E' difficilissimo parlare molto senza dire qualcosa di troppo.

La riflessione odierna, mediamente noiosa ha una genesi un po’ lunga. Partendo dai radioincontri (che per me son stati formanti quanto un giro in una corsia di ospedale non italico) e arrivando al programmare nuovi programmi per Radionation la prossima stagione.

Le idee sono tante, per Radionation, e la mia insonnia ne sta tirando fuori a pacchi. Io vi rinnovo l’invito se volete far parte della nostra famiglia a contattarmi: astenersi teste di cazzo ovviamente. Per quelle ho una particolare calamita nel privato, ma anche negli hobby no, eh.

Lì nell’angolo dei Radioincontri si è parlato tanto su come le webradio dovrebbero essere la vera innovazione. O meglio, il ritorno a quele radio libere che ti consentono una flessibilità di playlist e idee che quelle tradizionali ormai non ti fan vedere neppure in cartolina. Eppure ci ho riflettuto molto, e dovremmo anche credo parlarne un po’ tra di noi: oltre alla flessibilità di scalette varie magari a volte si rischia di scimmiottare nel già sentito del maistream. E lì non c’è l’innovazione. Lo so che magari a volte, come nei blog usare congiuntivi e passati remoti, è penalizzante non essere subito immediati e populistici con certi prodotti, ma proprio perché la webradio è qualcosa di sperimentale dovrebbe ricercare idee e prodotti (anche se ravaniamo ancora nell’amatoriale, ed è una bella passione, nulla ci vieta di passare da dipingere la copia dei Girasoli di Van Gogh a metterci a dipingere dal vero in campagna) che sfuggono un po’ dalle logiche tradizionali. Che in Italia stan stagnando pericolosamente, rendendo alcuni programmi radio poco ascoltabili e ridotti a quasi la stessa tipologia (che non è che dispiaccia il cazzeggio, ma sarebbe bello avere della varietà).
  • Facciamo un confronto breve: la mattinata della BBC, verso l’ora di pranzo, si esplica con lo show di Jo Whiley. Una cosa così, che ha il punto più alto della trasmissione nel far esibire un artista in acustico (di solito di un suo singolo e una cover). Noi chi abbiamo. Beh, di trasmissioni storiche una su una radio privata ne abbiamo una dove c’è uno che non fa ridere neppure se ci si sottopone a solletico intensivo e un giovanilistico conduttore dedito alla maratona. Che cazzeggiano.
  • Con tutto il bene possibile, ma io un Kabir Bedi inmandrillito che fa il radiodramma non ce la faccio a reggerlo. Mica chiedo "bevi qualcosa Pedro"/"sono Pedro Perito Peraria", ma qualcosa che mi aggrinzisca meno le ovaie.
  • Ma da noi quale è un dj alla Zane Lowe? Ossia uno che si spupazza tutti artisti e festival per poi lanciare nel suo programma i dischi che gli piaccion e fare la vera e propria differenza nel dare una opportunità ai giovani (due nomi su tutti baciati? Editors e Bloc Party). Zane ha 35 anni, ha fatto tutta la gavetta a partire da mtv e pasando per xfm. Di musica però, in confronto al vj medio italiano -che poi magari finisce a fare le fiction-, ne sa a pacchi. La fortuna di Crazy di Gnarls Barkley l’ha fatta lui, per intenderci. Ne capisce, mica come quelli che ascoltano album di primedonne francesi e non li trovano per niente male pur essendo le canzoni arrangiate alla cazzo e gli evidenti limiti di canto tutti usciti fuori.
  • Ha ragione Akille: in Italia si sta sfruttando troppo la formula dei conduttori in coppia. Anzi, siccome quasi sempre noi italiani nell’arte urgiamo di codifiche tipo commedia dell’arte, la coppia rispecchia i dicotomici ruoli del saccentino-sobriocattolichino-precisino-iostoalmondodapiùdite col cazzaro-semiprovocatore-iosonquipercaso-ahsignoramiahogiàsul’infraditoperlaspiaggia.
  • Sì, la BBC prende molto più canone, ma la qualità radiofonica è migliore. Poi la tv fa cagare euguale. Per parziale excusatio posso dire che non sono poi così anglofila. La situazione nelle radio private non la conosco, la seconda realtà che conosco bene a livello radio è l’Austria, causa ascolti forzati.
  • Sì, allora, la BBC mi fa pagare più canone ma il suo sistema di storaggio delle trasmissioni è migliore, per appendice. Ma poi loro han messo oltre lo stream in real anche uno per il wmp, ed è un’altra cosa che la nostra emittente di stato dovrebbe capire.
  • Se sento altri speaker con la lisca e la zeppola mi lamento perché invece noi con la erre moscia siam di meno. Questa è discriminazione. Ma se volete a richiesta so fare tutti i difetti di pronunzia.
  • Capisco che magari sondaggi hanno evinto che alla gente molte trasmissioni in cui si parla di musica non piacciono, ma magari son gli stessi sondaggi di siamo-in-testa(cit). Pensate che magari c’è gente a cui piace sentire anche Paola Maugeri che di notte su Virgin radio ti fa la storia di una canzone. Pensate, per pochi minuti buttati là. E la trovo meglio di Kabir Bedi sotto viagra.
Sicuramente continua, quando ho tempo maggiore per scrivere.

0 thoughts on “E' difficilissimo parlare molto senza dire qualcosa di troppo.”

  1. Assimo (così capisci chi sono):

    Quoto all’infinito questo post.

    Da uno che Radionation la segue, la trova meglio della radio normale e ne vorrebbe far parte anche non solo da ascoltatore ovviamente.

    Se la nostra rete di stato non reagisce, facciamolo noi. E chissà, magari anche qualcun’altro seguirà il nostro esempio.

    In italia ci sono un sacco di cantanti BRAVI (no, non quelli di X-Factor, per carità [tranne alcune eccezioni]… hanno già la loro (in)fam(i)a)… quello che gli manca è solo qualcuno che faccia sentire a tutti quanto lo sono…

  2. Credo anch’io che nelle radio si invalso ormai il sistema: formula vincente non si cambia. Ascolto molta radio, spesso in macchina, e non trovo delle differenze abissali fra un’emittente e l’altra. In sintesi: quello che paga nel mondo del commercio (e la radio ne fa parte) non viene modificato. Quindi le idee nuove devono partire da cioè che è meno commerciale. Ti butto li una cosa, ma è solo un flash che mi è venuto in mente ora, da qualche tempo colloboro a questo progetto http://progettokublai.ning.com/, cioè…oddio…collaboro è una parola grossa, diciamo partecipo. Si tratta di portare in primo piano idee e progetti ambiziosi e creativi…un discorso sulla radio non ci starebbe male. Ma è solo un’idea un pò allucinata da metà pomeriggio forse.

  3. Sono pienamente d’accordo con te sul fatto che le radio italiane, sia come passaggi di pezzi che come programmazioni sono tutte livellate verso il basso, e che i vj dei canali musicali nostrani non capiscono un tubo di musica.

    Ci sono però anche le eccezioni, come Virgin Radio, che ormai ascolto da quasi un anno e che la storia delle canzoni la fa con la Maugeri quattro volte al giorno (oltre all’appuntamento dell’una di notte appena ricordato da te,ci sono anche gli spazi dell’una meno un quarto del mattino, delle cinque meno un quarto del pomeriggio e delle nove meno un quarto di sera).

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