Questa cosa che anche la Francia è un paese civile per le fotografie l'avevo scordata.

Ho girato alcuni musei (tre) nella municipalità parigina. Tutti e tre gratuiti, per quanto riguarda le collezioni stabili (e non le mostre). In tutti e tre si poteva tranquillamente fotografare senza flash, così come sarebbe normale nei paesi civili.
Paris: Musée Cernuschi [soprattutto adesso che con gli smartphone si può fotografare ovunque, dai] Certo, nei locali danno noie per fotografare ma almeno nei musei no. Ma al Cernuschi, dove c’è ‘sto bellissimo Buddah, ammetto di aver chiesto se fosse possibile o meno fotografare. Mi han detto sì, ma si son assicurati che era da farsi senza flash.

Comunque c'è gente che si fa foto al cimitero vicino alla tomba del proprio idolo. Io mi vergognavo per loro.

Pére Lachaise:

Consiglio? La Mairie de Paris fa le visite guidate (forse gratuite) nel Pére Lachaise. Fondamentali per vedervi quasi tutto il cimitero senza stare lì a capire dove cazzo è la sepoltura X con la cartina in mano a dannarvi l'anima. La guida che ho seguito era scazzatissima, fissata con la crematura, e grezza ma utile. A tratti faceva pure ridere, vi dirò.

Mica ce l'avrei fatta sennò.

[e comunque alla tomba di Jim Morrison manco un accannato. Invece da Chopin era la sagra delle code che neppure da un kebabbaro]

Poi colleghi tutte le cose e fai "ah beh".

Io ad esempio mi ricordo una roba, perché la mia memoria è spesso collegata. Cioè, la mia memoria è tuttta una ramificazione fatta sulle stronzate, cosa che potrei intrattenervi ore a parlarvi di nozioni prese a caso, se non fosse che odio parlare colla gente.

Volevo dire che io mi ricordo quando l'Auxerre anni fa giocò con una squadra italiana in qualche coppa e dissero che l'allenatore per far allenare i giocatori l'anno precedente e fare un po' d'economia fregava i coni lì per delimitare i lavori in corso in autostrada.
Ora ecco, io vedendo come è triste Auxerre ho dovuto pensare a tutto questo e ridere un po' per non deprimermi mentre ci giravo lì.

Le foto per voooi: l'Opera per Filippo.

Paris: Opèra Garnier

Su Feisbuc un paio di giorni fa ho chiesto 'sta cosa.

Ciao, vado a Parigi. Vuoi che ti faccio una foto? E la gggente sotto mi ha detto sì, e mi ha "commissionato delle cose".
Per primo, visto che ehm, ho ehm, coff, ho passato del tempo ai magazzini lafayette e poi sono anche stata alla boutique Nespresso ecco, viene accontentato Filippo.
I prossimi giorni, gli altri. Se volete, dite qualcosa nei commenti.

Il Bisogno.

Io, quando non ci ho il portatile acceso e sono al bagno, ho le mie letture da bagno. Da piccola era Topolino, la lettura da bagno. Tant’è che il cesto dei panni sporchi era divenuto il cesto dei Topolino e io pescavo a caso per accompagnare il momento dello sforzo lì.

Ora quando non ci ho il portatile acceso (perché leggere i feed, e poi magare anche tumblerare, al bagno col portatile sulla lavatrice mentre ti si consumano quei drammi intestini è una figata, diciamocelo) le mie letture da bagno si basano su libri con racconti brevi o guide di viaggio.

Specialmente guide di viaggio.
Sì, mi voglio estraniare dal clima che si crea in bagno.

Così, mentre el sor Pampurio (sì, il fegato si chiama Ildebrando, e dopo invece le meravigliose performances del mio intestino ho deciso di chiamarlo anche lui in qualche modo) si produce nel suo andare, io sto lì a leggere.
Poi è figo leggere (se fossi in lui ci andrei subito. Ah, se ci vai voglio le foto eh. Non nel mentre del gesto però eh, mi raccomando) che a Parigi, sotto la chiesa della Maddalena, ci sono i cessi inventariati tra i monumenti storici francesi. Infatti vennero creati nel 1904 da Porcher e compagni e sono un autentico gioiellino di Art Noveau.

