Il giuoco del ràgbi.

Paris:Io di rugby non ci capisco nulla, ma credo che dipenda dalla cosa che non mi ci sono mai applicata. Ma ieri abbiamo vinto sulla Francia, e mi è venuta in mente questa cosa.
Di Saint Denis circola sempre codesta agiografia: ch'egli stesso avrebbe portato la propria testa, dopo la decapitazione avvenuta nell'Île de la Cité, da Montmartre (che vuol dire appunto "Monte del martirio") a Saint Denis, per una via che fu poi detta Rue des Martyrs, consegnandola infine ad una nobile romana, Catulla, la cui famiglia possedeva quel territorio.

Allo stadio di Saint Denis non ci giocano il rugby?
Comunque, la storia di questo qui con la capoccia sottobraccio per chilometri (qua è la statua nel giardinetto di via dei Martiri a Montmartre, sotto ci sono i giuochi dei bimbi. Ma in tutte le chiese parigine ci trovate la sua iconografia così, presentante la testa) mi ha sempre fatto pensare che alla fine stava per fare meta. Ecco.

Non! Je ne regrette rien…

Avendo la erre inesistente (non blesa, moscia: proprio manca alla distribuzione) questa canzone e l'interpretazione ricca in rotacismo che la Piaf ne faceva la odio alquanto. O perlomeno mi fa sentire pesantezza alla lingua.

Paris: Edith Piaf
E ora via al momento paololimitiano: Edith Piaf fu la più grande cantante francese. In realtà non vorrei esemplificare il giudizio a paracula e una vita costellata di sfiga, ma se dovessimo farla entrare in 160 caratteri farei la cinica giocandomi il Jolly. Nasce, lei dice, poi smentisce dicendo che era nata in una casa, poi ridice che era nata lì in un portone al 72 di rue de Belleville. Che è sempre stato il suo quartiere, che aveva questa fama caratteristica un po' degli ultimi e degli emarginati: ora invece è la Chinatown di Parigi. Se volete quindi vedere la statua qui sopra (che non è brutta: la signora purtroppo si era ridotta un po' maluccio negli ultimi anni di vita. Incidenti stradali, coma epatici, interventi chirurgici, delirium tremens e anche un tentativo di suicidio tra le cose che le capitarono. In una delle sue ultime apparizioni pubbliche la si ricorda piccola e ricurva, con le mani deformate dall'artrite e con radi capelli) dovete prendere la metro, scendere a Gambetta e nella piazza a lei dedicata c'è questa statua. Tenuta un po' dimmerda in un arrondissement dove non c'entra granché, ossia il XX.

Manco ad avergli dato lustro, poi ti trattan bene.

Riassumiamo, quindi, la vita di Edith: padre circense, madre cantante. Venne allevata dalla nonna prostituta, poi dopo qualche anno è costretta a cantare qua e là -letteralmente- per mantenere il padre. A 17 anni ha una figlia: gli morrà dopo due anni di meningite. Si butta quindi nella carriera canora e le cambiano il cognome, Gassion, in Piaf. Che vuol dire passerotto. Che era alla fine il suo nomignolo.
Gli anni di successo musicale sono qualcosa di strepitoso, dal dopoguerra in poi ancor di più. Sembra avere un tocco nel trasformare ogni interpretazione in successo, con un verismo e una tragicità nella voce che però è cristallina. Darà lustro con le sue interpretazioni e renderà famosi artisti Gilbert Bécaud, Charles Aznavour, Leo Ferré.. alcuni stringeranno con lei un sodalizio artistico e umano per più tempo, mentre altri se ne andranno prima e curiosamente son seppelliti quasi tutti al Pere Lachaise. E tutti però le lasceranno delle bellissime canzoni: fra gli altri: Georges Moustaki scriverà per lei la musica della famosa canzone Milord, Charles Aznavour di Jezebel.

Sì, Aznavour è ancora tra noi. Moustaki anche, ed è nato lo stesso giorno mio, ma nel 1934.

Paris: Pere Lachaise, Piaf

A perfect circle? La vita dicono che come nasci a volte muori. Ecco, nel sessantatre prese una brutta broncopolmonite, andò nella costa sud ma poi le sue condizioni si aggravarono, sicché chiese all'ultimo marito di origini greche di riportarla in auto a Parigi. Morì nel sedile posteriore dell'auto del marito, mentre stavano in viaggio.  Inoltre poco dopo l'incaricato del suo elogio funebre morì d'infarto poche ore dopo aver appreso la notizia della morte della cantante. Ariun turbine di sfiga.
Ad esempio, mi sono resa conto che non avevo neppure messo le foto della sua tomba scattate al Pere Lachaise: in uno dei distretti nord nuovi non si individua benissimo. Ma riuscite a trovarla se prendete come punto di riferimento Henri Salvador: la sua anonima tomba nera, con sopra il nome "Famille GAISSION-PIAF" contiene lei, il padre Louis Alphonse Gaission, la figlia Marcelle ed il marito Théophanis Lamboukas.

