestour #dronesworldtour #livemusicphotography

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Trentotto: 17 Maggio

Quello che non vi ho detto è che queste date le ho fatte dopo tre settimane di broncopolmonite. Ed ero quindi straziata tra il noncelafaccio, noncihovoglia, maquandomericapita. In tutto questo: io avevo chiesto il pass foto per il 20: perché avrei avuto la mia attrezzatura a disposizione per quella data. Per il 17 sapevo che avrei scattato con quella di backup e mi sentivo come se ce l’avessi piccolissimo in un mondo di elefanti. Fortunatamente ero con due colleghi (Annalisa e Raffaele) bravissimi ma nikonisti :P Ma Annalisa, da veterana dei Muse mi ha rassicurato quando a me letteralmente tremavano le mani. Ho fatto i primi 20 scatti che sembravo su un gommone nello stretto di Messina. Poi ho pensato “Cretina, se tutto ieri ti sei studiata anche le luci per capire come fare al meglio le foto anche con l’attrezzatura zoppa. Stai buona.” E tutto è andato anche se ho sudato come un boh non so che cosa… cosa suda tantissimo? Avevo davvero perso così tanti liquidi che a metà di Citizen Erased sono andata a prendermi una birra e boh ero lì che non capivo un cazzo. Un po’ come se a voi abbracciasse Dom o Chris, io ero riuscita ad avere un photopass (la volta in cui non potevi metterci un cazzo di creatività negli scatti) e avevo delle foto in borsa che non potevo vedere e avevo paura di aver fatto casino ma era tutto bellissimo ed ho scattato per lavoro su Bliss.

Non capivo un cazzo. Ma in senso buono.

Intanto ringrazio comunque il fatto che non sia mai riuscita a intervistarli, perché anni fa dissi che se riuscivo a intervistarli avrei cessato questo “lavoro”. Adesso faccio molte più foto e ho fotografato la mia band preferita sopra ogni altra. E in pratica ho intervistato il 70% dei loro supporters. E’ tutto strano ma ecco, non credo che mollerò mai i Muse, per un controllo di come sono io e come sono loro. E’ così strano vedere che i miei Muse ormai siano una cosa diversa per quelli fan dall’album precedente. O è strano parlare con gente che quando hanno uscito OOS aveva 5 anni e ora ti dice essere malatissima di Muse e ti guarda strana quando dici la cifra di concerti che hai fatto (tra di voi chi mi legge ne ha fatti di più ed è più giovane di me, quindi ecco… NON SONO IO). E’ strano perché i Muse ognuno di noi li interpreta un po’ come cazzo vuole dai live: o focalizzi il grande show che altre band che si fanno pagare il triplo non fanno, o focalizzi su come sono dei panzer corazzati a suonare che è una cosa che spaventa e meraviglia, o guardi che meno male che ti hanno fatto questa o la scaletta con le nuove era LOL, o pensi che l’album nuovo ha canzoni figosissime e vuoi solo quelle. E’ incredibile come ci siano così tante sfaccettature con questa band di adorabili cialtroni. Sarebbe una cosa da tesi di psichiatria, perché è davvero strano tutto. Ma questo tutto ci piace alla fine, e siamo lì che gli vogliamo bene.

Il resto dell’album fotografico lo posterò nel mio portfolio per non snaturare il contratto che ho firmato. Dateci un occhio o boh, guardate twitter o facebook.

Verbier Festival: la grande Musica in vetta

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La prossima edizione del Verbier Festival si svolgerà dal 22 luglio al 7 agosto 2016 nel cuore delle Alpi svizzere. Riunirà come d’abitudine grandi direttori d’orchestra, solisti leggendari e alcuni tra i migliori interpreti delle nuove generazioni.

Il Verbier Festival invita i migliori artisti del momento e alcuni giovani musicisti pieni di avvenire a riunirsi dal 22 luglio al 7 agosto nel magico scenario del villaggio di Verbier. Serate evento, opere mitiche, il ritorno di artisti della “Generazione Verbier” e i talenti di domani, sono le grandi linee che attendono i gli appassionati del Festival.