Insomma, quindi voi arrivate nella zona fighetta, sotto la Madeleine, pagate (credo) cinquanta centesimi e avete il piacere di pisciare in/su un monumento. 
Ganzo.
[Anche se qui, visto che siamo della scuola del quando scappa scappa, vista la pulizia dell’ambiente sovrafotograto, direi che concilierebbe anche il lasciare a briglie sciolte el sor Pampurio, ecco. Vah che roba, pare il bagno di casa mia]

[foto di tednmiki e di bobbutkus]

In realtà qui siccome non si scrive stando maluccio vengono in mente Lourdes e dintorni.

[chi vi scrive ora sta con un dolore cane nel nervo mandibolare, quello che vi addormenta il dentista. Sto facendo finta di nulla ma credo che in casa il 50% della famiglia se ne sia accorto dalla domanda "come si chiama quel nervo ramo del trigemino che i dentisti addormentano e che si trova nella fossa mandibolare?"]

In questi giorni ho parlato spesso col mio Muso ispiratore.
E per esempio, capendo che il mio Muso è un po’ l’uomo della strada (non ti sto dando del barbone, ma della persona-campione che prenderebbero quelli di Secondo voi per strada a intervistare e poi lì Dal Debbio, come si chiama, alla fine chioserebbe con una frase buonista e populista a caso),  ho capito che la gente che non è mai stata a Lourdes non sa come sia e come funzioni.
Ora, siccome qua ci son stata un paio di volte e siccome mi pare che l’altra volta che feci un post -che non trovo e non ho voglia di cercare, ma se lo fa qualcuno lo ringrazio- ma che era un po’ criptico perché mi sembrava un po’ brutto parlare così di cose religiose ora mi è passata, anche perché son passati più di 5 anni ed è lì come la storia dei reati in prescrizione.

[cheppalle le premesse lunghe eh? vi capisco, ma tanto non postavo da un po’. In realtà in questa settimana avevo una mezza voglia di chiudere pure lo sglaps, perché non ci ho più le forze. E se ‘sto post ve pare gajardo vuol dire che son l’unica persona che ragiona bene col mal di capo e nevralgie. Sovraumana.]

Delle due volte a Lourdes non ricordo soltanto la camera da letto della seconda volta che vi ho soggiornato. La prima volta eravamo io, mamma, nonna e cane (femmina). La seconda io e la mamma.
Il mio Muso ispiratore (che sapete chi è, suvvìa) mi ha detto di riprovare ad andarci, ché forse stavolta trovo aperto.

In realtà io a Lourdes ho fatto tutto quello che un cattolico esemplare potrebbe fare. Grotta, Messa, Processione diurna e notturna, acqua, piscine. Se volete quindi al bugiardino che tra poco manderete al Vaticano potete aggiungerlo. Ora sono un po’ più parecchio molto assai distaccata, visti gli ultimi due anni eh, e non mi sto giustificando.
La prima cosa che non mi piacque, di Lourdes, fu tutto il merchandising che c’è intorno. Che poi è la cosa che mi da noia ovunque, dove c’è di mezzo la religione. Checcipossofà, ho ‘sta visione pauperistico-francescana e mi incazzo se vedo un cappuccino con le nike, ché se uno fa voto di povertà deve stare coi sandali tutto l’anno (per quello io non lo faccio, se lo facessi mi atterrei, eccheccazzi). Ma stiamo divagando, as usual. Me ne scuso.

Lourdes secondo me da un grosso problema. Se non si ha una fede ben radicata e non volta al fanatismo non si può affrontare bene. Andare in un posto per chiedere un miracolo a tutti i costi è impensabile. Andare in un posto per sentirsi più vicini alla propria idea di fede e sentire un clima particolare è un altro. Quindi vedere un po’ tutti i malati, lì, tutti assieme, in condizioni disperate destabilizza un poco. Perché, ci si vada, non so. Io la prima volta ci andai con la famiglia per vedere. La seconda per ringraziare. E infatti furono due volte vissute in un modo diverso.

