Another day, Bobby, for you to come home.

PJ Harvey live at Ferrara sotto le StelleIl problemissimo è che forse, nelle aspettative (mai averle, diobono) ieri sera doveva suonare come stasera. Vedi la differenza tra cronista e blogger, personale perdipiù.

In breve: quando lei se ne è andata dopo il bis, l'encore, la cosa lì del rientro a noi anche se ci avevano puntato i fari addosso non ci si credeva che era finita. Quando hanno invece iniziato a smontare noi tutti lì, non tre persone, avevamo capito che non ce ne era più. E mogi abbiam fatto il dietrofront verso il culo di Savonarola.
Eppure, d'orologio, era passata più di un'ora e mezza. Ma chi cazzo se ne era accorto. La voce, una roba grande. I volumi perfetti. Vuoi trovare un difetto? John Parish illuminato male. Ne vuoi trovare un altro? Sta cosa dei pezzi degli ultimi due album e niente di vecchio. Ma proprio a raschiar barili. Proprio a fare gli scassacazzi è stato brutto iniziare col sole calato tanto, perché non c'era musica a scaldare l'ambiente; ma il concerto no, il concerto è stata una roba così intensa da imbambolarti come se Polly ti avesse portata lì sul palco con lei, ti avesse preso la manina e con la sua veste bianca le avesse cantate solo per te.
Una cosa così bella, delicata, precisa, inappuntabile che boh, direi che l'animo fluttua ricordandolo. Diobono.

Più che un concerto, anche per la brevità percepita, un'apparizione.


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