Grandi opere e serate impareggiabili

Il Verbier Festival debutta con una magnifica serata di apertura. Leggenda vivente del violino, Kyung Wha Chung, ritornata recentemente sulle scene dopo 12 anni di assenza, sarà per la prima volta a Verbier. Aprirà il Festival insieme ad uno dei suoi più fedeli complici, Charles Dutoit (22 luglio).

Sono in programma alcune splendide opere: Carmen di Bizet, diretta da Charles Dutoit e con la mezzo soprano americana Kate Aldrich nel ruolo della ammaliante sigaraia (25 luglio), o ancora Falstaff di Verdi, con il baritono-basso Bryn Terfel in uno dei suoi più bei ruoli (29 luglio).

Grigory Sokolov, leggenda del piano, darà un recital alla chiesa di Verbier il 26 luglio. Considerata una dei più fini interpreti dei grandi capolavori del repertorio romantico e moderno, la virtuosa pianista Wang darà un recital che la mostrerà al massimo della sua arte il 27 luglio. Mostro sacro che non ha bisogno di presentazioni, il pianista ungherese András Schiff ritorna come solista e alla direzione della Verbier Festival Chamber Orchestra in un articolato programma che culminerà con un Emperor Concerto da antologia (28 luglio). Circondato da una reputazione che ha sorpassato le speranze in lui riposte, dopo la vittoria nei prestigiosi concorsi internazionali Tchaikovski e Rubinstein del 2012, il pianista Daniil Trifonov ritorna per interpretare un suo concerto per piano il 31 luglio. Ivan Fischer dirigerà una serata interamente dedicata a Wagner il 4 agosto, con la soprano italo-tedesca Anja Kampe, riconosciuta come una delle grandi voci wagneriane. Infine, per chiudere il Festival, Michael Tilson-Thomas dirigerà la Terza Sinfonia di Mahler il 7 agosto.

I grandi maestri di questa edizione

La Verbier Festival Orchestra lavorerà quest’anno con direttori veramente eccezionali: il suo direttore musicale Charles Dutoit, ma anche Paavo Järvi, Iván Fischer, Jesús López Cobos e ancora Michael Tilson-Thomas. Senza dimenticare i giovani musicisti della Verbier Festival Junior Orchestra sotto la bacchetta del loro carismatico direttore musicale Daniel Harding e di Dima Slobodeniouk.

La “Generazione Verbier” in vetta

I programmi di educazione musicale del Verbier Festival hanno contribuito a formare molti artisti. E’ con emozione che ritroviamo quest’anno alcuni dei musicisti che sono cresciuti col Festival e si trovano oggi al vertice della loro carriera: Daniil Trifonov, Yuja Wang, il quartetto Ebène, Andreas Ottensamer, e ancora la soprano Silvia Schwartz. Degni rappresentanti della “Generazione Verbier”, incarnano la missione del Festival che consiste nel formare i talenti di domani. Accanto a quelli che si sono già affermati, la nuova generazione sarà rappresentata da Behzod Abduraimov, Benjamin Beilman, Ying Fang, Lukas Geniusas, George Li e dal giovane violinista di 15 anni Daniel Lozakovitj, già partecipante della Verbier Festival Academy, il quale darà quest’anno un suo proprio recital.

Serate ritmiche e musiche del mondo

Il chitarrista Milos darà un appassionato recital, accompagnato dalla stella crescente della fisarmonica classica, la lettone Ksenija Sidorova, e dallo stupefacente clarinettista austriaco Andreas Ottensamer (23 luglio). La carismatica e sensuale Dianne Reeves, diva del jazz che ha ho ottenuto nel 2015 il suo quinto Grammy Award, ci offrirà una formidabile lezione di stile il 2 agosto. L’ambiente diverrà molto festivo con i Gipsy Kings, emblemi del sole andaluso, che saranno per la prima volta di passaggio al Festival per un concerto colorato di flamenco e di rumba catalana (5 agosto).

Una incantevole cornice

La magnifica posizione in cui si svolge il Festival permette di variare i piaceri. Visitare l’ultima esposizione del museo di Bagnes, offrirsi una spa, una partita a golf, una sessione di arrampicata o semplicemente partire in escursione, le possibilità di attività sono molteplici in questa superba regione e non domandano che di essere esplorate.