Una cosa: le candele e gli oggetti di devozione li comprate fuori dal recinto. L’idea non è malvagia, allontana un po’ la parvenza simoniaca. Entrambe le volte accesi una candela per la mia migliore amica, con la quale condivido sfighe varie e nome.
La prima volta fummo reclutate per cantare nel coro internazionale. Qui si cantava in chiesa, e quindi la voce c’era, ecco. Ed eravamo solo noi tre di famiglia. E il prete-direttore disse: "oh, tre ma… -segue gesto col pugno che significava tipo toste-". La seconda volta invece vedemmo la processione notturna, con le candele in mano (ché vi dirò, da queste rampe che danno sulla chiesa, è bellissima e suggestiva).

Vediamo di spiegare il posto: ci son ‘ste due chiese, una sopra l’altra. Architettonicamente un po’ kistch, ma non è che si va a guardare ‘sta cosa (però sembra averla disegnata la Disney).
Nella basilica superiore ci sono ex-voto ovunque, ed è la più bella (vah, che roba). La inferiore non me la ricordo così bene. In mezzo c’è una specie di cripta, ove la seconda volta dovevamo andare a sentire la messa tipo alle nove. Ma al posto della messa in italiano c’era una comunità orientale con un rito in una lingua incomprensibile e per di più particolare della zona loro. Fuori incontrammo una tizia che faceva la volontaria dell’unitalsi e disse che è una cosa normale, lo spostamento di messe in lingua, e che la cosa più tranquilla è cercare la messa internazionale, sotto l’esplanade. Ma noi si doveva partire per Nantes.
Sono questi i momenti in cui uno apprezzerebbe la messa in latino.

La cosa bella di Lourdes è l’acqua. ‘Sta affermazione quindi ve la fa vedere come la Chianciano della Fede (del resto, oddio, son due cronicari…). Non parlo della Gava, fiume che attraversa tutto il paesino, dal corso del tipico fiume di montagna (signori, siamo sotto i Pirenei, mica ciospe), ma di quell’acqua che sgorga dalla Grotta e che si dice sia stata fatta sorgere dal nulla dalla Signora che lì prese l’appellativo di Immacolata concezione (la scritta sul basamento della statua vi fa capire che lì il dialetto non è propriamente francese, ma misto allo spagnolo). L’acqua, che si prende dalle fontanelle che vedete qua accanto ha particolarità chimiche rispetto al normale: dicendole in soldoni "non va a male", non fa posatura, non prende cattivo sapore, non degrada. Perché? I chimici han detto che assorbe le radiazioni luminose e quindi si autodisinfetta da sola.

Diciamo che è lì il prodigio, perché l’uomodellastrada non sapeva come fossero le famose piscine, e in verità prima di affrontarle neppure io. Ma vi dirò che ricordando l’esperimento mia mamma ride ancora fino alle lacrime.
L’andare alle piscine non è una cosa termale né un’esperienza simile all’acquafan di Riccione con tanto di Albertino che fa il Deejay time. Diciamo che può risultare un’esperienza un po’ particolare, specie se la fate nel tardo pomeriggio, come me.
Prima cosa: separazione uomini dalle donne. Questa, unita alla fila fatta da seduti con tanto di chiamata in stanze (sotto una specie di pergolato ci son queste panche, e ogni tanto ti chiamano e ti smistano verso le varie camere) fa molto "alle docce, tocco di sapone e fuori c’era scritto che il lavoro rende liberi". Non so perché, ma a me a metà prese maluccio, tanto che pregai con un fervore che neppure un presule possiede. Seconda cosa, quando entrate dentro le stanze sarete circa una dozzina di persone dello stesso sesso in uno spogliatoio. Fa molto clima partita. Vi daranno una sorta di grembiule con una M mariana sopra e secondo me anche non molto monouso (o almeno, ricordo che fuori c’era una striscia di muco che non mi sembrava avessi prodotto lì per lì). Poi ti aprono sta tenda che da alle due vasche: due sanitari di un metro e mezzo di lunghezza in cui se vuoi ti fanno fare il bagno, assistito da due signorine che si sbrigano un po’ in tutte le lingue, come lo fai a casa. Io non è che lo feci in modo approfondito ma mi buttai un po’ l’acqua addosso.
L’acqua, fredda, che sta lì dalla mattina e aveva capelli, pelucchi, polvere e non so che (si può dire in questo caso "lo sa solo Dio").
Poi la signorina mi fa: "se vuoi puoi baciare la madonnina qua sulla vasca" (ché mi pare dicemmo anche una preghiera assieme, ma capitemi, era abbastanza tutto molto provante. Qui la memoria di mia madre potrebbe esprimersi in un commento) e io andai a cercare l’ultimo pertugio della statua che non contenesse rossetto. In pratica sembrava fosse passata al reparto cosmetica dell’upim, la povera statua.
Poi uscii dall’acqua, che si era asciugata subito dal corpo, praticamente asciutta e andai a rivestirmi portando con me uno sguardo che non so come fosse, ma mi sentivo le palpebre sbarrate un po’ come se avessi delle lenti a contatto dure.
Mia mamma, poverina, che doveva entrare dopo di me, mi chiese incrociandomi:
"come è?"
"mmm, mmmeh, mah, così"
Sono imperturbabile, lo so. Dopo è rimasta più scioc… ehm, colpita di me dalla cosa.

