Viaggiare è molto bello se poi hai un letto: il caso Pullman Tour Eiffel

Gente che aspetta al bar perché non c'è neppure una lobby...

Quando capita che sono in giro e vedo magari anche gli amici di cui ho stima e sento la frase: “beata te che viaggi tanto” a volte mi cadono un po’ gli ammenicoli.

Perché non è sempre un beata te.

Vi spiego una situazione: viaggiare sì, è fico. Ma quando fila tutto mediamente liscio e non devi lavorare. Se inizi a perdere le coincidenze o i mezzi di trasporto, o se non sei da solo e devi aspettare altri lo scazzo è dietro l’angolo. Certo: dopo in alcuni casi sopraggiunge il livello pro: ossia catafottersi di tutto e tutti e trovare il proprio momento zen qualsiasi cosa succeda. Se dovessi elencarvi le situazioni al limite dell’allucinante o del rotfl carpiato o ridereste molto o mi chiedereste cosa cazzo lo faccio a fare.

Me lo chiedo anche io spesso, ma non trovo una risposta. Ma in realtà sapete che sono masochista.

Una abat jour.
Una abat jour.

Sono stata a Parigi al lancio dell’honor8. Cosa fighissima se non fosse che in pratica 24 ore prima ero a Salisburgo dopo una settimana di festival, la sera prima a un concerto con una amica, e la mattina alle 7 quando mi sono svegliata ho saputo che mia nonna ha vissuto due minuti di terremoto, ma fortunatamente non ha avuto danni mentre tutta l’Italia centrale non se la passava così bene. Non so come mai: quando ho queste cose sembra che la sfiga cosmica mi si concentri in modo da non godermi nulla: ma del resto le altre due volte a Parigi di questanno sono state 1) in ferie un’ape mi ha punto e ho avuto una supermegareazione allergica 2) la Senna aveva esondato. Questa volta quindi le cose erano notevolmente migliorate.

Il fatto è che io già scesa dal volo pregustavo: mangio qualcosa al volo e mi metto orizzontale due ore prima dell’evento, così non sembro sbattuta come una profuga.

Ecco: non c’era la mia camera. E quella di altri. Ma soprattutto la mia.

Bell’impatto.

Come potete vedere poi l’hotel experience (extra fugace) non è stata così male: ma l’esperienza che non prevedeva un umano a contatto: la colazione era ottima (c’era l’omino che faceva le frittate live e credo che tutti l’abbiano mangiata, eccetto chi vi parla perché la mattina è un po’ difficile mangiare uova se non quelle strapazzate), il caffè fortunatamente nespresso e quindi con standard umani, e la vista… che ve lo dico a fare, la vista era figosissima.

Il bagno aveva una scelta di rubinetteria un po’ strana nella doccia walk in: nel senso che la rubinetteria col miscelatore era da una parte e la parte acqua dall’altra e quindi dovevate scegliere un settaggio e tenerlo per tutta la doccia. Uhm. Non proprio da me visto che uso poca acqua nell’insaponare e di più nel risciacquo (del resto è un hotel green, questa cosa invece potrebbe aumentare i consumi)

Comunque io avrei preferito una camera con vista sui cassonetti ma subito o almeno alle 15. Già che quando si è donne-in-quei-giorni la mancanza del bidet si fa sentire peggio della nostalgia della propria terra da esuli, figurati donna-in-quei-giorni con un hotel senza lobby (andate al bar), senza camera per cambiarsi (c’erano i bagnetti più piccoli che nei club di Berlino, ma ormai…), senza un posto dove stendersi un po’: sentivo la mia pancia grossa come se avessi un cocomero dentro. E insomma: non avendo avuto il tempo di fare niente visto che l’aereo era alle 10 e il treno alle 7:30 c’era una specie di cocomero dentro.

Tutto questo unito a una cosa: sono scesa alle 14 in ristorante. Dopo aver fatto la coda per la camera e sentirmi dire “no, ma tra VENTI MINUTI ce la ha” sono scesa a mangiare. Naturalmente per loro era troppo tardi, e mentre il resto del gruppo stava mangiando per 5 di noi non c’era da mangiare. Cibo arrivato dopo 45 minuti: due club sandwich e patate fritte (male). Solo per 4. Dopo di quello io mi sono alzata perché avevo proprio bisogno della camera (pensando beh, hanno detto 20 minuti), e quindi non ho avuto il dolce (che comunque era per 4, almeno è bastato agli altri). Sono risalita e mentre vedevo che tutti ottenevano le proprie camere vado lì e la tizia “No, per lei non c’è, la sua non è pronta”. Mentre mi hanno detto dopo all’evento che bastava andare dal ragazzo di colore ché lui ti cambiava la camera con una pronta. Immaginate la mia faccia all’evento come è diventata. Sì: in quel modo.

Felicità proprio.

 

dav

Qui potete vedere la foto, e l’orario dice 23:39. Io ho avuto la mia camera da letto, che da listino dovrebbe aggirarsi sui 400 euro, alle 23:39. Siccome ero lì dalle 13:50 ci ho messo esattamente 12 ore per avere una camera in un hotel che non dovrebbe avere questo servizio così povero. Sono stata in ostelli dove l’attenzione all’ospite era quadrupla.

Ho fatto reclamo con Accorhotels. Questa la risposta:

We refer to the issue regarding your stay from 24 Aug. 2016 to 25 Aug. 2016 in thePullman Paris Tour Eiffel.

Please accept our sincere apologies for any inconvenience that has been caused which does not reflect the quality of service we wish to offer you.

We have forwarded your comments to MARIE-JORGE FABIEN, Guest Experience Manager of thePullman Paris Tour Eiffel.
She will review the concerns that you have shared with her teams to determine the appropriate actions. Also, she informed us that they have welcomed a group of 134 persons at the same time and had many guests who have not had checked out at the time.

Quindi per smaltire 134 persone che sapevi che arrivavano in gruppo non sei stato capace. Ho notato altre testimonianze dei colleghi su tripadvisor qui e qui. Per dirvi che qui non si è esagerato, ma probabilmente per molti maschietti il disagio è stato minore. Pensa se fossi stata fashionblogger e dovevo restaurarmi prima di andare all’evento, che danno di immagine clamoroso: dovevo correre a prendere una camera nell’hotel vicino.

Al solito, come in tutti gli alberghi francesi, nessuna lettera di scuse è arrivata da parte dell’hotel. Peccato: posizione bellissima ma arroganza e scarsa preparazione alberghiera.

Morale: non è sempre bello viaggiare per lavoro. Presto vi dirò altre situazioni.


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