L’’eccellenza musicale prima di tutto
www.verbierfestival.com

Perché nell’andare a vedere i Muse dovreste arrivare prima per i De Staat.

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Se anche Gigwise si è accorta dell’adagio “If it ain’t dutch, it ain’t much” è inutile dire che chi vi scrive ha gioito non poco sapendo che una delle sue due band preferite olandesi avrebbe aperto il concerto della band che ho visto pagando il maggior numero di volte (cosa è la prossima, 36? i Muse dico. I De Staat li ho visti solo quattro volte)

Ad Eurosonic 2014 io e Torre Florim abbiamo avuto questa intervista. Due giorni dopo a Norderslaag mi sono rivista anche filmata dalla tv olandese mentre scattavo foto ai suddetti nella splendida cornice di De Oostenpoort.
La foto che vedete sopra invece è di questo Eurosonic 2016, dove i De Staat si sono esibiti gratis nella piazza centrale di Groningen. E si stava belli stretti. Ma Torre è sceso ugualmente tra la gente a pogare.

Sui De Staat da Nijmegen in Italia non c’è scritto nulla che non abbia scritto io. E non è giusto. Probabilmente loro sono la band olandese che si può più apprezzare secondo i gusti nazionalpopolari italici: una accozzaglia di suoni strana e meravigliosamente darkettona, ma giocosamente sperimentale nel loro personale alt-rock e electro contorto. Hanno lo stesso fascino che si trova intorno ai dEUS, di cui furono supporter anni fa, e Beck. Ma soprattutto hanno questa cazzimma musicale così geniale che non ce li farebbe immaginare olandesi… ma molto più italiani.

L’alternative rock band olandese De Staat si forma 2006 a partire dal cantautore e chitarrista Torre Florim quando era ancora al liceo. Insieme a Florim il gruppo è costituito dal chitarrista Vedran Mircetic, dal bassista Jop van Summeren, dal tastierista Rocco Bell e dal batterista Tim van Dekft. Hanno pubblicato il loro album di debutto Wait for Evolution nel gennaio 2009, seguito due anni dopo da Machinery and I_Con nel 2013. Il loro nuovo album ‘O’ è stato pubblicato a gennaio del 2016 e sopra ci ha lavorato come produttore Vance Powell.

‘O’ è un gran discone. Che vi consiglio di ascoltare perché fuori da quello che circola nell’appiattimento FM italico (e anche appiattimento generale)

[Rocco, no: non metterti la maglietta della Lazio come hai fatto a Groningen. NON CAPIREBBERO]

De Staat – Witch Doctor (Official Video) from STUDIO SMACK on Vimeo.

Questi del resto sono i premi presi con Witch Doctor:

– Playgrounds Festival 2015, NL – Award ‘ Best Local’
– International Music Video Festival 2015, FR – Award ‘ Prix The Public’
– Holland Animation Film Festival 2016, NL – Award ‘ Grand Prix for Best Dutch Animation’
– Edison PopPrijs 2016, NL – Award ‘Best Music Video’

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Dal 22 al 25/4 torna il Finger Food Festival a Bologna

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Torna a Bologna il Finger Food Festival

Cibo di qualità, birra artigianale e world music

22-23-24-25 aprile 2016 in Piazza Liber Paradisus (Tettoia Nervi)

 

Dopo il grande successo di pubblico dello scorso ottobre (25.000-30.000 persone stimate in tre giorni), torna a Bologna anche per il 2016 il Finger Food Festival, la rassegna che valorizza le eccellenze italiane e straniere del cibo di strada e delle birre artigianali. Un festival per palati fini nella meravigliosa location della Tettoia Nervi, la “piazza coperta” della Bolognina, accanto a Piazza Liber Paradisus.

Anche questa volta le degustazioni saranno accompagnate da una programmazione musicale che può contare su grandi appuntamenti di world music live e dj sets a cura di Estragon Club.

Quattro le giornate in calendario: venerdì 22, sabato 23, domenica 24 e lunedì 25 aprile.