Il vero miracolo è non collezionare batteri, funghi e virus.
Quindi direi che l’acqua funziona, visto che poi non mi presi nulla, neppure un protozoo. Ora come ora non lo rifarei, piuttosto prendo tre taniche di acqua e me lo faccio nella vasca dell’hotel.

P.s. Acqua di Lourdes ancora in mio possesso, dopo anni, è ancora bevibile, e ha anche qualche risultato. Ma violerei la mia privacy dicendovi come, cosa e perché.

[grazie per le foto a Laurence OP (set) e Fxp (set)]

Le mani sulla tastiera plis (no, non parliamo di porno)

Cari cicci, ecco la consueta striscia su quello che potete trovare a Parigi, ché io lo so che visitate solo la torre Eiffel, il Louvre e l’arco di Trionfo (e anche, diciamocelo, Pigalle per fare dopo le battute coi colleghi) e dopo dite che ah, Parigi non è un granché e anzichéno dite pure che Parigi è cara.

C’è chi è amante del genere e io vi dirò una cosa: prima di un totale crack psicologico di qualche mese fa i cimiteri mi facevan cagare. Nel senso, sia l’idea che uno sta lì, morto e quando sei morto non ti serve nulla, sia che insomma non son ‘sti luoghi allegri perché la maggioranza dei cimiteri c’ha sta architettura un po’ così, lugubre diciamo. Ora ci son alcuni architetti che han fatto dei camposanti tipo piscine olimpioniche, però ecco, vabbè, diciamo che ora al Pere Lachaise ci pascolerei sebbene ci siano in giro lapidi rotte e l’impressione che il bubusettete ti scappi fuori da un momento all’altro perché ho la consapevolezza che se non ho tirato le cuoia nell’ultimo ann… no, spè, ‘ste cose non si dicono perché sennò domani mentre attraverso la strada come minimo mi investe un apecar corazzato.
[avete la licenza di ravanarvi la tetta sinistra o il sacco scrotale, ma solo ora. Mani su, grazie]

By steve in the cemetery
Dunque, quella sopra era una noiosa prefazione. Volevo dirvi che di tombe parigine qui già si parlò in modo superficiale del sepolcro di Victor Noir. Per chi non ha presente la storia e tutto l’ambaradan riassumerò brevemente: si dice che la statua di Dalou abbia poteri fertilizzanti sulle donne che ci limonano (un esempio- BAMBINI STATE LONTANI- qua). Ora, se voi ben guardate come alcune parti del bronzo sembrano lucidate (o meglio consunte, tipo il pacco lì in rigor mortis) potete capire che molte donne je danno giù.

Io, però, che sono per le cose di nicchia, volevo segnalarvi un’altra tomba che dicono che ci abbia i poteri.
[ora, se è vero io il prossimo weekend sono a Parigi per direttissima anziché andare di nuovo dal medico o cose eh]
Tal figuro qua a sinistra è difatti denominato lo Zuavo di Gentilly. Ora, siccome la internet non è fornita né di foto (eccetto quella a latere) né di testimonianze del suddetto Zouave Jacob, per alcuni un ciarlatano, per altri un grande guaritore anche dopo morto. Insomma, nulla di nuovo eh? L’unica cosa è che molta gente ci va ancora perché dicono che dalla tomba emani un certo fluido (io dico, sempre meglio di effluvio eh, signora mia).

Apriamo il televoto: preferite il sidol o il fluido?

La tratti bene, la sua testa.

