L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, presentato da Cesvi

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Spesso si pensa che si possa parlare di maltrattamento infantile solo in alcuni casi estremi, quasi da favela, con bambini costretti a cucire palloni.

Non è semplice essere genitori: tra pressioni esterne, stanchezza perché non è semplice coniugare casa e lavoro, mancanza di appoggio familiare, patologie pregresse e la nostra stessa infanzia… sbagliata. Spesso sento tanti altri che hanno avuto climi irrespirabili nelle loro famiglie rinunciare a crearsene una, soprattutto con figli, per non far rivivere a delle creature le stesse cose che hanno vissuto loro. Encomiabile e molto responsabile: perché vuol dire pensarci.

A volte in molte famiglie considerate “bene” accadono cose che molti non penserebbero. Ogni trauma che si vive da bambini lascia cicatrici quando diventiamo adulti. Ogni piccolo graffio diventa una cicatrice.

Quanti adulti che a loro volta sono stati bambini trascurati o maltrattati ora sono maltrattanti?

E’ un problema così ben radicato che non ne vediamo l’uscita. Vi faccio un esempio che nel centro Italia viene ancora visto come una normalità in molte fasce della popolazione: “mio padre mi ha preso a cinghiate. Mi hanno fatto bene. Sono cresciuto bene. Le devo quindi dare anche a mio figlio.”

Sì, rileggete e vedete anche voi che non quadra? Ma quante persone dicono così. Anche tutti quelli che dicono che no, ai bambini di oggi che son viziati due schiaffi starebbero bene. Capite che è un meccanismo psicologico malato: perché uno deve subire un sopruso o una violenza perché magari a te ha fatto reagire positivamente? Che poi non mi pare una bella reazione se uno la vuole estendere a tutti.

Cesvi per la prima volta ha cercato di misurare questo fenomeno. E non è semplice: perché si conosce solo un caso su dieci. Gli altri nove rientrano in quel sottobosco di non detto famigliare che vi evidenziavo solo con quel piccolo esempio, giusto per non farne un altro centinaio.

Tra il 60% e il 70% dei bambini/e tra i 2 e i 14 anni di età ha vissuto episodi di violenza in casa. Al maltrattamento, inoltre, si accompagna spesso la trascuratezza: nel mondo il 16,3% dei bambini è vittima di negligenza fisica e il 18,4% di trascuratezza emotiva. Gli effetti della trascuratezza possono manifestarsi con un ritardo nel raggiungimento delle principali tappe evolutive con disturbi dell’apprendimento oppure con un atteggiamento di eccessiva ricerca di affetto e attenzione da estranei (e il conseguente rischio di esposizione ad altri abusi), una forte chiusura e una sfiducia verso l’altro.

Si stima che siano quasi 6 milioni, tra bambini e adulti, i soggetti maltrattati in Italia: una proiezione parziale, in quanto il maltrattamento all’infanzia è un fenomeno ancora sommerso e non adeguatamente studiato su base nazionale. L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia, che se volete potete scaricare qui e leggere, presentato da Cesvi, nell’ambito della campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi #LiberiTutti, in collaborazione con il Dipartimento delle Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla presenza, di Ermenegilda Siniscalchi – Capo Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio dei Ministri, di Giovanna Messere – Funzionario Ufficio Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, e della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, offre un’analisi territoriale prendendo in esame i rischi per i bambini, le politiche, i servizi e il contesto delle singole regioni italiane.

L’Indice mette in evidenza, soprattutto, la persistenza di forti disparità tra il Nord e il Sud del nostro PaeseUltima posizione per la Campania, seguita da Calabria, Sicilia, Puglia, Basilicata e Molise. Sono queste le regioni che presentano le maggiori criticità e le condizioni più sfavorevoli rispetto alle probabilità dei bambini di subire maltrattamenti. Male anche l’Abruzzo e il Lazio. Tra le regioni dove si registra, invece, il miglior livello di benessere complessivo dei bambini, spicca l’Emilia-Romagna seguita da Veneto, Friuli-Venezia Giulia eTrentino Alto Adige.

Il maltrattamento sui bambini è la conseguenza ultima, estrema e troppe volte drammatica, di una situazione di disagio che coinvolge le figure genitoriali e il contesto familiare, ambientale e sociale nel quale i bambini crescono. L’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia confronta per i bambini maltrattati e per gli adulti maltrattanti due livelli di analisi ed è il risultato dell’aggregazione di 65 indicatori relativi ai fattori di rischio e ai servizi offerti sul territorio. L’Indice offre una chiave di lettura delle principali determinanti sociali, demografiche, economiche, sanitarie e sociali, analizza i fattori di rischio e di vulnerabilità al maltrattamento nell’infanzia e li sintetizza attraverso un indicatore che propone una classifica decrescente tra le regioni italiane a partire da quelle che presentano sia minori rischi di maltrattamento per l’infanzia sia un sistema di politiche e di servizi territoriali adeguato a contrastare e prevenire il problema. Emergono nell’Indice quei fattori di rischio che creano presupposti importanti per scatenare il maltrattamento dei bambini nelle famiglie, come ad esempio l’elevato livello di povertà, il basso livello di istruzione dei genitori, il consumo di alcol e di droghe da parte dei genitori, la disoccupazione, lo svantaggio socioeconomico, etc. Con riferimento a questi indicatori di contesto, si passa poi ad analizzare quali servizi i territori mettano a disposizione in termini di politiche di prevenzione e di cura, rilevandone quindi l’efficacia e la capacità concreta di intervento.

«Nel quadro delle emergenze sociali, il maltrattamento dei bambini è il fenomeno forse peggiore, non solo per la sproporzione di forze tra il maltrattante e il maltrattato e per iltradimento della fiducia che i più piccoli ripongono negli adulti, ma anche per le conseguenze che si producono sulla salute dei maltrattati nel medio-lungo termine, sul loro equilibrio psico-fisico e, più in generale, su tutta la società. Gli ex bambini maltrattati – dichiara Daniela Bernacchi, CEO&General Manager Cesvi – sono gli adulti di oggi che vivono sopportando un pesante fardello di dolore che influenza il loro modo d’essere, e spesso scaricano sui figli il proprio disagio. Si viene a generare così un circuito vizioso di trasmissione intergenerazionale, che solo un intervento esterno, quale ad esempio quello dei servizi pubblici, può interrompere».

La campagna #Libertutti – a cui si può contribuire dal 1 al 10 giugno con un sms da 2 euro o chiamata da rete fissa da 5 o 10 euro al 45535 – mira a sostenere la rete IoConto di Cesvi attiva con un programma di prevenzione e cura nelle città di Bergamo e provincia, Napoli (VII municipalità) e nell’Unione dei Comuni della Bassa Sabina con un coordinamento tra Roma e Rieti. Le attività prevedono spazi d’ascolto per bambini e ragazzi, interventi specialistici per la cura del trauma, supporto ai genitori in condizioni di vulnerabilità, rafforzamento del ruolo protettivo della comunità e formazione di operatori specializzati. I partner locali sono rispettivamente il Consorzio Fa, la cooperativa sociale Il Grillo Parlante e l’Associazione Bambini nel Tempo.

Il valore della donazione è di 2 euro per ogni SMS inviato da cellulari Wind Tre, TIM, Vodafone, PosteMobile, Coop Voce e Tiscali. È di 5 euro per le chiamate da rete fissa PosteMobile, TWT e Convergenze, e 5 e 10 euro da rete fissa TIM, Wind Tre, Fastweb, Vodafone e Tiscali.


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