Cose che col Cityrama colcazzo, ecco.

La voglia di riscoprire bene parti di Parigi c'è, ma serve un'altra stagione.
Paris:

Ad esempio devo capire come rapportarmi col XIII Arrondissement. Vedere il vicino cimitero di Montparnasse e la Cité Florale sarebbero due cose che mi intrigano. Ma parliamo del pochissimo che ho visto nel quartiere, in una sola mezz'oretta per carenza di tempo.
La strada che vedete qua nella foto sulla sinistra porta alla zona della Butte Aux Cailles. Non son salita, ma si arriva in Piazza Paul Verlaine dove ci sono due cose notevoli: una piscina art noveau (bellissimo! I parigini hanno un sito dove danno le votazioni alle proprie piscine dove si entra a 3 euro e dove ti dicono se c'è pulizia o no. Qui i giudizi son terribili ma sinceramente dalle foto non l'avrei detto.. Detto tra noi il termine properte -scusate i non accenti che non li voglio cercare- è figo) e una fontana da cui puoi prendere l'acqua di uno dei pozzi artesiani di Parigi, che è a 28 gradi ed è quella che riempie la piscina.

Paris: Petite AlsaceUna roba che non ho ben capito dove potesse essere era la Petite Russie. Dalla spiegazione sulla wiki francese si parla di percorsi tipo Jonathan dimensione avventura. Col senno del dopo era una roba molto facile, ma santiddio spiegarle meglio le cose sarebbe molto bello. Ma ci sono io.
Dunque: questa a destra su Rue Daviel (fermata metro linea 6 Glacière o Corvisart) è la Petite Alsace. Per quanto riguarda ciò sono rimasta "fregata" da queste bellissime foto viste prima. Purtroppo non è proprio così figa. Anche la foto qui è pimpatissima con la saturazione, anche perché la giornata aveva quel grigino parigino proprio dimmerda. Però ha sempre un suo perché, eh: è un complesso costruito nel 1912 dall'architetto John Walter, e consta di 40-case in legno raggruppate attorno a un cortile con fiori. E queste sono le HLM di Parigi, quindi le cosiddette "Case popolari". Potreste mettervi in lista d'attesa e finire lì anche con un canone di affitto moderato.
Non si può entrare nel cortile, sia perché ci sono gentili cartelli e noi siamo persone educate (i cartelli recitano più o meno "noi qui ci si abita, cazzo", con la finale formula di cortesia che avvicina tanto il modo di fare falsamenteparaculo dei parmigiani ai parigini) e sia perché c'è il digicode -parola francese per chiamare quei campanelli col pin che ora abbiamo anche qui-. E quindi vi trovate in codesta visione.

Paris: Petite Alsace
E quale è la sorpresa? Che quello in fondo al cortile è quel che resta della Città Citroën anche chiamata la "piccola Russia", originariamente costruito per i dipendenti della casa, per lo più di origine russa, di cui ora rimane davvero poco se non le rimesse o simili. Paris: Chiesa Antonista Ultimo, quando scendete dalla via incontrate il tempio Antoinista. L'Antoinismo è un movimento religioso, fondato nel 1910 dal belga Louis Antoine, chiamato "Il Padre". Mi pesa un po' il culo spiegarvelo, o ricopiarlo dalla guida di Parigi che ho che me l'ha fatto scoprire [Parigi insolita e segreta, della Jongléz], però sulla wikipedia francese si dice che si vestono tutti di nero (figo, smagrisce) e possono anche frequentare altri culti. Quindi non so, è tipo bonus? Uff, dovrò leggerne. O fatemi un riassunto qui sotto.

Oltre ad essere una delle sorellastre di Cenerentola.