Saint Denis e la sua testaMi ricordo benissimo la volta che s’andò a Saint Denis con la mamma e io le diedi la guida da leggere. Un po’ perché giro senza occhiali per comodità e la vista a furia di studiare cala, un po’ perché mi scazzo a leggere.
Fattostà che mia mamma lesse una roba del tipo "San Dionigi, martirizzato a Montmartre, raccolse la propria testa -si dice- e venne a morire in questo luogo".
Io, mentre guardavo la facciata incompiuta della chiesa chiosai: "Ah, in pratica inventò il rugby".

Da lì partì tutta la volta che s’andò a Parigi l’amabile presa (bonaria eh, Saint Denis, famo a capisse, non te incazzà che qua c’è già la fila di quelli che han mandato sfiga e colpi) per la stola del santo cranioforo.
Insomma, sta storia di questo che lo decapitano. Si rialza, sfida tutte le leggi della fisiologia, prende la testa sottobraccio e va a fare la meta circa 4-5km a nord. Ehm, come dire. Io mi ci diverto con queste cose, sarà l’indirizzo accademico, che vi debbo dire…
[e mia mamma vedendolo lo indica dicendo "ah-ha: il tuo santo preferito". Son cose]

C’è quindi una tradizione mozzateste a Parigi invidiabile.
Un’altra cosa che non sapevo e che vorrei condividere con voi è, e l’ho scoperta mentre leggevo l’epopea della sepoltura di Louis XVI, che la testa del ghigliottinato poi veniva posizionata tra le gambe dello stesso e alla fine una spruzzata di calce viva guarniva il tutto (come lo succhero sul pindoro -epic cit.)

Sarà, ma io la storia della ghigliottina la trovo di un pulp che insomma. E vi dirò solo una cosa, la prima esecuzione con la ghigliottina deluse molto il pubblico, per come il metodo era rapido. La gente vuole il sangue, si sa. Ormai non cacciamo più e quindi prevale l’istinto morboso. Tipo anche fare f5 allo stesso blog 4-5 volte al giorno può esserlo, ecco.
Ma dicevamo della ghigliottina. Che storia, amisci. Una macchina proposta ma non inventata dal Dr.Guillotin e realizzata da un clavicembalista dell’est, che venne privato del suo diritto d’autore come se lo stato francese fosse stato un quotidiano meneghino a caso e lui un blogger sfigato. Si dice anche che l’idea della lama trasversale la ebbe proprio il sovrano, che era abile artigiano e orologiaio. Meglio di quella arrotondata, sì da operare un taglio più netto (eh, la compliance del paziente è tutto)
Il boia dal cognome di un gelato, Charles Henri Sanson, boia di una famiglia di boia (son cose eh?) non era abile con la spada. Quindi avallò il nuovo metodo. E tutti (quasi) furon felici e contenti.

Finì che Sanson si sbagliò a decapitare Luigi XVI facendogli più male del previsto e Maria Antonietta gli chiese scusa per avergli pestato il piede. Al boia.
Sì, ah, e dicono che per qualche secondo il cervello del decapitato sia cosciente, grazie la grande irrorazione arteriosa avuta precedentemete il mozzamento. Alcuni esagerano e dicono due minuti. La questura si attesterebbe sui 20 secondi.
[invero è come se sveniste e non è che ci capite più un cazzo. Cioè, avete presente tagliare un’arteria? Fiotti di sangue in ogniddove, cosa che Tarantino ci andrebbe a nozze. Più volte han dovuto spostare i patiboli perché il terreno non assorbiva più il sangue eh… ci son ancora dei lastroni di granito infissi nel bitume che lo testimoniano]

Vi dovrei dire che fine fece Luigi XVI e il Delfino, parlarvi di questa… ma siamo andati troppo lunghi già, e i post culturali non me li digerite.
Ma Danbrown ha già usato la storia di Sanson templare o me la gioco io e scrivo un romanzo al volo in 10 giorni?

Scio nihil scire.

A volte l’arte moderna mi lascia vagolare la mente verso constatazioni becere che riflettono la mia origine tosca. Ma lo stare a settentrione mi fa riassumere tutto in una faccia che riflette il concetto: "…".
Non vi dico cosa ho pensato, ma questo è il "Levianthan Thot" di Ernesto Neto al Pantheon di Parigi (messo lì nel posto dove Foucauld ci mise il pendolo per il suo esperimento).
Però lo pensate anche voi, eh? In realtà ho pensato anche a cose citologiche e mediche…. vabbè, deformazioni. 
Non al Leviatano dico.
Le installazioni di Neto mi lascian sempre un po’ così, signora mia.

