I can't get it right, get it right since I met you

Non so, quando sei al quarto concerto dei Muse e il giorno prima un po’ tutti quelli che conosci ne hanno scritto, parlato o addirittura fatto ascoltare al cellulare un brano… sei quasi tra l’ansioso pensando di fare una graduatoria mentale dei concerti veduti e il rosicante, perché gli altri l’han già visto. Insomma, sbrocchi già prima di cominciare. Da quando ti metti in coda in fondo a tutti dopo aver fatto un’ora e mezza di strada dentro Milano. Si arriva lì, circondati da coetanei, babbi e ragazzini e ci si mette ordinatamente in fila. Pensi, no, un momento, non pensi. Hai sprazzi e ricordi vari. Della prima volta, che non li conoscevi ma sei rimasta folgorata, della seconda volta sempre in Germania al Rock am Ring, maestosa, dopo cinque ore di altri concerti. Dopo Bologna e una serata così così al Filippaut, che però ti scordasti che non era poi così esaltante [non so, i festival italiani non sono poi così coinvolgenti] dopo la sequenza Time is Running out- Plug in baby che smuoverebbe anche un autoarticolato.
Non pensi, sei scollegata e sei pronta a ricevere quella sorta di onda cosmica che sai che ti entrerà dentro, perché non è il gruppo che ti piace, ma quello a cui ricolleghi parecchie cose, sorridendo o corrugando la fronte.
Troviamo, io e la santadonna, i posti fronte palco, prima fila abile anche per il pogo dacché c’è spazio. Ci sbraghiamo due minuti e dopo un poco attaccano i Noisette. Vediamo, non è che fanno cagare. Neppure quello. Sono incolori, insapori, inodori ma tendono all’indigesto. Nulla di che, nulla di nulla, due brani che sono orecchiabilini, lei che strilla, linea musicale non individuabile. Se due anni fa mi sfancularono quando dissi che invece i The Zutons mi erano garbati qui posso pronosticare che questi qui rischiano di essere spinti molto dalle industrie discografiche -per nostra sfortuna, ma ci abbiamo avuto anche le All Saints, quindi- sebbene signori miei manchino le basi.
A me comunque han messo fame, e mi hanno fatto sbocconcellare le vettovaglie in santa calma. Sebbene dovessi ancora smaltire gulash e polenta taragna eh.
Poi pausa. La santadonna tenta l’evacuazione della vescica. Ci son più file ai bagni che al casello di Rimini a Ferragosto. Quindi la trattiene. Poi si avvicinano due giovini, ci chiedono se i due posti accanto a noi siano liberi. Ce lo chiedono dandoci del lei. Vabbè, son giovani ed educati. E poi alla risposta affermativa essi si danno ad un’esultanza simile di quella di mezza Italia a un gol di Grosso o Materazzi in Azzurro.
Muse Live
Lo spettacolo dal punto di vista scenico è da mozzare il fiato. I tecnici delle luci, sospesi al soffitto sopra i fonici, sono da standing ovation e sono divenuti miti e idoli umani quando sono saliti sulla loro postazione poco prima dell’inizio [la foto è scura, ma se volete avere una idea…]. Il doppio tronco di cono dove era imprigionato Dom, il batterista, un qualcosa veramente di spaziale. All’inizio lo cerchi, non lo vedi e poi d’un tratto ci sono delle esplosioni di luci assurde che ti fanno perdere anche lo ben della vista. La regia in diretta poi per i Maxischermi è una ganzata. Spero che si conservino le registrazioni. Di certo sarebbe bello che vendessero espressi, come faceva Elio ai suoi concerti, dei DVD della serata. Non so, lo troverei ganzo e molto più bello di qualsiasi magliettina o cosetta così.

Ed eccolo, invece lì spuntare quel genio di Matthew Bellamy in mezzo al palco. Ingoi saliva e ti lasci trasportare Take a Bow. Da lì seguiranno novanta minuti che non riuscirai neppure a rivivere in una finale mondiale.

Vi dico solo una cosa. Se a Bologna si sono accorti che potevano farsi male ad Assago credo proprio che se Mel Gibson all’uscita cercava nuovi politraumatizzati per girare un sequel di The Passion avrebbe avuto materiali per diversi provini. Tra Time is running out, Plug in baby, Hysteria e Stockholm Syndrome non so dove ho visto più casino nell’oceano umano sotto di me. Gente in surfing, quelli della sicurezza che controllavano anche la gente sulle tribune, mani che si agitavano, canzoni urlate a squarciagola, il fila(datch)forum, inteso come struttura, che sembravava saltellare come tutti gli altri provvisti di ossa e muscoli.