 

Per quanto riguarda il cibo, il Finger Food Festival sarà un’occasione unica per assaggiare assolute prelibatezze delle diverse cucine regionali italiane: dai pani ca meusa, arancine e cannoli direttamente da Palermo, alle bombette pugliesi, da lampredotto e trippa di Firenze alle olive ascolane (in versione classica, al tartufo e vegan con humus e quinoa), dal pastin del Bellunese alla farinata di Genova, dagli hamburger di chianina all’anguilla alla griglia degli amici di Romagna. Fra le novità di quest’anno, figurano lafoccaccia di Recco col formaggio, le miasse del Canavese e il pasticciotto, dolce tipico salentino. E tanti altri piatti attendono il goloso pubblico, comprese proposte vegane e gluten free. In totale ci saranno infatti ben 25 banchi food, a cui si aggiungono 6 birrifici (tra cui 3 freschi vincitori di altrettanti premi Slow Food).

Se le mascelle gireranno a mille, anche l’orecchio avrà la sua parte: sul palco si alterneranno infatti artisti internazionali e nostrani, pronti a far ballare il pubblico di ogni età con una mescolanza di generi che vanno dallo ska al rock, dal folk al reggae, dal country al balcan, dallo swing alla pizzica. I nomi? The Carny Villains (UK), Rumba de Bodas, Baro Drom Orkestar, Pestafango, solo per citarne alcuni.

 

Prepariamoci dunque a una full-immersion fra suoni e profumi, dove si potranno assaporare prelibate specialità regionali, sorseggiando il meglio delle birre artigianali e ascoltando buona musica dal vivo. Quattro giorni diversi dal solito che sapranno deliziare tutti i nostri sensi!
Orari della manifestazione:

-Venerdì 22/04: dalle ore 18.30 alle 24.00

-Sabato 23/04: dalle 12.00 alle 24.00

-Domenica 24/04: dalle 12.00 alle 24.00

-Lunedì 25/04: dalle 12.00 alle 23.00

 
VENERDÌ 22 APRILE

h.19.00 Finger Food Dj’s

h.20.30 Dani De Zan. Cantante moderna fortemente ancorata agli anni sessanta, vive la sua esperienza musicale con la tipica filosofia hippie che contraddistingue gli artisti di quel tempo. Voce e chitarra per portare sul palco pezzi suoi e successi che hanno fatto la storia della musica folk, rock, country e blues.

h.21.30 The Carny Villains (UK). The Carny Villains sono una circus show band di sei elementi che suona swing, ska e folk balcan-style pestati insieme e srotolati dal vivo con tutta l’energia tumultuosa del punk rock. Nata come house band del The Invisible Circus, hanno cominciato a prendere d’assalto i palchi di tutta Europa, compresi festival come Fusion, Glastonbury e il loro omonimo Carny Ville a Bristol.

 

SABATO 23 APRILE

h.17.00 Peter Skanking Dj

h.19.30 Jakinta&Metissound. Non solo una band ma un originale percorso musicale multiculturale. Il progetto nasce a fine 2013 da un’idea di Ezio Jakinta Iaquinta che al culmine di una poliedrica e trasversale attività artistica sulla scena musicale bolognese ha voluto raccogliere attorno a sé svariati artisti in una sorta di “carovana” migrante e polverosa che dal sud del mondo trascina con sé ogni cosa. Differenti culture ed esperienze artistiche si fondono in un sapiente mix sonoro e visivo dove i suoni e i colori dell’Africa subsahariana, i ritmi balcanici e caraibici incontrano la tradizionale musica popolare dell’Italia meridionale.

h.21.30 Rumba de Bodas (Ita). Otto musicisti hanno messo insieme dal 2008 le loro differenti energie, esperienze e idee per creare uno stile unico, capace di unire latin grooves, balkan, swing, ska e reggae. Amano gli ottoni, la musica allegra, ogni sorta di tradizione popolare, ma soprattutto amano mescolare tutto insieme e spolverarci sopra chili di peperoncino. Fra vibrazioni del Sud America, melodie mitteleuropee, Ska, Carnival Jazziness, una miscela irresistibile che ha saputo trascinare nelle danze il pubblico ovunque si siano esibiti: dall’Italia a Londra, dalla Romania alla Spagna. Ad oggi la band ha pubblicato gli album “Just married” (2012) e “Karnaval Fou” (2014)