Il problema è che non mi apprezzate la Cultura.

Non so, sembra che cada nel momento esatto, visto che si parla molto in giro di inaugurazione di anni accademici (almeno, qui a Parma, sebbene siamo perecottari, si inaugura a Novembre, ché mi sembra un tantino più coerente. Sennò sarebbe come festeggiare il mio compleanno a Natale, mah).
Chi di noi non ha avuto a che fare con Pascal? Dal filosofo all’ingegnere, dal chimico al medico ce lo siamo puppati un po’ tutti. Pensate, è quando penso a Pascal, e non so perché, abbino la faccia del mio prof di Fisica di CTF a una legge di Pascal e al tubetto del dentifricio.

I meccanismi della memoria son paraculi.

Cartesio

Orbene, nella foto qui vicina, parkinsonariamente sfocata (scusate, ma il giapponese che è in me ha grossi problemi da quando assume delle cose riguardo a tremori, mi ci vorrebbe un cavalletto per qualsiasi cosa, anche per tenere la borsa) vi è una lapide, nell’abside di Saint Etienne du Mont, bellissima chiesa parigina che vale una visita, specie se vi spingete fino alla Sorbona/Pantheon, visto che è giusto lì dietro.
Dalla parte opposta c’è la lapide che ricorda Racine.
La chiesa ospita inoltre la tomba di Santa Genoveffa (Genevieve è la patrona di Parigi) e ne conteneva le reliquie fino al 1793, anno in cui i parigini le buttarono nelle fogne (cosa avvenuta anche a Lione ad esempio, con le reliquie di San Bonaventura da Bagnoregio. Qualcosa è rimasta in un armadio, ma sotto la Rivoluzione smembrarono un po’ tutti i corpi. Assieme agli omicidi della gentedichiesa diciamo che son state le due grosse Cazzate di quel periodo. Gli estremismi son sempre minchiate eh). Soprattutto da ammirare son le bellissime balaustre esempi di gotico fiammeggiante.
St. Etienne du Mont
Huysmans la descriveva in En route (1895) come una delle più belle chiese di Parigi. Sinceramente è vero.

Ma andiamo al punto. Tra me e Pascal, in quarta liceo, fu stima a prima lettura.
[che ci volete fa, si è giovani, si hanno ‘ste cotte. Poi passa e stimi Wirchow, capita]
Io ci volevo del bene a quel genio multidisciplinare un po’ bigotto. Dai, son quegli uomini così che mi conquistano e mi fan tenerezza.
Mi colpì, lo ammetto, la sua Scommessa. C’è un paraculismo insito meraviglioso, e a tratti anche logico.
Le adoro ste cose. Il problema è che parlarvi di tutta la sua vita e delle opere è un discorso lungo e tortuoso. Mi spiace solo di aver parlato della sepoltura. Ma per le altre curiosità sto facendo come lui: sto tenendo tutto a memoria (lui ce l’aveva buonissima, tacci suoi), o perlomeno lo sto rileggendo qui.
[eppoi, sarebbe un divertissement da quello che devo fare. Sì, mi avete scoperta, le meches.]

La sua salma venne trasportata dal vicino monastero di Port Royal (che era grandissimo, si estendeva in pratica dalla zona del Pantheon fino alla zona del Val-de-Grace) alla chiesa sovracitata. Peccato non ci sia la voce wikipediana su Port Royal (vi linko la francese. Ah, che dite? falla te? No, non ci ho né account né voglia, mi spiace. I miei rigurgiti di nozioni ve li rifilo qua).

P.s. visti i tempi: "Esistono pochi veri cristiani, intendo dire di fede. Ce ne sono tanti che credono, ma per superstizione; ce ne sono tanti che non credono, ma per dissolutezza; pochi stanno tra gli uni e gli altri. Non includo tra costoro quelli che sono di costumi veramente e profondamente pii e tutti coloro che credono per un sentimento del cuore"  (Blaise Pascal, Pensieri, 256)