Io e la Annina che ci abbracciamo su Invincible, io che ho i brividi come al solito su Sunburn, che mi rapisce al solito ogni volta che Matt la suona, piano o chitarra che sia. Ma lì, con le mani scivolate al piano, come su Butterflies and Hurricanes, con lì la zoommata della regia sulle sue mani. Da bocca aperta.
Quelle mani lì  proiettate sullo schermo, e le nostre protese verso quelle. Quasi in un ideale unico afflato di Zeresca memoria. I palloni di Bliss che non scoppiavano, che erano rimbalzati da una parte all’altra. Il pallone, l’ultimo, che lo rimbalzavano e non scoppiava, per la precisione. E noi che siamo nobildonne che esclamammo: "E scoppia quel cazzo di pallone, porca puttana", con i Muse che guardando la scena lì, alla loro destra, ghignavano. Quando si finisce su Knights of Cydonia si accompagna la lunghissima intro con degli "ooohoooooohhooooooo" che fanno tanto coro di tifosi. Perché Matt e Dom ci avevano conquistato anche ciancicando italiano in modo decente [sono alla versione 1.7. dell’inglese parlante italiano] e con le dediche alla fidanzata di Starlight [io ho pensato guardatecheteneri] e ai comaschi [vi odio, rosico] di Feeling Good.

Setlist, per chi la vuole.

Ripensandoci, la setlist sarebbe potuta essere migliore, ma lo dico solo col senno del poi :)

[se volete rendervi conto delle atmosfere del concerto, sebbene non sia quello di Assago, date un occhio a questo set oppure qua per quelle di Milano. Io ci ho i video, ma la qualità fa cagher, quindi affidatevi a youtube, che ne ha a pacchi.]

Poi si esce, scazzo parcheggio ma per farmi perdonare dopo ritrovo la Thuscar nella masnada generale. Ci inseriamo in una lunghissima coda, io che falsetteggio dal primo all’ultimo metro Knights of Cydonia prendendo tutte le note che di norma non prendo neanche se mi taglio un dito. Tutto questo perché la donna si lamentava che non avevamo roba Muse da sentire in auto. La Annina però voleva tirarmi fuori dal finestrino per fare strada tra degli alfisti e altra gente sparsa in torpedoni al parcheggio. Maria, che bordello. Però era bellissimo. Sono seriamente entusiasta. E nella mia piccola classifica c’è il sorpasso al Rock am Ring, anche perché quella sera lì era freddo, e nel palazzetto invece no. Son cose.

Oh, piano piano comunque l’effetto passa eh:

6:11 PM me: laaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaahhhhlaaaaaaaaaaaaaaaayaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah

6:12 PM Anna: uuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuhhhuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhaaaaaaaaaaa
  la tua rende meglio
  mi risuona nelle orecchie ora
 me: cazzo, mai fatti quegli acuti
6:13 PM Anna: però nella versione tua di ieri sera a mezzanotte
  ho un antifurto in testa me: :°°°° (cit.)
 Anna: ma noooooooo
  mi piaceva tanto fare la coda così
  hai fatto spaventare tutti i vicini
 me: …

And now… what about wembley 2007?

0 thoughts on “I can't get it right, get it right since I met you”

  1. Ma qui siamo all’isteria carampana collettiva :)

    Scherzi a parte, io i Muse un tempo li ascoltavo un sacco: ora meno, ma avessero fatto un singolo bomba (invece della cover rock di Kiss di Prince) ad aprire l’album, magari lo avrei comprato, gradito e sarei andato a vederli finalmente, ché dal vivo non fatico a credere spacchino (ovviamente, 2 volte venuti a Firenze in passato e io ancora non li cnoscevo, mannaggiaamme)

  2. ti dico da carampana: smbh è stata scioccante, il trauma simile a vedere la fiancata della propria auto portata via da una ruspa.

    Cmq penso che ormai l’isteria passa, ehm, spero almeno :P

  3. Son contenta che sei rimasta soddisfatta.

    Noialtri veneti abbiamo atteso che il traffico smaltisse dopo il Placebo concert per un’ora a dir stronzate attorno all’auto di Patron in un parcheggio che sembrava il deserto del Gobi dalle dune di sabbia che c’erano. Eravamo in località marina, ciò!

  4. Filo: prrrrrrr. Sei un sòla.

    Lovejoy :D

    SostieneMartina: io sono a livello decerebrato, per me è stato tutto bellimo :) Non so se valgo quindi :)

    HoocH: io sono per il torpedone

    Nicole: e immagino, non ti dico la Thus cosa non ha fatto in auto :D

  5. fran non scherzare…. lo sai.. londra è nelle mie mani!!! c’ho abitato secoli e so come muovermi…

    se mi dai il là potrei fare la pazzia, supportata dalla tua (evidente) malattia musiana… e comprare il biglietto…..

  6. Plugga: sappi solo che per CE rosico ;)

    Nicole: eh, i maschi sì che son scontati. Non è vero che noi parliamo di scarpe [non posso parlare dei miei discorsi con Annina, eh]

    Pinno :D

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