Paris: Tomba di St. Genevieve, St. Etienne du Mont

Una delle chiese più fighe di Parigi è Saint Etienne du Mont. Non la vedono in molti, eppure è giusto dietro il Pantheon. Per parlare dei due posti c'è un filo conduttore, quella che è la patrona di Parigi, Santa Genoveffa, può entrarci. Sainte Genevieve, o più precisamente quello che ne resta dentro il maestoso sarcofago sulla destra, è ora all'interno della chiesina di Saint Etienne du Mont,dove il suo corpo riposa dal 1821. La santa veniva da Nanterre e morì a Parigi proprio in zona vicino ai due edifici. Si parla di suoi miracoli a pacchi, pre e post mortem. Ad esempio si dice che durante una grossa epidemia che aveva causato la morte di 14 mila persone, il corpo della Santa fu esposto e tutti i malati furono guariti tranne tre increduli.
Nel 520 sul terreno di quello che adesso è il Pantheon le venne dedicato come chiesa e luogo di sepoltura (Sainte Geneviève-du-Mont), e dietro nacque una abbazia e un monastero. Poi l'antica chiesa di Sainte Geneviève che il tempo aveva rovinato, nel 1746 era stata ricostruita e sormontata da una grande cupola in stile neoclassico. Durante la Rivoluzione francese, l'Assemblea Costituente deliberò di sconsacrare la chiesa per trasformarla in un mausoleo che avrebbe accolto le spoglie dei francesi illustri, chiamandola Panthéon delle glorie nazionali. Quindi la cassa che conteneva le reliquie della santa fu bruciata pubblicamente dai giacobini. Napoleone III, nel 1852, la restituì nuovamente alla Chiesa cattolica. Nel 1870, durante la Comune di Parigi, i comunardi tornarono a disperdere le reliquie della santa nelle fogne di Parigi, ma alcuni seguaci cercarono di salvarle, riuscendoci, e le conservarono nelle loro cantine. Nel 1885 la Chiesa riconsacrò il Pantheon dedicandolo nuovamente a santa Geneviève. Oggi in esso si svolgono funzioni religiose e commemorazioni civili. L'antica abbazia è attualmente il Lycée Henri IV, in esso svetta ancora il vecchio campanile, chiamato "torre di Clodoveo".
Inoltre nei pressi del monastero fu costruita nel 1492 la chiesa di Saint-Étienne-du-Mont, ripetutamente modificata. In essa vennero ricollocate le reliquie superstiti della santa. La sua festa è il 3 Gennaio, quindi se capitate come me alla fine dell'anno potete vedere attaccati in chiesa volantini con l'invito alla preghiera della novena per festeggiare la santa. 

[devo fare una guida "Parigi se vi portate appresso la nonna cattolica che paga lei metà viaggio"]

Ad occhio queste sono le foto più belle di tutto il 2011.

In primis Annecy è una delle più belle città affacciate sul lago che abbia visto.

Annecy
Questo in foto è il Palais de l'Île, che fu la residenza del castellano di Annecy. Il palazzo fu collocato nel mezzo del fiume Thiou su una piccola isola. La curiosità è che questo palazzo ha una forma triangolare ed è rivolto verso il lago di cui il fiume è un emissario naturale. La sua forma evoca l’immagine di una nave ancorata tra le case che con la sua prua divide instancabilmente le acque.
Annecy
[il fatto che mi sia congelata per fare queste due foto è ininfluente]

Keep calm and take a Robinia.

Paris: square Viviani.

Uno dei posti più ganzi nel centro di Parigi è lo square Viviani, andare lì a poggiare il didietro visto che è un parco da numerosi Benefit.
a) siete avanti a Notre Dame, separati solo dal fiume, separati dal traffico e dalle orde di turisti
b) siete accanto a Shakespeare and Company
c) siete alla costa di St.Julien le Pauvre, chiesa figa perché vi chiarisce cosa è il rito melkita
d) siete a 20 passi da St. Severin, una delle chiese più belle di Parigi e nel cui chiostro-carnaio (carnaio dacché ci si seppelliva gente) venne fatta la prima operazione di calcolosi renale. A un condannato a morte. Che invece poi sopravvisse.
e) è il posto a più alta concentrazione di locali magnerecci ad ottimo rapporto qualità-prezzo, d'esempio tra le due chiese c'è un take away cinese.
f) c'è il wifi gratis del comune di Parigi.
g) c'è l'albero più vecchio di Parigi

La Robinia, che è quella che molti nello stivale mi pare chiamino anche Gaggia, è una pseudoacacia: introdotta nel 1601 nei giardini di Parigi come pianta ornamentale da Jean Robin (giardiniere del re Enrico IV) è un albero dalle tendenze botaniche infestanti. In questo caso, è la più vecchia rimasta, ed ha un abile puntello di cemento armato a tenerla lì. Se proprio non la notate (nella foto è la seconda cosa, dopo l'abside di St. Julien le Pauvre) sotto ci sono dei cartelli e degli spiegoni botanici. Tutti in francese ma su, lo abbiamo tutti google translate sul cellulare ormai.

[ah, quelle rovine che vedete nella foto sono vere. Io pensavo le avessero messe lì per bellezza. Che scarsa fiducia che nutro nei transalpini, povera me]

Le passe-muraille.

