Mortazza e minestrinadidado.

Io ho fatto la resistenza.

Ricordo che mia mamma, con l’ansia di farmi socializzare (figuriamoci se a me fregava un cazzo socializzare con dei cretini) su consiglio di altre madri mi iscrisse a un asilo di suore. L’incubo. Sotto diversi aspetti: non che odi le suore. Non che già allora avevo della critica verso la religione. No. Però ecco, il punto di rottura di quel cazzo di asilo a tempo pieno era uno.

Uno?

Vabbé, il principale: il cibo. Io so’ pastasciuttara. Lo sapete. Solo adesso sto evolvendo in una creatura che può mangiare di tutto a pranzo, specie se all’estero, ma abbisogna di un espresso decente. Ma all’epoca mi andava benissimo la pastaaltonno espressa fatta dalla nonna nell’esile pausa pranzo che aveva in mezzo al lavoro.

E invece la mestizia. Dico: la minestrina di dado con le tempestine all’una. E se proprio andava di lusso portavano un cartoccio dove srotolavano un po’ di mortadella, tagliata erta, dove ci avventuravamo con le nostre manine tipo piccoli bimbi del biafra alle prese con le scorte unicef.

Diobono, mi sembra di aver fatto la guerra.


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