Spiral Static.

Questa è principalmente una cosa che quando racconto vedo contemporaneamente negli astanti uno sguardo peggiore del solito, del tipo "ok, ora scendo a comprare le sigarette e forse tardo ché ci ho la macchina messa male e forse c’è pure il lavaggio strade ma non preoccuparti, veh".

Allora, sebbene io ora il massimo dell’attività sportiva lo esplichi scapicollandomi in bici tipo kamikaze verso l’università o facendo i 17 gradini di casa [verosimilmente l’esercizio ginnico odierno va a concretizzarsi nelle passeggiate rapide e subitanee verso il bagno, son cose] io una volta, incredibilmente, facevo sport.
Pensate, e qui lo sanno gli amisci del newsgroup, io una volta giuocavo al calcio.
E di peggio è che prima sciavo. E il tutto non per 12 giorni durante le ferie.

[figo, sto imparando a concretizzare ciò di cui voglio parlare solo al secondo paragrafo! Ehm.]

Dicevo, come un po’ tutte le cose della mia vita mica mi ricordo come mai iniziai a sciare. Anzi, guardate, io ho imparato a sciare all’Amiata. Ricordo la prima volta sugli sci, col maestro, in posizione spazzaneve. C’era una nebbia della pupazza sulla pista. Io avevo l’agilità e la scioltezza di uno che ha una rastrelliera incollata al culo. Mmm, quella di volta era la seconda. La prima proprio fu nel 1988, su una pista molto più dolce da sola. Mio padre, che siccome si sentiva inutile dopo che mio nonno m’insegnò il camminare e l’andare in bici, volle darmi due rudimenti di sci. Dimenticatevi però che lui non sa sciare, è come mia nonna che non sapeva nuotare ma mi spinse la testa sottacqua e insomma mi sa che lì ci ho ancora il trauma. Però invece la neve mi piacque, non so come mai. Insomma, di culo [toh un leit motiv] a sei anni sapevo sciare meglio che camminare, che tuttora ad esempio fare le scale in discesa mi comporta un dispendio psichico pari a quello di una velina quando le si chiede quale sia la capitale d’Italia.
Diciamo anche che poi, facendo le cose, il mio orgoglio di merda e la mia voglia di migliorarmi mi portano a salire degli step. Mettiamo quindi il caso che ‘sta attività sportiva si inizi a farla proprio in modo pedissequo, tipo anche meglio di un lavoro. E che tipo un anno stanca che se vuoi allenarti a modino le strutture sono per chi è alpino migliori. Diciamo che pensi di andare otto-nove mesi interi in Baviera, ché bene o male è come quando adesso pensi che magari se vorrai fare il medico d’urgenza una giratina in Israele te la devi fare [sperando che i kamikaze non capiscano che farsi saltare in aria in un ospedale è la mossa più incasinante che possan fare, sennò son cazzi]

Diciamo che poi te in Baviera in pianta stabile ci sei andata e facevi quattro giorni di scuola e sei di allenamenti a settimana. Che t’ha insegnato tanto, che hai imparato a sciare ante Carving, che è un po’ come saper guidare senza ESP, che lì se già eri una che aveva il suo caratterino secondo tuo padre lo hai peggiorato di molto. Nel senso che magari essere molto giovani, spostarsi, uscire da scuola, fare sessanta-settanta kilometri verso Garmisch, stare i fine settimana a Oberammergau e anelare la piscina calda come se fosse non so cosa. Avere l’allenatore che ti porta sulle piste e ti dice: "sei te, la neve e gli sci. Non pensare alla discesa. Pensa solo a voi tre.". Parlare tedesco forzato in tutti i luoghi fuori da scuola. Incazzarti mentre risali la pista, ché nevica e fa freddo. Sentire crescere una rabbia tremenda quando non correggevi gli errori e risalire la pista era un po’ la punizione, con quegli sci ai piedi. Chiedersi tremila volte perché in quei quattro secondi avevi scelto come principale opzione discesa libera, che te pensi troppo, cazzo. Non festeggiare se ti è riuscito una volta, ché deve uscirti fuori semplice come quando ti gratti il naso. L’allenatore sempre lui che ti insegna che prima si scende di testa e poi con le gambe. L’allenatore che ti dice anche che meglio mandarsi affanculo che lasciare tutto irrisolto peggiora tutto. Pensare che te l’allenatore personale in Italia causa federazione te lo sognavi. Andare a gareggiare e vincerne sei di fila. Ripetersi che è un caso ma vedere ragazze che ora fanno coppa del mondo e prima eran dietro… oddio, boh. Tornare ad allenarsi e la sera stramazzare a casa. Così per mesi. Mettersi al cancelletto a guardare giù una cosa in discesa che però tu dovevi pensare che fosse solo composta da neve. Anzi, non pensare vah.
Da una parte sono molto bei ricordi. Dall’altra peccato l’incidente. Non so se rimetterò piede sugli sci.

Diciamo che ora però ti chiedi come cazzo hai fatto e non è che trovi tante risposte.

0 thoughts on “Spiral Static.”

  1. Da tua affezzionatissima lurker, caccio fuori il muso poco poco perchè l’argomento mi tocca, ho anche io conosciuto quell’ambiente. E visto che abbiamo più o meno la stessa età, dimmi di chi ti ricordi che ancora gareggia oggi, se puoi… E le gare di sci, le segui in tv o no? E con che spirito? Io a volte provo come la sensazione di aver preso un pugno nello stomaco…

    Cmq… complimenti per il blog, è tra i miei preferiti! :-)

    Anni

  2. Ma quindi se facciamo un partitone a calcetto (oltre a pallavolo), mi fai un culo tanto (leit motiv)?

    No perché io ho fatto pallavolo, basket e poi il divano. Calcio, che sarebbe lo sport che amo di più, non l’ho mai fatto e sono pure impedito.

  3. Anni: mmm, facciamo così, prendi un paio di nomi nelle fiamme oro intorno l’83 e ci becchi. Le gare le seguo a volte, e solo quelle maschili. Quelle femminili mi mettono un bel po’ di gastrite. :)

    Vez: io sono una pippa a pallavolo, respingo di testa.

    Infinitesimo: compagno di Uan, capiscimi.

  4. ah, questa non la sapevo, vedi. E non vedo, se ci penso, come avrei potuto saperla, però non ti ci facevo sciatrice.

    Piacere, sono un altro sciatore antecarving e non credo tornassi indietro riuscirei a sciare; alimento le mie frustrazioni guardando gli allenamenti dell’agonistica e mangiando compulsamente uova e pancetta a bordo pista.

    Però un giorno un allenatore mi disse con il suo bell’accento teutonico:

    “scii bene. Vuoi passare una mezz’oretta con noi? Quanti anni hai?”

    “dodici”

    “ah, pensavo fossi un po’ più giovane”

    e ci rimasi un bel po’ di merda.

    Per fortuna che una doppia razione di uova e pancetta mi fecero passare la tristezza.

    Adesso faccio il pupazzo milka alle gare di coppa del mondo.

  5. Il pupazzo milka ha un perché, caro conterraneo. Non saprei, sarà l’aria chianina (non per il pupazzo, per gli sci)

    Nicole: dove si recupera? :)

    Konsuelo: penso, ma parlo poco.

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