Ricordando la famosa altra volta posso affermare che sono arrivata alla fase di consapevolezza dell’essere stata male.
Ciò avviene proprio nel momento di pausa, visto che da 24 ore sono in riposo forzato.
Sono ancorata a letto dalla forza di gravità e non ho l’adrenalina a farmi correre in giro.
Non ho grandi convinzioni circa combinare qualcosa nei prossimi giorni.
Mi sembra che la mia testa stazioni in una dimensione diversa dalla mia fisicità. E quel contenitore vuoto, stanco, malato e acciaccato mi fa pena e anche schifo.
Non ne voglio parlare. Al massimo mi va solo di ridere sulle stronzate. Ma non voglio proprio parlare di come sto.
Non voglio rendermi ancora più edotta che sto in bilico tra la più naturale delle cose e la più cupa.
Il primo che si intride di belle parole cercando di farmi coraggio può andarsene comodamente affanculo e ripassare quando ha subito le stesse cose. Non farete apposta, certo. Ma anche centellinare le parole, ora, fa male.