Il y avait à Montmartre, au troisième étage du 75 bis de la rue d'Orchampt, un excellent homme nommé Dutilleul qui possédait le don singulier de passer à travers les murs sans en être incommodé. Il portait un binocle, une petite barbiche noire, et il était employé de troisième classe au ministère de l'Enregistrement. En hiver, il se rendait à son bureau par l'autobus, et, à la belle saison, il faisait le trajet à pied, sous son chapeau melon.
[
Marcel Aymé, Le passe-muraille, Gallimard 1943]

Paris: Le passe muraille
Le Passe-muraille, dal quale deriva il titolo dell'intera raccolta di novelle di Marcel Aymé, è Dutilleul, barbetta e occhialini, un uomo ordinario, che svolge il proprio lavoro di dipendente ministeriale senz'infamia, né lode, insomma una persona che passerebbe inosservata, se non fosse per lo straordinario dono che la natura gli ha riservato che è quello di attraversare indenne i muri. Dopo averlo volutamente ignorato facendosi prescrivere un portentoso antidoto da un illustre professore, decide di sfruttarne le potenzialità il giorno in cui il suo superiore lo umilia relegandolo in uno sgabuzzino: partirà dagli sberleffi fino a far ammattire il suo capo a diventare un abile ladro di preziosi, sinché un giorno (ma non vi svelo il perché: non spoilero come un Vincenzo Mollica qualunque) rimarrà imprigionato nel passare un muro.
Nel quartiere parigino di Montmartre dove Marcel Aymé visse e dove si trova la sua tomba (nel cimitero di Saint Vincent, che è piccolissimo. Non ho potuto fotografarla per rispetto a un funerale che si teneva vicinissimo, ma è questa) è stata costruita una statua ad opera di Jean Marais che raffigura nell'atto di attraversare un muro il suo celebre Dutillleul, il "Passa-muri".

Enfant de la Patrie

Paris: Musée CarnavaletNoi vogliamo molto bene all'altre del riuso, del reciclo e del "quel che non usi te uso io, grazie veh"
Per quello noi della famiglia Fiorini non ci siamo mai scandalizzati nell'andare a recuperare cose messe accanto ai bidoni della spazzatura da altri ma buone per noi, anche per metterle nel camino a bruciare.

Ora la cosa figa è che anche altri hanno questi meravigliosi attacchi d'arte che fanno baffi a Mucciaccia.

A Parigi c'è un museo figo e gratis. Si chiama Museo Carnavalet, che se voi siete lì in zona Marais è imperdibile. Poi ce lo diciamo: i musei sono comodi se fa freddo per scaldarsi e se fa caldo per rinfrescarsi. Solo che sappiate che è grandino, qindi almeno due ore a farlo di corsa conteggiatele. Poi è imperdibile, il museo, specie se amate la Rivoluzione Francese e i suoi ideali e cose così. Ci trovate dentro un casino di roba sulla Bastiglia: le chiavi, la scala in corda con la quale è stata "liberata", e diversi modellini. Questo che vedete è uno degli originali fatto da colui che l'ha poi dismessa, e ha pensato: "oh, quanta pietra, parbleau. E se ci facessi tanti modellini quanti sono i dipartimenti e poi li spedissi in giro così da festeggiare il 14 luglio quel giorno guardando cosa abbiamo liberato e cose così e insomma infondo mi hanno pagato e c'è tanta pietra e insomma bah, che brutto lasciarla lì?"

Ecco.
Poi ce ne sono altre di Maiolica e tutto, ma ecco, qui c'è il Simbolo.

# Un uomo duramente provato non si volta mai indietro a guardare; sa che la cattiva sorte lo segue sempre, passo passo.

Paris: Maison de Victor HugoA me Victor Hugo ha sempre dato un po' la medesima sensazione di noia (à la toscana) del Manzoni. C'è da dire che sì, sono campioni in quello che hanno fatto. Ma io leggendo i promessi sposi e notre dame de paris ammetto di aver avuto l'orchite pur non avendo testicoli. Ma temo che si fossero formati per poter permettere alla stessa di arrivare.
Immaginate quindi la voglia di chi vi scrive circa l'andare a vedere la casa abitata dall'Hugo.

Eh.
Però ecco, due cose: se fa freddo, o molto caldo, nei posti chiusi si sta bene.
Piovigginava.
Era gratis.

Come altri musei della municipalità parigina la casa, un piano visitabile, è gratuita. Se vale? sì, la visita la vale tutta. In primis per la splendida vista su Places des Vosges. Al secondo posto perché scoprirete che Hugo come disegnatore era meglio che come scrittore, non per nulla perché colpiva meno alle gonadi.

[du' foto, qui]