All’interno delle varie iniziative culturali per “Notti di evasione” di quest’anno è stato anche ospite il direttore de Il Fatto Quotidiano, Antonio Padellaro, in una conferenza tenuta nel tardo pomeriggio di giovedì alle aule universitarie dell’ex carcere di San Francesco, in via Del Prato.
Padellaro ha tenuto a precisare che non è nuovo a iniziative del genere: quest’anno ha avuto molti incontri con liceali anche perché secondo lui “i giornali vivono dentro quattro mura ed è invece giusto uscire e sentire le opinioni altrui”
L’incontro verteva sulle rivoluzioni che ci sono state nell’area mediterranea, (ed era moderato da Silvia Bia/Pia di Parma Qui), con particolare accento circa il ruolo che ha anche tenuto l’Italia nei loro confronti; argomento che il direttore ha già trattato per l’introduzione di un libro di prossima uscita sulle rivolte nel Maghreb viste sotto il punto di vista di internet. Ha infatti evidenziato la funzione rivoluzionaria della rete, spiegando che senza di essa le sporadiche manifestazioni di piazza potevano essere facilmente spazzate via dai regimi.
Il problema della politica estera italiana è che non esiste, secondo il direttore de Il Fatto Quotidiano, ma ci si accoda sempre a chi parte per primo, che sia questo un Sarkozy o sia la Nato, per poi fare in modo che si creino situazioni paradossali, come quella in cui si è passati dal baciamano al leader libico Gheddafi ai bombardamenti sulla Libia. “Io vengo dall’altro secolo e ricordo che quando c’era la DC l’Italia aveva il suo ruolo di mediazione, come ad esempio nella questione palestinese. Adesso ci troviamo in situazioni comiche pur applicate a tragedie, visto che non c’è minima idea di quale debba essere la nostra politica estera”
Infine, sempre per Padellaro, l’economia è alla base di tutto il discorso dell’emergenza immagrazione “sebbene la Lega abbia basato la sua propaganda sul “foera dai ball” non, quindi ,su un progetto ma sull’invettiva contro gli immigrati, sa benissimo che questa ideologia non può essere usata se non sull’elettorato. Perché invece gli studi di Confindustria dopo dicono ai dirigenti che c’è bisogno di nuove forze lavoro che arrivano dall’estero”. Economia che è stata anche la molla per le rivoluzioni nell’area del Mediterraneo: “infatti i Paesi sono stati tenuti sotto scacco dai rispettivi regimi finché erano presenti risorse da redistribuire. Ma con la crisi sono iniziati i guai, basti vedere che in Tunisia si sia partiti proprio dalla rivolta del pane”
Francesca Fiorini Mattei- La sera di Parma