 

DOMENICA 24 APRILE

h.14.00 Finger Food Dj’s

h.17.00 BimBumBalaton. È un progetto di musica elettro-balkan nato a Bassano del Grappa nel settembre 2010. BimBum Balaton mescola musica tradizionale balcanica, con Balkan Beat e reggae.

h.19.30 El V and The Gardenhouse – Reggae, Ska, Mestizo. Con oltre 25 anni di attività, centinaia di concerti, decine di collaborazioni illustri, anche internazionali (le ultime Tonino Carotone e Sergent Garcia), grandi progetti di impegno per la cooperazione sociale, El V and The Gardenhouse – Reggae, Ska, Mestizo sono una delle realtà più concrete del panorama musicale italiano. Da diversi anni i brani di questa band vengono trasmessi dalle radio e suonati dai djs di Argentina, Messico, Colombia, Spagna, Belgio, Germania, Giappone… La carica live è sicuramente la loro peculiarità. Questo gruppo infatti unisce contenuti importanti, raccontati con la leggerezza di un sorriso, a una energia travolgente che riesce a coinvolgere ovunque il pubblico di ogni età.

h.21.30 Baro Drom Orkestar. Tradizione e innovazione si mischiano in questo strepitoso ensemble. Uno nuovo “genere” ribattezzato “Power Gipsy Dance”. Klezmer, musica armena, un po’ di balkan e di pizzica salentina, in un ensemble atipico: violino elettrico, contrabbasso elettrico, fisa e batteria modificata. Poco world…molto rock!

 

LUNEDÌ 25 APRILE

h.14.00 Finger Food Dj’s

h.18.30 Jordi Auguri Lord Sassafras. Figura emblematica e multietnica della scena spagnola, Jordi distilla una musica aperta ai quattro venti, un mix mutante di suoni solari dalla world music, al rock, alle influenze tecno-etno. Una saggia compilation chiamata “Mafia mondiale” che ha fatto salire, di festival in festival, la temperatura delle sue dance-floors. Jord lavora ormai da venticinque anni nel mondo della musica con lo pseudonimo di Lord Sassafras suonando in festival e club di tutta la Spagna. La sua attività live lo ha già portato spesso all’Ariano Folkfestival, senza dubbio il miglior festival italiano di world music, ma anche in Giappone, Slovenia, Belgio, Danimarca ed in tutto il resto d’Europa.

h.21.30 Pestafango. Une delle band più divertenti e scanzonate della scena folk italiana. I Pestafango nascono nel 2007 alla ricerca di un suono acustico e allo stesso tempo di forte impatto, ma solo nel 2010 completano la formazione portandola a sette elementi. A questa ricerca si affianca quella sulle canzoni tradizionali dell’Emilia e della Romagna, con la necessità di arrangiarle in una chiave più comprensibile alle nuove generazioni. Il risultato è una miscela di punk, reggae, ska, country, canti popolari e tanto divertimento.

 

L’INGRESSO al FINGER FOOD FESTIVAL è GRATUITO

Info sulla pagina dell’evento Facebook “Finger Food Festival Bologna”.

 

Verbier Festival: la grande Musica in vetta

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La prossima edizione del Verbier Festival si svolgerà dal 22 luglio al 7 agosto 2016 nel cuore delle Alpi svizzere. Riunirà come d’abitudine grandi direttori d’orchestra, solisti leggendari e alcuni tra i migliori interpreti delle nuove generazioni.

Il Verbier Festival invita i migliori artisti del momento e alcuni giovani musicisti pieni di avvenire a riunirsi dal 22 luglio al 7 agosto nel magico scenario del villaggio di Verbier. Serate evento, opere mitiche, il ritorno di artisti della “Generazione Verbier” e i talenti di domani, sono le grandi linee che attendono i gli appassionati del Festival.

