You know I still adore you, But in a different kind of way.

A me un po’ danno fastidio quelli che si mettono a inizio giornata col quotidiano e neppure riescono a finirlo per quando è ora di dormire e portano lì la stampa a contatto col lenziolo. Mi danno fastidio perché, beati loro, non sono come me. Io ho una percentuale di noia molto alta. In un posto nuovo e in una situazione nuova mi annoio dopo circa 36 ore. Di più non reggo.
Ma è da quando ero piccina. Dai Topolini in poi. Un Topolino, io, lo finivo in tre ore. E poi? Poi lo fissavo, però non prendeva vita di suo. Quindi lo rileggevo. Imparavo a memoria le storie. Poi le ridisegnavo o rimodificavo i testi a parte.
Mi annoiavo.

Mi annoio tutt’ora quando torno dalle mie parti e fisso il tutto, la mia routine, andare in stand by. Non ci sono abituata: io mi rilasso correndo, o dormendo. La posa un po’ da anziano panchinaro mi fa soffrire e mi fa alla fine sentire inutile. Poi parto coi ragionamenti, le pippe, il notare che l’acne mi ha scartavetrato le guance, che c’è la ragnatela, sentire i rumori anche dei più bassi decibel, inizio a spostare cartelle sul pc, inizio a guardare gli armadietti in bagno. Mi incurvisco, mi metto a letto, esco a passeggiare e mi deprimo. Per quello le mie ferie ideali sono capire come e in quale stazione metro scendere. Io, voi che vi rilassate non facendo un cazzo, vi invidio, porcatroia. Io mi annoio. Ma di brutto. Cosa che a forza di repliche di Rex, d’estate, so i dialoghi a memoria.

Anche ora mi annoio. Ma c’è la internet. C’è friendfeed, tumblr, facebook, il newsgroup, la radio, le mail, twitter, la chat. Diciamo che la noia arriva, ma alla 38esima ora.
Nah, scherzavo.

Mi son rotta le palle pure di scrivere, tipo.


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