Grandi opere e serate impareggiabili

Il Verbier Festival debutta con una magnifica serata di apertura. Leggenda vivente del violino, Kyung Wha Chung, ritornata recentemente sulle scene dopo 12 anni di assenza, sarà per la prima volta a Verbier. Aprirà il Festival insieme ad uno dei suoi più fedeli complici, Charles Dutoit (22 luglio).

Sono in programma alcune splendide opere: Carmen di Bizet, diretta da Charles Dutoit e con la mezzo soprano americana Kate Aldrich nel ruolo della ammaliante sigaraia (25 luglio), o ancora Falstaff di Verdi, con il baritono-basso Bryn Terfel in uno dei suoi più bei ruoli (29 luglio).

Grigory Sokolov, leggenda del piano, darà un recital alla chiesa di Verbier il 26 luglio. Considerata una dei più fini interpreti dei grandi capolavori del repertorio romantico e moderno, la virtuosa pianista Wang darà un recital che la mostrerà al massimo della sua arte il 27 luglio. Mostro sacro che non ha bisogno di presentazioni, il pianista ungherese András Schiff ritorna come solista e alla direzione della Verbier Festival Chamber Orchestra in un articolato programma che culminerà con un Emperor Concerto da antologia (28 luglio). Circondato da una reputazione che ha sorpassato le speranze in lui riposte, dopo la vittoria nei prestigiosi concorsi internazionali Tchaikovski e Rubinstein del 2012, il pianista Daniil Trifonov ritorna per interpretare un suo concerto per piano il 31 luglio. Ivan Fischer dirigerà una serata interamente dedicata a Wagner il 4 agosto, con la soprano italo-tedesca Anja Kampe, riconosciuta come una delle grandi voci wagneriane. Infine, per chiudere il Festival, Michael Tilson-Thomas dirigerà la Terza Sinfonia di Mahler il 7 agosto.

I grandi maestri di questa edizione

La Verbier Festival Orchestra lavorerà quest’anno con direttori veramente eccezionali: il suo direttore musicale Charles Dutoit, ma anche Paavo Järvi, Iván Fischer, Jesús López Cobos e ancora Michael Tilson-Thomas. Senza dimenticare i giovani musicisti della Verbier Festival Junior Orchestra sotto la bacchetta del loro carismatico direttore musicale Daniel Harding e di Dima Slobodeniouk.

La “Generazione Verbier” in vetta

I programmi di educazione musicale del Verbier Festival hanno contribuito a formare molti artisti. E’ con emozione che ritroviamo quest’anno alcuni dei musicisti che sono cresciuti col Festival e si trovano oggi al vertice della loro carriera: Daniil Trifonov, Yuja Wang, il quartetto Ebène, Andreas Ottensamer, e ancora la soprano Silvia Schwartz. Degni rappresentanti della “Generazione Verbier”, incarnano la missione del Festival che consiste nel formare i talenti di domani. Accanto a quelli che si sono già affermati, la nuova generazione sarà rappresentata da Behzod Abduraimov, Benjamin Beilman, Ying Fang, Lukas Geniusas, George Li e dal giovane violinista di 15 anni Daniel Lozakovitj, già partecipante della Verbier Festival Academy, il quale darà quest’anno un suo proprio recital.

Serate ritmiche e musiche del mondo

Il chitarrista Milos darà un appassionato recital, accompagnato dalla stella crescente della fisarmonica classica, la lettone Ksenija Sidorova, e dallo stupefacente clarinettista austriaco Andreas Ottensamer (23 luglio). La carismatica e sensuale Dianne Reeves, diva del jazz che ha ho ottenuto nel 2015 il suo quinto Grammy Award, ci offrirà una formidabile lezione di stile il 2 agosto. L’ambiente diverrà molto festivo con i Gipsy Kings, emblemi del sole andaluso, che saranno per la prima volta di passaggio al Festival per un concerto colorato di flamenco e di rumba catalana (5 agosto).

Una incantevole cornice

La magnifica posizione in cui si svolge il Festival permette di variare i piaceri. Visitare l’ultima esposizione del museo di Bagnes, offrirsi una spa, una partita a golf, una sessione di arrampicata o semplicemente partire in escursione, le possibilità di attività sono molteplici in questa superba regione e non domandano che di essere esplorate.

www.verbierfestival.com